mercoledì,Aprile 24 2024

Cucciolo appeso alla porta di un negozio a Vibo, dura condanna di Enpa e Movimento animalista

Prosegue l’ondata di sdegno a seguito del macabro avvertimento ai danni di un’attività commerciale cittadina. Solidarietà al titolare da Confcommercio 

Cucciolo appeso alla porta di un negozio a Vibo, dura condanna di Enpa e Movimento animalista

«Il 24 novembre nella città di Vibo Valentia, la cui medesima provincia ha da poco guadagnato la maglia nera di vivibilità, è accaduto un fatto che mai avremmo voluto commentare. Verso le 9 di quella mattina siamo state allertate della presenza di un cane legato, già morto, alla maniglia di un negozio in pieno centro città. Siamo accorse sul posto noi volontarie Enpa sezione di Pizzo e membri del Movimento Animalista e la situazione che ci si è prospettata davanti è stata la seguente: un cucciolo di cane legato a testa in giù da una zampa, dalla cui bocca ancora usciva sangue, che aveva creato una pozza per terra. Carabinieri sul posto che interrogavano i vicini ambulanti (essendo giornata del mercato settimanale in quella zona a Vibo Valentia), e che acquisivano le immagini delle telecamere di zona; la veterinaria che ha eseguito l’intervento e infine, ma non per importanza, chi aveva segnato l’accaduto ai carabinieri, oltre il proprietario del negozio e diversi curiosi. Ci teniamo a specificare che chi ha chiamato le forze dell’ordine è stato il proprietario di un altro esercizio commerciale vicino, solo alle 8 del mattino circa, quando già, invece, tanti ambulanti del mercato avevano già preso posizione per la giornata di lavoro… e già questo è un dato che a noi fa riflettere, considerando che il cane era lì legato presumibilmente dalla notte/prime luci dell’alba». Prosegue l’ondata di sdegno suscitato dal macabro rinvenimento di un cucciolo di cane appeso a testa in giù alla maniglia della porta d’ingresso di un esercizio commerciale in pieno centro a Vibo. A prendere posizione per denunciare l’inaudita violenza perpetrata nei confronti dell’animale sono l’Ente nazionale protezione animali (Enpa) di Pizzo e il Movimento animalista vibonese.   

«La veterinaria – spiegano i volontari delle due associazioni – ci ha comunicato la causa della morte della cucciola, di circa 4 mesi e mezzo: trauma cranico violento da corpo contundente, a cui aggiunge zampe rotte e fratture presenti in tutto il corpo. L’Enpa e il Movimento animalista, uniche associazioni presenti sul posto, hanno subito fatto denuncia ai carabinieri, supportate dalle sedi nazionali che, in caso dell’apertura di un processo, si costituiranno parte civile. Ciò che invece vogliamo aggiungere di nostro pugno è una considerazione personale, che da quella mattina ci logora… dove è finita l’empatia delle persone? Come si può cagionare un male simile ad un essere indifeso, che avrà urlato il suo dolore? Cosa ci aspettiamo da una società che nasconde cosa vede e cosa sente, e che trasmette questo ai propri figli? Cosa lasciamo ai nostri figli se non un mondo dove il più debole è sempre quello che perde? Dove l’aggressività e la mancanza di empatia diventano costanti di una società che al giorno d’oggi vede le categorie più deboli bistrattate? Fiduciosi di un proseguimento delle indagini proficuo, noi continuiamo la nostra battaglia e ci rendiamo disponibili alla collaborazione con qualsiasi associazione voglia aiutarci».

Se le associazioni animaliste concentrano il loro intervento sull’infausta sorte del cucciolo ucciso, è Confcommercio Vibo Valentia, attraverso il presidente Michele Catania, ad esprimere solidarietà al commerciante fatto oggetto dell’atroce intimidazione. «Esprimiamo piena solidarietà e vicinanza al collega Massimo Giannini, titolare della nota attività Giannini Moda, vittima di un atto vile e violento che suscita inquietudine e turbamento. La garanzia di sicurezza per i cittadini e per le attività commerciali – continua Catania -, deve proseguire con il massimo impegno soprattutto con l’avvicinarsi delle festività natalizie e in tal senso rivolgiamo un ringraziamento a tutte le forze dell’ordine. Episodi di questo tipo, purtroppo, compromettono la serenità aziendale e coinvolgono i titolari, i dipendenti e le loro famiglie; dedichiamo quindi anche a loro un messaggio di affetto e li esortiamo a non perdere la determinazione e l’amore verso il proprio lavoro».

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