venerdì,Marzo 29 2024

‘Ndrangheta: l’affiliazione di Figliuzzi, i Patania intercettati e lo scontro a Vibo fra Scrugli e Bono

Nuovi particolari del tutto inediti nei verbali del collaboratore di giustizia che riscontra anche i pentiti Daniele Bono e Loredana Patania

‘Ndrangheta: l’affiliazione di Figliuzzi, i Patania intercettati e lo scontro a Vibo fra Scrugli e Bono

Continua a riempire pagine e pagine di verbali il nuovo collaboratore di giustizia del Vibonese, Nicola Figliuzzi, 27 anni, di Sant’Angelo di Gerocarne, interrogato il 3 dicembre scorso dal pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci, e dai carabinieri del Nucleo investigativo di Vibo Valentia guidati dal maggiore Valerio Palmieri. 

Ed emergono particolari importanti, alcuni del tutto inediti. Un fascio di luce su molti misfatti consumati all’ombra di due guerre di mafia: una combattuta dal clan Patania di Stefanaconi contro il clan dei Piscopisani, l’altra che ha visto sempre i Patania protagonisti di uno scontro armato contro il gruppo criminale di Stefanaconi riunitosi attorno alla figura di Antonio Emilio Bartolotta. Il tutto in un arco temporale che va dal settembre del 2011 al luglio del 2012.  [Continua dopo la pubblicità]

Figliuzzi accenna in tali verbali alla sua affiliazione alla ‘ndrangheta, rimandando poi ad altro verbale al momento non noto.Il 27enne di Sant’Angelo di Gerocarne, interrogato dagli investigatori, riferisce infatti testualmente di essere stato “affiliato al clan Loielo” e non a quello dei Patania di Stefanconi la cui consorteria ha iniziato a frequentare nel settembre del 2011 subito dopo essere sceso da Milano dove si era recato per lavorare. 

Colpisce poi il periodo in cui Figliuzzi confessa di essere stato affiliato al clan dei Loielo di Gerocarne, vale a dire il 2016. Un periodo recentissimo, dunque, anche se non viene specificato nel verbale in questione se tale affiliazione sia avvenuta in carcere o una volta passato agli arresti domiciliari. In ogni caso, dalle stesse dichiarazioni di Figliuzzi si ricava che il 27enne è stato detenuto in carcere dal 20 novembre 2012 ottenendo gli arresti domiciliari il 10 ottobre del 2016 sino al 16 marzo 2017. 

Il collaboratore conferma gli altri due pentiti. “Daniele Bono e Loredana Patania hanno detto la verità”. Nicola Figliuzzi è fermo e deciso nel confermare l’attendibilità degli altri due collaboratori di giustizia che l’hanno preceduto, fornendo lui stesso quei particolari su alcuni agguati che la coppia Bono-Patania non poteva sapere in quanto non aveva partecipato direttamente a determinatifatti di sangue, come il tentato omicidio di Franco Calafati avvenuto a Stefanaconi nel marzo del 2012. Sono riscontri importanti per gli inquirenti perché forniscono elementi degni di nota che vanno a tutto sostegno dell’impianto accusatorio messo in piedi con l’operazione antimafia “Gringia”, il cui processo è in corso di celebrazione dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro. “Daniele Bono e Cristian Loielo – spiega Figliuzzi – erano ospiti fissi dei Patania a Stefanaconi sino all’omicidio di Giuseppe Matina”. Lo stesso futuro collaboratore di giustizia confessa quindi che in un determinato periodo è stato solito dormire a casa di Nazzareno Patania, a volte anche per un mese, rientrando però a Pizzoni per andare a trovare la fidanzata o nel suo paese di origine, Sant’Angelo di Gerocarne. 

Pino Patania e l’auto intercettata. E’ uno dei passaggi più importanti contenuti nel nuovo verbale di Figliuzzi. “Giuseppe Patania sapeva di essere intercettato – riferisce il collaboratore – e sapeva che c’era una microspia in macchina, tanto che ogni volta che noi prendevamo la sua autovettura ci diceva di non parlare di cose strane all’interno dell’abitacolo perché la macchina era al 100% intercettata”. E la consapevolezza di avere l’auto intercettata sarebbe stata sfruttata da Giuseppe Patania per cercare di inquinare le prove, scagionare Cosimo Caglioti e cercare di scaricare tutto su Giuseppe Matina, l’ex marito di Loredana Patania, a quel tempo già ucciso. 

“Dopo la morte di Giuseppe Matina – fa mettere a verbale Figliuzzi – in mia presenza nell’abitazione di Giuseppe Patania quest’ultimo disse a Daniele Bono di convincere sua cugina, Loredana Patania – con la quale Bono aveva una relazione – a parlare nell’autovettura Clio dello stesso Patania Giuseppe, dove era stata installata una microspia di cui lui era a conoscenza. L’intenzione – spiega Figliuzzi – era quella di far dire a Loredana Patania, sapendo di essere intercettata, delle cose che potessero salvare Cosimo Caglioti, al quale erano state trovate parecchie armi e che era stato tratto in arresto a gennaio del 2012. La donna doveva dire che un fucile, ritrovato tra quelle armi allo stesso Cosimo, lo avesse dato a quest’ultimo Giuseppe Matina, marito di Loredana, in modo da scagionare Caglioti dall’omicidio di Michele Mario Fiorillo, poiché tanto il marito era già morto. Credo si tratti dell’omicidio di Michele Mario Fiorillo perché era l’unico omicidio che era già stato commesso e che poteva essere addebitato a Caglioti. So che Bono Daniele e Patania Loredana qualche volta sono usciti insieme a bordo di questa Clio grigia, ma non so se hanno effettivamente poi detto queste cose”. 

Lo scontro a Vibo fra Bono e Scrugli. I Patania ritenevano (sbagliando) che l’esecutore materiale dell’omicidio del padre Fortunato (avvenuto nel settembre del 2011) fosse il vibonese Francesco Scrugli, in quel periodo “una cosa sola” con i Piscopisani Rosario Battaglia, Rosario Fiorillo e Raffaele Moscato. Per tale motivo, i Patania avrebbero concentrato gran parte dei loro sforzi per eliminare in primis proprio Francesco Scrugli. “Con gli appostamenti non riuscivamo ad ottenere risultati – racconta Figliuzzi – perché non riuscivamo mai ad incontrare Scrugli davanti alla sua abitazione. L’abbiamo incontrato una volta dinanzi al Cin Cin bar perché Bono era entrato dentro per incontrare Loredana Patania. Subito dopo è arrivato Francesco Scrugli sulla Bmw X3 a bordo della sua macchina ed ha iniziato a fissarmi mentre io aspettavo in macchina. Subito dopo Bono è uscito dal locale e vedendo che Scrugli mi fissava – ricorda Figliuzzi -, ha avuto con lui un piccolo diverbio: gli chiese come mai mi guardasse invitandolo a rivolgere il suo sguardo altrove. Alla discussione ha assistito pure Loredana Patania”. 

In foto dall’alto in basso: Nicola Figliuzzi, Giuseppe Patania e Francesco Scrugli

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