giovedì,Marzo 28 2024

Inchiesta sull’Aterp di Vibo: ennesimo rinvio nel procedimento contro 16 imputati

Difetto di notifica per Pino Gentile, attuale vicepresidente del Consiglio regionale. Il processo chiesto fra gli altri anche per Antonino Daffinà, Domenico Pallaria e Giuseppe Romano

Inchiesta sull’Aterp di Vibo: ennesimo rinvio nel procedimento contro 16 imputati

Nulla da fare per la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm della Procura di Vibo Valentia, Benedetta Callea, nell’ambito dell’inchiesta sull’acquisto del palazzo dell’Aterp in via Machiavelli a Vibo. Dopo l’udienza andata a vuoto il 10 maggio dello scorso anno dinanzi al gup del Tribunale di Vibo per difetti di notifica ad alcuni imputati e dopo altra udienza con un nulla di fatto per l’astensione degli avvocati in adesione allo sciopero delle Camere penali (22 novembre scorso), oggi ennesimo rinvio ad opera del gup Giovanni Garofalo. Motivo? Ancora un difetto di notifica, questa volta nei confronti dell’imputato Giuseppe Gentile, attuale vice presidente del Consiglio regionale. Rinvio dell’udienza, quindi, al 27 giugno, nella speranza che tutte le notifiche vadano a buon fine e che si trovi un giudice disponibile alla trattazione del procedimento, atteso che il giudice Garofalo (attualmente anche presidente dell’intero Tribunale) sta procedendo quale gup alla trattazione solamente dei procedimenti con detenuti. 

Nel procedimento sull’Aterp vengono a vario titolo ipotizzati i reati di truffa aggravata, abuso d’ufficio in concorso, falsità ideologica e turbativa d’asta. In particolare, la richiesta di rinvio a giudizio interessa: Giuseppe Gentile, 75 anni, di Cosenza, ex assessore regionale, attuale consigliere regionale di Forza Italia e vice presidente del Consiglio regionale; Antonino Daffinà, 58 anni, di Vibo, ex commissario dell’Aterp di Vibo ed anche lui esponente di Forza Italia; Nazzareno Guastalegname, 69 anni, imprenditore di Stefanaconi e proprietario dell’immobile in cui ha sede a Vibo l’Aterp; Giuseppe Maria Romano, 70 anni, di Tropea, ex direttore generale dell’Aterp, già sindaco di Tropea, attuale consigliere comunale di minoranza a Tropea; Michele Montagnese, 74 anni, di Vibo Valentia, ex sindaco della città capoluogo; Antonino Stagno, 47 anni, imprenditore di San Calogero, socio di Guastalegname nell’acquisto del palazzo poi divenuto sede dell’Aterp; Emilio Minasi, 66 anni, di Cosenza; Luciano De Pascali, 61 anni, di Vibo Valentia; Giuseppe Raffele, 51 anni, di Serra San Bruno, ex direttore tecnico dell’Aterp, ex consigliere provinciale e candidato alla presidenza della Provincia di Vibo nel 2014 con Udc/Ncd (indagato per abuso d’ufficio e turbativa d’asta); Domenico Pallaria, 60 anni, di Curinga, direttore generale della Regione Calabria; Antonio Capristo, 60 anni, di Rossano; Nicola Barbuto, 72 anni, di Vibo (ex revisore dei conti dell’Aterp); Serafino Fiamingo, 43 anni, di Zungri; Giuseppe Pepe, 73 anni, di Vibo (ex revisore dei conti dell’Aterp); Nicola Bosco, 78 anni, di Vibo (ex revisore dei conti dell’Aterp); Vito Caglioti, 78 anni, di Soriano Calabro (ex revisore dei conti dell’Aterp). [Continua dopo la pubblicità]

L’inchiesta è stata avviata nel 2015 quando la Guardia di finanza – oltre alla documentazione relativa a 32 assunzioni con contratti a progetto – aveva acquisito tutta la documentazione relativa all’acquisto, per la somma di 2 milioni e 800mila euro, della sede in cui sono ubicati gli uffici dell’Aterp di Vibo. L’edificio era stato acquistato dall’Aterp guidata da Antonino Daffinà (in quota Forza Italia) quando già si sarebbe avuta piena consapevolezza, ad avviso degli investigatori, che la legge regionale numero 24 del 2013 avrebbe di lì a poco soppresso l’Aterp di Vibo Valentia ed accorpato tutte le Aterp provinciali in un’unica azienda regionale. I soldi utilizzati per comprare la nuova sede dell’Aterp di Vibo provengono dal fondo ex Gescal (Gestione case per i lavoratori) che doveva invece servire a ben altri scopi. 

Le singole accuse. Nei confronti degli imprenditori Nazzareno Guastalegname di Stefanaconi ed Antonino Stagno di San Calogero, titolari dell’impresa “DGS srl” (ditta Guastalegname-Stagno), viene ipotizzata l’accusa di concorso in abuso d’ufficio in quanto “non limitandosi alla mera presentazione dell’istanza di partecipazione alla gara (offerta in locazione di immobile) ma agendo – secondo la Procura – in piena collusione con i pubblici ufficiali, avrebbero ottenuto l’ingiusto vantaggio concretizzatosi nella differenza tra il prezzo d’acquisto corrisposto dalla “D.G.S. srl” alla M.p.s. Leasing & Factoring, per tutta l’operazione di leasing, e quanto ottenuto dalla vendita da parte di D.G.S. srl all’Aterp, pari a 798.026,69 euro”.

