sabato,Aprile 20 2024

L’Asp in apnea, Caligiuri come Renzi: ma il tempo delle chiacchere è finito

«Quanto accade alla sanità vibonese è il risultato della pratica della cultura del menefreghismo, del pressapochismo, dell’isolamento politico, in voga più che altrove da queste parti».

L’Asp in apnea, Caligiuri come Renzi: ma il tempo delle chiacchere è finito

Sarà difficile trovare qualcuno che possa smentire che fondamentalmente la cultura delle chiacchiere non ha mai giovato a questa città. Spesso, seppur talvolta fondata, ha finito, poi, col relegare ogni speranza nell’abisso dei ricordi. L’ospedale “G. Jazzolino” cade a pezzi ed è sempre emergenza sanità.

Si abbia il coraggio, così come aspramente denunciato dal direttore dell’Unità operativa di Ortopedia e traumatologia, Michele Soriano, di assumersi ognuno le proprie responsabilità e di ammettere, per come l’opinione pubblica da tempo vuole, e giustamente pretende, piena confessione su un dato ineluttabile e che vuole questo territorio fino ad oggi soggiogato assurdamente dalla politica tra speranze, promesse e delusioni anche nel delicatissimo settore della salute.

E se l’ospedale di Vibo cade a pezzi, non sappiamo in quale “normale ” stato di salute potrebbero trovarsi anche le strutture periferiche di Tropea, Serra San Bruno, Nicotera e Pizzo che ospitano servizi vari.

E’ evidente che quanto accade è il risultato della pratica della cultura del menefreghismo, del pressapochismo, dell’isolamento politico, in voga più che altrove da queste parti. Intanto non è escluso che il grido di allarme del presidio ospedaliero di Vibo Valentia sia destinato ad aprire una voragine sul complessivo stato di efficienza del complessivo sistema strutturale dell’Asp.

E questo vuol dire che potrebbe diventare immediata la decisione di costituire una task force per avviare una tempestiva indagine conoscitiva dei servizi strutturali che insistono sul territorio. Di questo dovrebbe tener conto Angela Caligiuri, il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale, che nel dare fondo alle proprie riconosciute esperienze politiche (incarichi di partito, sindaco e altro) non può prescindere da quanto realmente accade, affidandosi soltanto alla redazione di un piano per tentare di superare le emergenze sanitarie.

Parafrasando Matteo Renzi, indica in fine dicembre la data di realizzazione del progetto con cui la sanità vibonese potrebbe imboccare la strada della “normalità”. Anche la sua enunciazione ha fatto sorridere i sempre più scettici.

Un’impresa credibile solo sulla carta e straricca di ottimismi perchè come del resto accaduto in passato, si ripete il solito clichè. Chi si è avvicendato alla guida della più scottante sedia degli uffici di Palazzo ex Inam ha presentato, sia pure con accorgimenti diversi, un proprio piano di fattibilità ma le risposte, purtroppo, e da come tristemente evidenziano i fatti, non hanno mai sortito gli effetti sperati. Credo converrà dire che i vibonesi ne hanno piene le tasche di sempre nuove e rinnovate promesse. La classe politica regionale c’è ma sono i risultati della sua presenza su Vibo Valentia che non ci sono.

Angela Caligiuri avrà pure chiesto a Mario Oliverio di attenzionare con maggior impegno e più sensibilità, rispetto al passatole criticità della sanità pubblica vibonese ma è fuori dubbio che nel redigere lo strumento di sviluppo delle attività non avrà fatto i conti con l’oste, ovvero con la Regione Calabria e, appunto, quelle che potranno essere le disponibilità anche del Commissario per l’emergenza sanitaria, Massimo Scura, che della sanità vibonese conosce solo i report, ammesso che li abbia letti.

D’altra parte Angela Caligiuri cosa avrebbe dovuto fare se non inventarsi una strategia in grado di tentare di superare, soprattutto sul piano mediatico, le enormi difficoltà che stanno insorgendo in un ospedale, quale il “G. Jazzolino”, che da decenni tira a campare, con toppe a destra e a sinistra, nella speranza che intervenga, miracolosamente, qualcosa di nuovo.

Ben comprendendo le obiettive difficoltà di immediato inserimento nel sistema ambientale e sanitario, Angela Caligiuri potrebbe conoscere presto e meglio il suo percorso se si affidasse anche ad una possibile rivisitazione delle funzioni, nel rispetto dei ruoli, di chi occupa un posto di non trascurabile responsabilità nel sistema sanitario vibonese.

Eliminando, ad esempio, la cultura delle raccomandazioni perché l’influenza della politica a Palazzo ex Inam è stata sempre preponderante. Se crede che bisogna rispondere al conseguimento degli obiettivi e non alla cultura della appartenenza sarà bene che cambi sistema e tutti gliene saranno grati, non solo il personale sanitario e amministrativo dell’ente ma anche ed essenzialmente, tutti i cittadini.

Ad iniziare dalla vergogna con cui sono state assegnate le indennità di posizione, vera e propria orgia di molti privilegiati che hanno creato puntualmente malcontenti e polemiche di ogni tipo. Ma è pur vero che di fronte al deliberato del direttore generale nessuno, o forse in pochi, hanno tentato di deplorare la scelta. Questo, come tanti altri, sarà un vero e proprio banco di prova per Angela Caligiuri chiamata a non ripetere il copia e incolla col passato.

*Segretario provinciale Cisal

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