mercoledì,Aprile 24 2024

Trasparenza delle commissioni, Romano smentisce la maggioranza

L’ex funzionario pubblico ed esponente del Forum delle associazioni smonta le argomentazioni utilizzate in aula per respingere la proposta avanzata da Lo Schiavo: «Scelta contraria alla normativa».

Trasparenza delle commissioni, Romano smentisce la maggioranza

Un’integrazione alle considerazioni già espresse dal portavoce del Forum delle associazioni Antonio D’Agostino, in relazione alla trasparenza delle sedute delle commissioni comunali, arriva dall’ex funzionario pubblico Pippo Romano. Un’integrazione di carattere amministrativo per chiarire come il rigetto della proposta di pubblicazione dei verbali delle commissioni, presentata in consiglio da Antonio Lo Schiavo, da parte della maggioranza violi apertamente la normativa sulla trasparenza ammnistrativa.

Per Romano, in prima battuta, la maggioranza sbaglia a «stigmatizzare il presunto intento demagogico della proposta che, nel dire dei consiglieri, era finalizzata non tanto a soddisfare l’interesse della cittadinanza, quanto a recepire la malevola pretesa di chi, mosso da un ingiustificato pregiudizio nei confronti dei consiglieri, intende prendere visione dei verbali solo per controllare se e sino a che punto sia giustificata la percezione dei gettoni di presenza».

Si chiede Romano: «Ma di cosa stiamo parlando? La ragione recondita che induce il cittadino a richiedere la pubblicazione dei verbali, malevola o non, avrebbe dovuto rimanere fuori dal dibattito, non potendo costituire ragione valida del rifiuto: a ciò osta infatti la considerazione che “la trasparenza rappresenta uno strumento essenziale per assicurare i valori costituzionali dell’imparzialità delle pubbliche Amministrazioni e favorire il controllo sociale sull’azione amministrativa”».

Da qui la considerazione che la maggioranza dovrebbe prendersela con «quanto dispone il Decreto legislativo 33/2013 e non con il consigliere di minoranza, la cui proposta è del tutto in linea con quanto disposto dalla normativa medesima all’articolo 3: “tutti i documenti, informazioni e dati soggetti a pubblicazione obbligatoria per legge sono pubblici e chiunque ha diritto di conoscerli”».

Dunque se un «cittadino si reca negli uffici comunali e richiede la consultazione dei verbali nell’esercizio del diritto di accesso civico, ne ha diritto o no? Gli si può obiettare che non ha diritto perché il Comune non ha regolamentato la pubblicità delle sedute? Evidentemente no. Perché mai allora ciò che può essere preso in visione da chiunque, senza la dimostrazione di un interesse, non può essere pubblicato?».

In Consiglio comunale «sempre ad opera della maggioranza – prosegue Romano -, è stata anche esternata l’inopportunità di pubblicare i verbali per evitare il pregiudizio che ne potrebbe derivare al componente qualora trasparisse all’esterno l’atteggiamento assunto in sede di istruttoria della pratiche. Ma di cosa stiamo parlando? – si domanda ancora l’esponente del Forum -. Il principio della verbalizzazione manuale in sede istruttoria, non impone ai fini amministravi e di trasparenza che si sappia tutto ciò che si verifica nel corso della seduta. A tutto ciò aggiungasi che non è certo pensabile che, per ossequio al principio della trasparenza, il consigliere debba mettere a repentaglio la propria incolumità: la secretazione del verbale, trasparenza o non, è normativamente consentita».

Quindi conclude: «se il timore è quello manifestato nel corso della seduta (e cioè il possibile pregiudizio dei consiglieri) non comprendiamo come la maggioranza consiliare abbia potuto prima emendare in senso più ampio la proposta originaria del consigliere Lo Schiavo (streaming di seduta), salvo poi, a prosieguo, respingere quella della pubblicazione dei verbali di seduta, di gran lunga meno controproducente. E’ lecito dubitare allora della reale volontà politica di consentire al cittadino la conoscenza dei fatti del palazzo? Temiamo di si».

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