martedì,Aprile 23 2024

Invasione dei terreni dei Vinci-Scarpulla a Limbadi, condannata Rosina Di Grillo

Sentenza del Tribunale di Vibo Valentia nei confronti della figlia degli imputati sotto processo per l’autobomba costata la vita a Matteo Vinci

Invasione dei terreni dei Vinci-Scarpulla a Limbadi, condannata Rosina Di Grillo
Il Tribunale di Vibo Valentia
Rosina Di Grillo

Invasione di terreni. Questo il reato per il quale il Tribunale di Vibo Valentia ha condannato a 800 euro di multa Rosina Di Grillo, 40 anni, di Limbadi, imputata per aver “arbitrariamente invaso il terreno di località Macrea a Limbadi di proprietà dei coniugi Vinci-Scarpulla, apponendo delle chiusure e delle aperture in un fabbricato mediante l’utilizzo di lamiere”. La contestazione risale al 20 marzo 2014. In primo grado, dinanzi al giudice di pace di Vibo Valentia, è stato condannato alla stessa pena (800 euro di multa) anche Mirco Furchì, 77 anni, di Mandaradoni di Limbadi, che non ha appellato la sentenza. La Di Grillo unitamente a Furchì dovranno anche pagare le spese processuali per un ammontare di tremila euro, oltre al risarcimento alla parte civile dei danni da liquidarsi in separata sede. Gli imputati sono stati invece assolti dal reato di danneggiamento, non previsto più previsto dalla legge come reato ai sensi di un decreto legge del 2016. [Continua in basso]

I coniugi Sara Scarpulla e Francesco Vinci
Sara Scarpulla e Francesco Vinci

La vicenda – come scritto in sentenza dal giudice di primo grado – si inquadra in un contenzioso dei Vinci-Scarpulla con il vicino Domenico Di Grillo, sfociato in un avvenimento delittuoso per il quale i carabinieri di Limbadi procedevano all’arresto in flagranza di alcune persone. Dagli atti risulta che la parte civile Francesco Vinci andando nel giugno 2014 sul terreno di sua proprietà insieme alla moglie Sara Scarpulla constatava che alcuni malfattori entrando nei terreni avevano apposto delle chiusure e delle aperture ad un fabbricato ivi esistente tramite l’utilizzo di lamiere. I carabinieri si recavano sul fondo accertando la situazione descritta dalla parte civile. E’ emerso che Rosina Di Grillo, figlia di Domenico Di Grillo dichiarava che a seguito dell’arresto di alcuni suoi familiari, per evitare riavvicinamenti fra le famiglie si era recata sul posto con Mirco Furchì apponendo delle lamiere inchiodate al muro con delle tavole in legno poste a chiusura dell’apertura. Appare evidente che i fatti di causa hanno creato seri problemi alla parte civile consistenti in un patimento morale ed esistenziale e cioè ritorsioni e violenze ben più gravi, oltre ai danni materiali per il ripristino dello stato dei luoghi”.

Nel riquadro Matteo Vinci

I Vinci-Scarpulla si erano costituiti parte civile assistiti dall’avvocato Giuseppe De Pace. Il verdetto del giudice di pace (primo grado) è stato ora confermato in appello dal Tribunale di Vibo Valentia al quale aveva fatto appello la sola Rosina Di Grillo, figlia di Rosaria Mancuso e Domenico Di Grillo, entrambi sotto processo per l’autobomba costata la vita il 9 aprile 2018 a Matteo Vinci unitamente a Lucia Di Grillo (sorella di Rosina) e Vito Barbara (marito di Lucia). A Rosina Di Grillo, invece, l’accusa di concorso in omicidio non è mai stata mossa e nel novembre del 2019 è stata condannata a 6 mesi per il reato di lesioni ai danni dei Vinci-Scarpulla (con pena sospesa e non menzione), incassando l’assoluzione per il reato di tentata estorsione. «Volevano a tutti i costi quel pezzetto di terreno – ha dichiarato Sara Scarpulla – anche a costo della vita di mio figlio Matteo, un innocente perito per avere difeso la sua proprietà».

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