giovedì,Aprile 25 2024

I soci fondatori della Fondazione di Natuzza contro il vescovo, rottura insanabile

Ratificate le nuove nomine del direttivo e dei revisori dei conti. Disatteso il decreto di monsignor Luigi Renzo che adotterà ora provvedimenti drastici per l’ente voluto dalla mistica di Paravati

Il dado è tratto. Lo scenario delineato in precedenza da “il Vibonese” si è concretizzato. Lo strappo definitivo tra diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea e Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” si è consumato. Nonostante il decreto con diffida con il quale il vescovo Luigi Renzo aveva dichiarato “illegittima” la convocazione e, quindi, sospesa l’assemblea, i soci fondatori sabato sera “in cristiana “disobbedienza” non hanno preso nella dovuta canonica considerazione “sub specie gravi” le disposizioni ecclesiastiche e, forzando palesemente la mano, hanno proceduto alla ratifica dei nomi dei nuovi componenti del direttivo e dell’organismo dei revisori dei conti. I nuovi consiglieri d’amministrazione si aggiungono al presidente Giuseppe Condello e agli altri due membri in carica, De Caria e Sergi.

Chiamati a sostituire coloro che, più o meno forzatamente, negli ultimi mesi hanno dato le dimissioni nell’ambito dello scontro in atto sulle mancate riforme dello statuto richieste dal presule, nello specifico sono: Rosa De Franceschi, Fortunato Fogliaro, Pasquale Anastasi, Laura Iona, Maria Grazia Naccari, Vincenzo Trungadi e Margherita Milardi. A loro, nella veste di revisori dei conti si affiancheranno Vincenzo Luberto, Sergio Zavaglia e Vincenzo Gerace. Si concretizza, dunque, quello a cui la gran parte dei figli spirituali, che in giro per il mondo si rifanno al carisma dell’umile donna di Paravati Natuzza Evolo non avrebbe mai voluto assistere, cioè alla rottura ormai insanabile tra il vescovo e la “sua creatura”, quella Fondazione voluta dalla mistica morta nel giorno di Ognissanti del 2009 per la realizzazione di una “Villa Gioia” che, a questo punto, rischia di rimanere per lungo tempo inattiva. Monsignor Renzo, quasi sicuramente procederà adesso ad applicare “extrema ratio” quanto già preannunciato, il can. 326,§1 da far valere anche agli effetti civili che, di fatto, porterà alla soppressione dell’Ente in virtù del fatto che “la sua attività è causa di danno grave per la dottrina o la disciplina ecclesiastica, oppure di scandalo per i fedeli”. E, qualora decidesse di pazientare ancora, provvederà almeno ad inviare agli organi competenti la definitiva revoca del decreto di religione e di culto e di prendere in mano lui stesso le redini della Fondazione. Fonti vicine alla diocesi parlano di appositi, drastici provvedimenti già pronti da tempo e in attesa solo di essere firmati. Intanto, all’assemblea di questa sera (sabato 10 marzo) erano significativamente assenti padre Michele Cordiano e don Pasquale Barone. I due sacerdoti, da anni operativi all’interno della struttura, tempo fa erano stati costretti da monsignor Renzo a dimettersi dal direttivo, il primo dall’incarico di tesoriere e il secondo da quello di presidente.

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