martedì,Aprile 23 2024

‘Ndrangheta, omicidio Canale: arresti anche nel Vibonese

Per l’efferato delitto, avvenuto a Reggio Calabria nell’agosto del 2011, assoldati due killer vibonesi dalla cosca “Chirico-Condello”

‘Ndrangheta, omicidio Canale: arresti anche nel Vibonese

La Dda di Reggio Calabria fa luce sull’omicidio di Giuseppe Canale, avvenuto il 12 agosto del 2011, nella città dello Stretto. Un delitto eccellente, maturato in un contesto di grande tensione criminale dell’epoca. Questa notte, infatti, gli uomini dei comandi provinciali dei carabinieri di Reggio Calabria e Vibo Valentia, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di esponenti della cosca “Chirico-Condello” e di una consorteria delle preserre vibonesi. Sarebbero stati proprio i killer vibonesi assoldati dalle cosche reggine a far fuori Canale. Si tratta di due 27enni di Gerocarne, che avrebbero agito per una cifra fra i 10 e i 14mila euro. Gli uomini dell’Arma hanno identificato sia i mandanti reggini che gli esecutori materiali.

Gli arrestati vibonesi. Si tratta di Nicola Figliuzzi, 27 anni (in foto), di Sant’Angelo di Gerocarne (residente a Pizzoni), attualmente condannato in primo grado a 20 anni di reclusione per l’omicidio di Giuseppe Matina, alias “Gringia”, ucciso a Stefanaconi nel 2012. Assolto dall’accusa di associazione mafiosa nel processo denominato “Romanzo criminale” celebrato a Vibo (la Dda di Catanzaro ha fatto appello), Nicola Figliuzzi è imputato in appello anche per il tentato omicidio (esecutore materiale) di Francesco Calafati, avvenuto a Stefanaconi il 21 marzo 2012. E’ invece stato condannato in via definitiva per il tentato omicidio di Francesco Scrugli, compiuto nel febbraio 2012 a Vibo Valentia con una carabina a pochi passi dalla Questura.

L’altro vibonese arrestato è Cristian Loielo, 27 anni (il secondo in foto), di Gerocarne, condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio (quale esecutore) di Giuseppe Matina, alias “Gringia”, commesso il 20 febbraio 2012 a Stefanaconi su mandato del clan Patania. Anche Cristian Loielo è stato assolto dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia dall’accusa di associazione mafiosa nell’ambito del processo denominato “Romanzo criminale”.

Sul delitto di Giuseppe Canale avevano reso dichiarazioni pure i collaboratori di giustizia, Arben Ibrahimi e Vasvi Beluli, killer stranieri assoldati dai Patania di Stefanaconi e che hanno confessato di aver compiuto diversi fatti di sangue nel Vibonese, anche in concorso con Nicola Figliuzzi e Cristian Loielo. Figliuzzi è difeso dagli avvocati Giuseppe Di Renzo e Antonio Barilaro, Loielo è invece assistito dagli avvocati Di Renzo e Francesco Capria.

La dinamica del delitto. L’omicidio di Canale, all’epoca dei fatti 41enne, avvenne in pieno giorno, nelle prime ore del pomeriggio a Gallico superiore, periferia nord di Reggio Calabria. Fu un agguato in perfetto stile mafioso. Due killer, a bordo di un ciclomotore, infatti, lo abbordarono. Canale tentò di fuggire via dal bar in cui si trovava, proprio di fronte ad una nota pompa di benzina della zona. Una caduta accidentale della vittima designata, durante la fuga, gli fu fatale: i sicari lo raggiunsero e lo finirono con un colpo alla testa, marchio di fabbrica degli omicidi in pieno stile ‘ndranghetista.

L’azione di fuoco fu alquanto spettacolare. Canale, infatti, sembrava temere per la sua vita, tanto repentina fu la fuga dal bar e la reazione con un cassonetto dell’immondizia rovesciato addosso ai sicari che iniziarono a sparare all’impazzata, colpendo anche diverse auto ferme nella zona e di striscio un passante, che ebbe la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Il pedigree della vittima. Canale venne attinto dal provvedimento “Bless”, che colpì tutta la consorteria mafiosa dei Condello, nel lontano 2007, facendo luce su una serie di fatti di sangue accaduti nel corso della seconda guerra di mafia. A Canale fu dapprima imputato l’omicidio di Giuseppe Chirico, avvenuto a Catona nel marzo 1997. Poi però venne chiesta l’archiviazione per mancanza di prove.

Il contesto eccellente. L’omicidio di Canale fu il terzo nel giro di poco tempo, ma fu anche quello che destò particolarmente scalpore per le modalità e perché – per molti – si trattò di una risposta evidente all’uccisione di Domenico Chirico, il boss di Gallico, parente del collaboratore di giustizia Paolo Iannò. Chirico venne freddato nel suo feudo nel settembre del 2010 e si trattò di un omicidio che sconquassò gli equilibri all’interno delle consorterie mafiose della periferia nord della città dello Stretto.

Nel marzo del 2011, lo stesso anno dell’omicidio Canale, all’interno di un bar cittadino venne fatto fuori Carmelo Morena. Era l’alba e l’uomo, ritenuto vicino al boss Audino, stava consumando la colazione. Poi ecco il delitto Canale. Per molti, sin da subito, fu un’azione di fuoco da ascriversi frizioni interne alla cosca “Chirico-Condello” all’omicidio del boss Chirico. Oggi l’esecuzione dei provvedimenti cautelari che lasciano presumere come quell’intuizione iniziale, almeno per quanto concerne i mandanti, sia stata corretta.

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