giovedì,Aprile 18 2024

Fondazione di Natuzza: il vescovo Renzo e Papa Francesco non parlano la stessa lingua?

Riceviamo e pubblichiamo la seguente opinione sulla nota vicenda riguardante la Fondazione "Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime"

Fondazione di Natuzza: il vescovo Renzo e Papa Francesco non parlano la stessa lingua?

di Pasquale Petrolo – Giornalista professionista ed esperto in comunicazione pubblica

“Con il decreto di revoca di qualsiasi attività di “Religione e Culto”, emanato dal vescovo Luigi Renzo, di fatto si appongono i sigilli alla Fondazione“Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime”, voluta dalla mistica Natuzza Evolo e dalla stessa definita nel suo testamento spirituale: “La mia sesta figlia, la più amata”. Sono profondamente dispiaciuto. Così come amareggiata, sgomenta e disorientata è la comunità di Paravati. Comunità di gente semplice e perbene, che da oltre mezzo secolo vive con intelligenza ed equilibrata devozione il legame simbiotico instauratosi tra la Chiesa e mamma Natuzza, per impulso della quale – è bene ricordarlo – sono nati cenacoli di preghiera in tutto il mondo.

Alla luce di quanto emerso pubblicamente in questi ultimi mesi, ritengo tale decreto vescovile inopportuno, in quanto non corrispondente ai principi di una chiesa sinodale ai quali si ispira Papa Francesco.

La sinodalità – intesa come il camminare insieme, (significato letterale di syn-odos) – costituisce, infatti, uno dei capisaldi del pontificato di Papa Francesco. L’idea madre della missione del pontefice, chiaramente espressa in un suo intervento – oramai divenuto storico – pronunciato in occasione della commemorazione del 50esimo anno dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi.

La chiesa, dunque, non deve essere solo un luogo di relazioni di potere gerarchico, esercitato da chi sta in alto rispetto a chi sta in basso, altrimenti non ci sarebbe nessuna differenza rispetto alle organizzazioni civili, militari e politiche. Essa deve differenziarsi e seguire l’insegnamento di Gesù ai suoi discepoli, andando a costituire delle comunità cristiane sinodali “dove tutti i battezzati contribuiscono al discernimento e alle decisioni, poiché ognuno è portatore di una grazia dello Spirito unica e irripetibile”. Papa Francesco la ritiene una di quelle peculiarità che rappresentano: “Un dono seminato da Dio che bisogna riconoscere e accogliere”.

Pertanto, la scelta di Luigi Renzo di revocare il decreto promulgato, più di tre lustri fa, dal compianto vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera e Tropea, Domenico Cortese, che consentiva alla Fondazione Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime di promuovere iniziative religiose, è risultata a tanti incomprensibile e in contrapposizione ai principi della chiesa sinodale ai quali si ispira Papa Francesco. Lacerante è stato, poi, per l’animo cristiano della comunità di Paravati e dei cenacoli di preghiera mariana diffusi in tutto il mondo, il trattamento riservato da Renzo ai padri spirituali di Natuzza, don Pasquale Barone e padre Michele Cordiano, stimati e amati da migliaia di fedeli per la loro alta e illuminata condotta morale e religiosa.

Mentre un senso di dispiacere, nel contempo, ha suscitato la ventilata decisione del presule di trasferire, nel prossimo mese di settembre, i parroci di Paravati don Francesco Sicari e don Andrea Campennì, i quali, proseguendo lungo il profondo solco spirituale tracciato da don Pasquale Barone e da padre Michele Cordiano, stavano facendo germogliare nella comunità paravatese nuovi semi di cristianità, dedicandosi in particolar modo alle nuove generazioni.

Ora, però, per evitare di disperdere il patrimonio religioso e spirituale lasciato da Mamma Natuzza è importante uscire, al più presto, da questa situazione delicatissima, andando ad intraprendere quel percorso sinodale tanto voluto da Papa Francesco, di cui la Fondazione del Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime ne è fulgida testimonianza.

Occorre evitare, quindi, di dare seguito ad atti di forza gerarchica che, in passato, tanto hanno fatto male alla chiesa ed iniziare a camminare insieme affrontando uniti, nel migliore dei modi possibili, le sfide che la società moderna pone ai fedeli. Favorendo la partecipazione di quest’ultimi nelle scelte fondamentali e rendendoli parte attiva dell’organizzazione ecclesiastica.

Per fare ciò sarà necessario riflettere insieme sulla chiesa che siamo e su quella che vogliamo, facendo, si, tesoro del passato ma proiettandoci necessariamente verso il futuro. Pregando e avendo fede. Perché, come amava dire Mamma Natuzza: ”Se son rose fioriranno…”.

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