giovedì,Aprile 18 2024

Limbadi e San Gregorio d’Ippona: rafforzate le Commissioni di accesso agli atti

Avranno il compito di coadiuvare i commissari nominati dalla Prefettura per accertare eventuali infiltrazioni mafiose nei due enti locali

Limbadi e San Gregorio d’Ippona: rafforzate le Commissioni di accesso agli atti

Arrivano rinforzi per le Commissioni di accesso agli atti insediate dalla Prefettura di Vibo Valentia per accertare eventuali infiltrazioni mafiose nei Comuni di Limbadi e San Gregorio d’Ippona. A nominare i due nuclei di supporto ci ha pensato il prefetto Guido Longo, dopo la proroga di tre mesi concessa alle Commissioni di accesso agli atti nominate nell’agosto scorso al pari di quella insediata al Comune di Briatico. Sono stati gli stessi componenti delle due Commissioni di accesso agli atti a richiedere tale supporto, attesa la gran mole di atti e documenti da spulciare e studiare. Pratiche, delibere e determine devono infatti essere esaminate accuratamente. Proprio per questo a Limbadi a dare una mano al viceprefetto Roberto Micucci, al dirigente della Questura di Vibo (e già vice capo della Squadra Mobile) Antonio Lanciano ed al tenente dell’Arma Renato Lanzolla, sono stati chiamati il maresciallo dell’Arma Lorenzo Mazzotta, il brigadiere Giovanni Pellegrino ed i marescialli della Guardia di Finanza Gerardo Licasale e Andrea Anzalone.

A Limbadi, il lavoro della Commissione di accesso agli atti è finalizzato ad accertare eventuali infiltrazioni mafiose ad opera del clan Mancuso. Già da tempo un rapporto dei carabinieri ha messo in evidenza i rapporti di frequentazione ed altro con ambienti “contro-indicati”, mentre un attuale assessore comunale è già emersa negli atti dell’inchiesta “Black money-Purgatorio” del Ros di Catanzaro per aver frequentato la casa del boss Pantaleone Mancuso (alias “Vetrinetta”, deceduto nel 2015) e per altri legami di vicinanza con la famiglia dello stesso boss.

Alla base della nomina al Comune di San Gregorio d’Ippona vi sono una serie di segnalazioni da parte delle forze dell’ordine su collegamenti diretti e indiretti fra alcuni amministratori ed esponenti della criminalità organizzata locale riconducibile al clan Fiarè-Gasparro-Razionale.

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