venerdì,Marzo 29 2024

Inchiesta sulla A2: il gup di Vibo si riserva sulle parti civili e rinvia di quattro mesi

L’operazione “Chaos” ha scoperchiato un sistema di frode nelle pubbliche forniture finalizzato all’illecito arricchimento. La Cassazione, intanto, conferma il sequestro di quasi 12 milioni di euro all’impresa Cavalleri

Inchiesta sulla A2: il gup di Vibo si riserva sulle parti civili e rinvia di quattro mesi

Nuova udienza stamane dinanzi al gup del Tribunale di Vibo Valentia per l’operazione “Chaos” che mira a far luce su una serie di irregolarità e di reati consumati nell’ambito dei lavori di ammodernamento dell’autostrada nel tratto ricompreso fra gli svincoli di Serre e Rosarno. Un’udienza riservata per l’acquisizione delle costituzioni di parte civile (Anas, Ecosistem) sulle quali il giudice Garofalo si è riservato l’ammissione  rinviando poi di altri quattro mesi (10 maggio). Un altro lungo rinvio, quindi, dopo quello del 3 maggio dello scorso anno quando l’udienza preliminare venne rinviata di ben cinque mesi. Parallelamente, la Cassazione ha rigettato il ricorso dell’impresa Cavalleri Ottavio spa, confermando il sequestro preventivo della somma di euro 11.392.966,39 e della ulteriore somma di euro 98.023,33 deciso dal gip del Tribunale di Vibo e dal Riesame. Nella precedente udienza del 25 ottobre aveva patteggiato la pena ad un anno ed 8 mesi Paolo Campanella, 51 anni, di Castelluccio Inferiore, in provincia di Potenza, direttore responsabile del cantiere della società Cavalleri Infrastrutture srl nel tratto ricompreso fra gli svincoli autostradali di Mileto e Rosarno.                                               L’ operazione “Chaos” – scattata il 3 aprile 2017 e condotta sul “campo” dalla Guardia di finanza – aveva portato al sequestro preventivo di beni per un valore di 12.756.281,29 euro a carico di imprese e relativi rappresentanti legali coinvolti nelle indagini. L’inchiesta svela un “sistema” di esecuzione dei lavori sull’autostrada caratterizzato da una serie di falsi ideologici che avrebbero consentito alle imprese appaltatrici delle opere di ammodernamento di mettere in atto quella che gli inquirenti ritengono sia stata una vera e propria truffa capace di mettere a rischio anche l’incolumità degli automobilisti per la scarsa qualità dei materiali adoperati.                     Le richieste di rinvio a giudizio interessano: Gregorio Cavalleri (68 anni) imprenditore, residente a Dalmine (Bg); Vincenzo Musarra (66), rappresentante legale ditta Cavalleri, di Verdello (Bg); Domenico Gallo (63), imprenditore, di Bovalino (Rc); Carla Rota (57), responsabile amministrativa della ditta Cavalleri, di Almè (Bg). Vincenzo De Vita (47), direttore operativo qualità materiali, residente a Tropea; Giovanni Fiordaliso (49), direttore dei lavori, di Reggio Calabria; Salvatore Bruni (43), direttore operativo-contabile, di Catanzaro; Consolato Cutrupi (48) funzionario Anas, Rup dei lavori, di Reggio Calabria; Antonino Croce (39), ispettore di cantiere, di Palermo; Maria Stella Orecchio, 47 anni, di Soriano Calabro; Maurizio Panarello, 52 anni, di Bovalino; Dino Laporini, 60 anni, di Filattiera (Ms); Giuliano Gini, 61 anni, di Sorisole (Bg); Marcello Ranalli, 61 anni, di Giulianova (Te); Alessandro Rossi, 55 anni, di Arezzo; Maurizio Aranini, 46 anni, di Taurianova; Marco Bosio, 52 anni, di Crema; Fabrizio Tragna, 46 anni, di Palermo; Gianfranco Vasselli, 59 anni, di Roma; Giovanni Parlato, 52 anni, di Roma; Angelo Dandini, 50 anni, di Anagni (Fr); Settimio Branchi, 65 anni, di Roma; Pietro Lo Faro, 60 anni, di Decollatura; Francesco Caruso, 50 anni, di Cosenza; Antonio Cannatà, 52 anni, di Cinquefrondi. 
Impegnati nel collegio di difesa gli avvocati: Enzo Galeota, Pietro Chiappalone, Manuela Bacci, Nadia Alecci, Ercole Conforti, Maria Teresa Chindamo, Piero Graverini, Antonio Manfrida, Giuseppina Brancia,  Giuseppe Orecchio , Antonio De Nuccio, Giacomo Iaria, Giovanni Spataro, Serafina Ceravolo, Nicolina Corigliano, Gioconda Soluri, Giuseppe Scozzari, Emilio Gueli.                                                                                                                                                   L’ accusa. Dalle indagini sull’esecuzione dei lavori di ammodernamento affidati in appalto dall’Anas per un importo di circa 61 milioni di euro – coordinate dal procuratore Bruno Giordano e dal pm Benedetta Callea ed eseguite dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Vibo Valentia – è emerso un quadro di diffuse irregolarità, con diversi episodi di truffa e frodi nelle pubbliche forniture, false certificazioni di lavori mai effettivamente eseguiti, eseguiti solo in parte o eseguiti in grave difformità rispetto alle previsioni contrattuali. Si parla poi di alterazioni della contabilità, con lavori ed omissioni da parte degli organi della Stazione appaltante. Il tutto finalizzato all’indebito arricchimento degli operatori economici aggiudicatari dell’appalto che, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbero lucrato somme non dovute per un importo di 12.756.000 euro. L’inchiesta ha anche fatto emergere l’esecuzione di opere potenzialmente pericolose per la sicurezza pubblica.      LEGGI ANCHE: Operazione “Chaos” su lavori A2: salta di oltre cinque mesi l’udienza preliminare

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