giovedì,Aprile 18 2024

Razzo cinese caduto nell’Oceano indiano, fine allerta per la provincia di Vibo

Ricadendo il territorio in una delle traiettorie di rientro del lanciatore, la Prefettura aveva invitato i cittadini a non uscire di casa dalle 20 alle 9 di stamattina

Razzo cinese caduto nell’Oceano indiano, fine allerta per la provincia di Vibo

Il razzo cinese Lunga Marcia 5B è rientrato nell’atmosfera sull’Oceano Indiano, in un’area vicina alle isole Maldive. Lo rende noto l’ufficio per il volo umano dell’agenzia spaziale cinese Cnsa. Nessun frammento o detrito spaziale è finito sull’Italia, fa sapere la Protezione civile che ha costantemente seguito il rientro incontrollato in atmosfera del lanciatore.

La maggior parte del razzo è andata distrutta durante il rientro, mentre alcuni resti sono finiti nell’Oceano Indiano alle 10.24 (ore 02.24 del meridiano di Greenwich).

Si può dunque mettere la parola fine all’allerta che aveva interessato la Calabria e in particolare la provincia di Vibo Valentia. Da qui passava infatti una delle traiettorie di caduta del razzo, circostanza che aveva indotto la Prefettura vibonese – sulla scorta dell’avviso di Protezione civile – a diramare un messaggio di allerta con alcune indicazioni rivolte ai Comuni. Da qui la raccomandazione di sindaci e commissari straordinari ai cittadini affinché ogni cautela fosse adottata a partire dalle ore 20 di sabato fino alle 9 di domenica – visto il margine di incertezza che vi era circa l’orario di rientro nell’atmosfera del razzo.

La caduta del più grande razzo cinese

Una volta portato in orbita il modulo principale della nuova stazione spaziale cinese, lo scorso 29 aprile, il più grande razzo costruito dalla Cina aveva esaurito tutto il suo propellente, come previsto nella missione. Come spesso accade, si è data la priorità alla messa in orbita di un oggetto più che alla necessità di conservare un po’ di propellente che permettesse di gestire un rientro controllato. Di conseguenza, portata a termine la sua missione, lo stadio del lanciatore ha cominciato la sua caduta verso la Terra.

Il cilindro da 20 tonnellate, lungo più di 30 metri e dal diametro di 5, ha cominciato a scendere ruotando velocemente su se stesso: una situazione che non permette mai di poter calcolare il rientro in modo preciso, ma solo con un margine di incertezza su tempo e luogo del rientro che all’inizio è davvero molto ampio e che progressivamente si riduce. Radar e sensori in tutto il mondo hanno permesso di seguire progressivamente le orbite e di raffinare i calcoli.

Sulla base di questi dati, a ridosso della chiusura della finestra temporale prevista per il rientro, il Dipartimento della Protezione Civile aveva già potuto escludere la caduta di frammenti su tutto il territorio italiano, in accordo con l’Asi e gli altri partecipanti al tavolo tecnico istituito per seguire il rientro incontrollato del detrito spaziale.

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