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‘Ndrangheta: la faida fra i clan del Vibonese nelle confessioni del nuovo pentito Figliuzzi

Le riunioni del clan Patania a Stefanaconi, i progetti di morte, le armi ed i singoli ruoli spiegati dal collaboratore di giustizia

‘Ndrangheta: la faida fra i clan del Vibonese nelle confessioni del nuovo pentito Figliuzzi

Continua a “vuotare il sacco” con i magistrati della Dda di Catanzaro il nuovo collaboratore di giustizia, Nicola Figliuzzi, 27 anni, di Gerocarne. Sotto processo in appello a Catanzaro nel procedimento nato dall’operazione “Gringia”, e già ritenuto responsabile in via definitiva del tentato omicidio di Francesco Scrugli commesso a Vibo nel febbraio del 2012, condannato anche a 20 anni in primo grado per l’omicidio di Giuseppe Matina, Nicola Figliuzzi svela diversi retroscena sulle attività criminali ed omicidiarie del clan Patania di Stefanaconi. 

Il progetto di uccidere Bartolotta. Nella “lista” dei Patania, fra i soggetti da eliminare ci sarebbe stato anche Antonio Emilio Bartolotta di Stefanaconi, condannato per l’omicidio e l’occultamento del cadavere dell’assicuratore e segretario cittadino dell’Udc, Michele Penna. “Erano i Patania – spiega Figliuzzi – a dire che Bartolotta comandava a Stefanaconi, ossia era lui a prendere le estorsioni. Inoltre i Patania lo volevano uccidere anche per le vicende di Penna e di Nino Lopreiato. Siccome – riferisce iI collaboratore – sia Penna che Lopreiato erano parenti dei Patania, questi  volevano inoltre uccidere sia Bartolotta che Meddis e Calafati. Questi ultimi, infatti – dichiara Figliuzzi – facevano parte di uno stesso gruppo ed i Patania ritenevano che fossero loro gli autori di quegli omicidi. Tutto questo lo so perché ne parlavamo sempre con i Patania a casa di Salvatore Patania”. 

Le accuse a Bruno Patania. Assolto dall’accusa di associazione mafiosa nel processo “Romanzo criminale” e condannato solo per il reato di usura, nelle nuove dichiarazioni di Nicola Figliuzzi viene chiamato in causa anche Bruno Patania, fratello di Salvatore, Saverio, Giuseppe e Nazzareno, tutti figli del defunto boss Fortunato Patania, ucciso dal clan dei Piscopisani nel settembre del 2011. Lo stesso Bruno Patania già in passato assessore comunale a Gerocarne.

“Nel corso delle riunioni durante le quali si parlava degli omicidi erano sempre presenti i fratelli Patania: Giuseppe, Saverio, Salvatore e Nazzareno, mentre Bruno era più spesso fuori, sebbene fosse a conoscenza di tutto. Bruno, in particolare, sapeva degli omicidi e procurava delle armi che servivano per quei reati. Bruno – ricorda Figliuzzi – viaggiava sempre su Torino e spesso portava da lì le armi. In particolare, quando stavamo per andare a fare l’omicidio di Calafati Francesco, fu Bruno a prendere le armi – un kalashnikov ed una pistola 357 – custodite in un borsone nei pressi della casa di Salvatore Patania, e le ha messe nella macchina di Lopreiato Nicola che lo aspettava. Questo lo so per avervi assistito in prima persona. Bruno Patania – riferisce il collaboratore di giustizia – sapeva che le armi servivano per uccidere Calafati, in quanto i fratelli tra loro parlavano sempre degli omicidi”. 

Gli altri partecipanti alle riunioni. “Oltre ai fratelli Patania, alle riunioni prendevamo parte io – spiega Figliuzzi – Francesco lopreiato, Andrea Patania, Daniele Bono, gli albanesi, Salvatore Callea e tante volte anche Bartolotta Giovanbattista, detto Titta, che era sempre a casa di Salvatore Patania. Alessandro Bartalotta guidava invece il camion della raccolta dei rifiuti, anche se era senza patente. Anche Bartalotta Alessandro era sempre con i Patania e qualche volta partecipava alle riunioni, ma non sempre – ricorda Figliuzzi -, e ha fatto da specchietto per l’omicidio di Matina Giuseppe. In particolare, quando ha visto passare Giuseppe Matina – conclude il collaboratore di giustizia – ha fatto uno squillo per fare comprendere che Matina era lì. Questo lo so in quanto ero presente quando Patania Salvatore dava questo incarico a Bartalotta”.

In foto: Antonio Emilio Bartolotta, Bruno Patania e Salvatore Patania. In alto Nicola Figliuzzi 

 

In relazione alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Nicola Figliuzzi, riportate nell’articolo, i coniugi Domenico Penna e Maria Cristina Arcella – genitori dello scomparso Michele Penna – in data 11/12/2017 tengono a precisare alla nostra testata che, contrariamente a quanto riferito da Figliuzzi agli inquirenti, la famiglia Penna non è mai stata legata da alcun vincolo parentale, neanche lontano, alla famiglia Patania di Stefanaconi. 

 

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