martedì,Aprile 23 2024

Capistrano: ex mattatoio, una storia di sparizioni e sprechi

L’elenco dei beni scomparsi ed il loro valore in lire. La vicenda resa pubblica dall'attuale amministrazione comunale sta suscitando clamore

Capistrano: ex mattatoio, una storia di sparizioni e sprechi

di ANDREA FERA La recente denuncia, al momento solo mediatica, dell’amministrazione guidata da Marco Martino, relativa alla scomparsa di una consistente fetta di patrimonio pubblico, ha suscitato forte clamore a Capistrano. Durante l’ultimo incontro pubblico, infatti, l’amministrazione comunale ha informato la cittadinanza sulla sparizione di alcuni importanti pezzi di patrimonio dell’ente. Si è chiesto a gran voce di sapere che fine abbiano fatto alcuni tablet e notebook, centinaia di sedie in plastica, un antico ritratto presente nella biblioteca comunale e, infine, l’intera attrezzatura dell’ex mattatoio. Proprio su questa struttura si è maggiormente concentrata la denuncia degli amministratori, vista l’ingente quantità di macchinari da macellazione spariti nel nulla. La storia dei lavori di adeguamento dell’ex mattatoio affonda le sue radici nei primi anni 2000, quando l’amministrazione guidata da Franco De Piano, sul finire del suo terzo mandato, appaltò i lavori di adeguamento igienico-sanitario, finanziati con un mutuo della Cassa Depositi e Prestiti, per un importo complessivo di 300 milioni di lire. Il mattatoio non entrò in funzione a causa della sopraggiunta scadenza del mandato di De Piano e per alcuni passaggi burocratici da affrontare nella fase finale. La struttura, però, fu regolarmente adeguata ai criteri di sicurezza richiesti dalla legge e dotata di tutto l’apparato di macchine e attrezzi per la macellazione dei capi di bestiame. Le successive amministrazioni non presero più in considerazione il progetto mattatoio e la struttura, rimessa a nuovo con all’interno tutte le attrezzature di macellazione, rimase chiusa e inutilizzata. Un passaggio significativo della storia del mattatoio riguarda la sua trasformazione in ecomuseo, decisa dalla precedente amministrazione, guidata da Roberto Caputo, in carica dal 2007 al 2017. Un’operazione, quella dell’ecomuseo che, secondo quanto si apprende dal bando di gara, si sarebbe tradotta in un appalto da 177.000 euro. Nonostante ciò, nemmeno l’ecomuseo entrò in funzione. È da qui che parte la denuncia degli attuali amministratori. L’assessore Antonio Pisani ha dichiarato: “Tutta l’attrezzatura, regolarmente pagata dal Comune di Capistrano, era perfettamente esistente nel mattatoio comunale, prima che la precedente amministrazione guidata dal sindaco Roberto Caputo eseguisse i lavori di trasformazione dello stesso mattatoio in sede del cosiddetto ecomuseo”. Rincara la dose l’assessore Luigi Vellone, secondo il quale “dopo attenta ricerca eseguita assieme al segretario comunale, non c’è traccia di vendite o aste relative alle attrezzature del mattatoio”.

La discussione sullo stato dell’ex mattatoio era già stata in qualche modo avviata dal sindaco Marco Martino nei suoi primi giorni di mandato quando aveva postato sul suo profilo social una foto dello stato di abbandono della struttura, che ritrae alcuni arredi fatiscenti, computer abbandonati e il pavimento invaso dall’acqua. Tanti gli interrogativi, ma uno domina su tutti: chi avrebbe dovuto vigilare sul patrimonio pubblico oggi (o chissà quando) scomparso? Tra le poche certezze, una su tutte: la comunità di Capistrano è stata depredata di un patrimonio importante che, se adeguatamente utilizzato, avrebbe prodotto ricadute positive in termini di economia e sviluppo. Di seguito, l’elenco delle attrezzature scomparse e i relativi costi in lire: porta in ferro (spedizione) lire 720.000; porta in ferro (tripperia, 540mila); porta in ferro (suini, un milione di lire); porta in ferro (bovini, lire 1.500mila); porta in ferro (separazione/mattazione, 650mila lire); porta in ferro (430mila lire); zanzariera (lire 2.970.000 lire); carrello trasporto panzoni (lire 1.700.000); tavolo rifinitura (lire 1.400.000); guidovia aerea (lire 5.805.000); carrucola (470mila lire); pedana di lavorazione (1.100mila lire); vasca raccolta sangue(2.600.000); due vasi in porcellana (300mila lire); depilatrice suini (12.400.000 lire); paranco elettrico (kg 250, lire 3.900mila lire); paranco elettrico (mille chili, lire 4.050.000); divaricatore (lire 6.100.000); pinza stordimento suini (1.650.000 lire); vasca scottatura suini (lire 18.200.000); quattro lavabi in porcellana (lire 1.920.000); lavello inox (2.140.000 lire); vasca inox carrellata (lire 1.300.000); due bilanciere suini (lire 460.000); due laccetti (lire 420.000); produttore acqua calda (lire 900.000); cella frigorifera (lire 11.500.000); vasca inox raccolta sangue (lire 2.600.000).

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