venerdì,Aprile 19 2024

L’INTERVENTO | Inquinamento marino, il “balletto” delle analisi e la realtà dei fatti

Nell’arco di poche ore il mare, prima dichiarato non balneabile dall’Arpacal, è divenuto, per la stessa agenzia, cristallino. Ma non bisogna dimenticare che il 50% del territorio vibonese non è dotato di impianti di depurazione con il conseguente sversamento dei liquami in fiumi e torrenti e, quindi, nelle acque marine

L’INTERVENTO | Inquinamento marino, il “balletto” delle analisi e la realtà dei fatti

In questi giorni abbiamo assistito sulla stampa al balletto delle analisi pubblicate da Arpacal e alle contestazioni da parte di alcuni amministratori locali in ordine alle condizioni del mare e al danno che le attività ricettive avrebbero potuto avere in seguito ai divieti di balneazione.

Nell’arco di poche ore il mare, in alcuni punti dichiarato da Arpacal non balneabile, è divenuto, per la stessa agenzia, cristallino e quindi fruibile nuovamente dai turisti. Certamente non vogliamo credere, perché sicuramente così non è, che le proteste della politica e di parte dell’imprenditoria locale abbiano potuto incidere in qualche modo sulle valutazioni e sui provvedimenti ma certamente ci sorprende la rapidità con cui i divieti di balneazione sono stati rimossi.

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Intendiamoci, se il mare che bagna le coste di Tropea, Ricadi e Nicotera, nonché tutta la fascia costiera vibonese fosse cristallino i primi ad esultare saremmo noi. La nostra associazione si batte da anni affinché si possa raggiungere quest’ambìto traguardo e le nostre coste siano prese a modello, per come avveniva qualche decennio fa quando, personaggi come Berto, ne decantavano le bellezze.

Spesso, nonostante nutriamo profondo rispetto e riconosciamo il carattere scientifico delle indagini, ci siamo trovati in disaccordo con le valutazioni di Arpacal le quali, molte volte, contrastano visivamente con l’evidenza. Non volendo entrare nel merito della vicenda e in particolare sull’esito delle analisi, riteniamo però opportuno soffermarci brevemente sulle condizioni del mare e sullo stato della depurazione. Non ci risulta che, rispetto alla scorsa estate, vi siano stati stravolgimenti in positivo in ordine alla depurazione e che siano stati rimossi in maniera radicale e decisa le innumerevoli cause più volte denunciate anche a mezzo stampa.

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Da anni, in questo periodo, si animano i dibattiti sulle condizioni del mare, montano le proteste dei cittadini ma poi tutto cade nel dimenticatoio e l’anno successivo si ripresentano le stesse condizioni: mare sporco, olezzi nauseabondi e di conseguenza esplode la sacrosanta rabbia di bagnanti e turisti. La verità, come più volte denunciato da questa associazione, è che, nonostante da decenni si evidenziano i problemi, tranne rare eccezioni, tutto rimane fermo in un immobilismo generale disarmante.

Il territorio della provincia di Vibo Valentia, come da sempre evidenziato e come del resto noto ai più, per circa il 50% non è dotato di impianti di depurazione il che si traduce nello sversamento dei liquami non depurati nei fiumi e nei torrenti per poi finire in mare. Molti dei depuratori esistenti sono sottodimensionati e inadeguati. Interi paesi o quartieri sono privi di collegamento ai depuratori. A ciò si aggiunge il problema dei fanghi di cui spesso se ne perdono le tracce. Tanti sono gli sversamenti abusivi di cui si può avere testimonianza risalendo i corsi d’acqua e il Torrente Ruffa certamente non ne è immune.

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Non è un mistero che le frazioni di Lampazzone e Barbalaconi non sono dotati di depuratori e che i liquami, dopo essere passati, inutilmente, attraverso una vasca di decantazione, peraltro sequestrata pochi mesi fa, finiscono tal quale nel Torrente Ruffa unitamente ai liquami provenienti da altri paesi. Non è un mistero che parte dell’abitato di Ciaramiti non è collettato alla rete fognaria e che i liquami subiscono la stessa sorte finendo nel Torrente Arbona. Quindi non possiamo sorprenderci se i risultati delle analisi alle foci evidenziano criticità. Molti potrebbero essere gli esempi che caratterizzano i centri dell’intera costa vibonese e che li accomunano in un’emergenza mai finita, nonostante i fiumi di denaro spesi. Riteniamo, poi, che non ci si possa affidare al caso e sperare che, per l’intera stagione balneare, non piova in modo che i liquami non vengano trascinati a mare anche dai torrenti apparentemente in secca. Siamo convinti che non si possa nascondere la polvere sotto il tappeto ma bisogna intervenire in maniera decisa per risolvere i tanti problemi ad iniziare dalla bonifica delle condotte fognarie che spesso, a causa dello sversamento delle acque bianche tracimano alla prima pioggia e dal monitoraggio dei tanti pozzi neri disseminati sul territorio. Tutto ciò, nonostante ampiamente noto, ogni anno diventa emergenza e in quanto tale si continua a sperperare denaro pubblico per inutili soluzioni tampone mentre l’economia annaspa.

Riteniamo sia giunto il momento di dare una svolta vera affinché l’emergenza depurativa diventi davvero una delle priorità nell’agenda politica della Calabria e che le autorità competenti, ad iniziare dai Comuni, effettuino i controlli necessari per debellare gli abusi.

*Presidente Circolo Legambiente Ricadi

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