Giuseppe Maria Romano risponde invece in qualità di direttore dell’Aterp sino al 4 novembre 2011. Secondo l’accusa, l’Aterp prima di ricorrere ad una ricerca di mercato per la scelta della sede avrebbe dovuto preventivamente procedere alla verifica della disponibilità di beni demaniali o patrimoniali della Regione. L’allora direttore dell’Aterp di Vibo avrebbe così – secondo l’accusa – disposto, tramite un avviso pubblico datato 22 settembre 2010, un’indagine di mercato finalizzata alla locazione/acquisto di un immobile da adibire a sede dell’azienda. Allo stesso Romano viene poi contestata l’emissione di una serie di delibere quale quella dell’aggiudicazione provvisoria della gara da parte della società D.G.S. srl, la delibera di approvazione della gara relativa alla locazione ed all’aggiudicazione definitiva in favore della D.G.S. srl. Si contesta a Giuseppe Romano anche di aver “acconsentito alle integrazioni dell’iniziale offerta di locazione (immobile di 466 metri quadri di superficie ad un canone annuo di 45.600,00 euro rispondente alle esigenze dell’ente) giungendo a locare l’intero immobile per una superficie di 828 metri quadri ed 80mila euro di canone annuo”.

Emilio Minasi, Giuseppe Raffele e Luciano De Pascali rispondono invece di concorso in abuso d’ufficio in qualità di membri della commissione di gara. Avrebbero omesso, secondo la Procura, di effettuare i dovuti controlli in ordine alla veridicità di quanto dichiarato dalla D.G.S. srl nonché sull’effettivo possesso da parte della medesima società dei requisiti previsti dal bando di gara, non rilevando la mancanza in capo alla società della proprietà dell’immobile offerto in vendita.

Antonino Daffinà viene chiamato in causa quale commissario straordinario dell’Aterp dal novembre 2011 all’aprile 2015. Gli viene contestato di non essersi astenuto dalla procedura di acquisto dell’immobile sede dell’Aterp di via Macchiavelli dalle eredi Cannatelli, prendendo accordi con le proprietarie e concordando con loro il prezzo di acquisto. Vengono poi contestate le procedure dei contratti di locazione dell’immobile ed un certificato di agibilità del palazzo.

Giuseppe Gentile risponde invece quale ex assessore regionale ai Lavori pubblici in concorso con Domenico Pallaria, in qualità di dirigente generale del Dipartimento Lavori pubblici della Regione Calabria. Ad avviso del pm, i due avrebbero violato una serie di norme di legge sui fondi Gescal. In particolare, Pino Gentile – attuale vice presidente del Consiglio regionale della Calabria –  nel 2014 avrebbe proposto alla giunta regionale la modifica della possibilità di utilizzare i fondi Gescal per superare particolari criticità finanziarie nell’ambito di uno specifico “Piano di rientro” capace di giustificare l’utilizzazione transitoria di tali fondi. Sulla delibera in questione, ad avviso degli investigatori, Domenico Pallaria avrebbe dichiarato di aver compiuto l’istruttoria attestandone la regolarità amministrativa “così consentendo lo svincolo dei fondi Gescal destinati invece all’edilizia residenziale e, conseguentemente, il loro utilizzo per l’acquisto della sede dell’Aterp di Vibo. Il tutto – sostiene la Procura – grazie all’induzione in errore della giunta regionale che approvava e sottoscriveva la delibera in oggetto”.

Stessa contestazione viene rivolta ad Antonio Capristo, in qualità di dirigente del Dipartimento Lavori pubblici della Regione, mentre Nicola Bosco, Vito Caglioti, Nicola Barbuto vengono chiamati in causa quali membri del collegio dei revisori dei conti dell’Aterp di Vibo (Barbuto quale presidente, Caglioti e Bosco quali componenti effettivi), nominati per il periodo che va dal 25 marzo 2010 al 5 agosto 2013 con decreto del presidente della giunta regionale. Secondo l’accusa, i componenti del collegio dei revisori dei conti avrebbero omesso di esercitare i loro poteri di controllo su alcune delibere dell’Aterp aventi ad oggetto l’acquisto della sede. Stessa accusa – in relazione però ad altre delibere – anche per Giuseppe Pepe (presidente del collegio dei revisori dei conti) e Michele Montagnese ed ancora Vito Caglioti, nominati revisori dei conti dal 5 agosto 2013 al 5 febbraio 2015. In particolare, a tali ultimi tre indagati viene contestato di aver omesso di vigilare affinchè venissero posti in essere tutti gli adempimenti necessari per l’attuazione del programma di rientro consistente in programmi di investimento indirizzati all’incremento del patrimonio immobiliare utilizzando le economie derivanti dai risparmi annui quantificati in 142.000,00 euro.

Per Serafino Fiamingo, revisore unico dei conti dell’Aterp di Vibo dal 5 febbraio 2015 al 9 maggio 2016, l’accusa è quella di aver omesso di indicare nella relazione sul conto consuntivo dell’esercizio 2014 l’avvenuto acquisto della sede dell’Aterp e l’accensione tra i capitoli di bilancio del debito nei confronti della Regione.

L’aggiudicazione della gara bandita il 22 settembre 2010 dall’Aterp di Vibo per la sede dell’Azienda costa quindi l’accusa di turbata libertà degli incanti a Nazzareno Guastalegname, Antonino Stagno, Giuseppe Maria Romano, Tonino Daffinà, Emilio Minasi, Giuseppe Raffele e Luciano De Pascali.

Altre contestazioni inerenti l’accusa di falso vengono mosse a Domenico Pallaria, Antonino Daffinà, Nazzareno Guastalegname e Antonino Stagno, mentre la contestazione di truffa viene mossa a Giuseppe Gentile, Antonio Capristo, Domenico Pallaria, Antonino Daffinà, Nazzareno Guastalegname e Antonino Stagno.

Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Diego Brancia, Francesco Muzzopappa, Guido Siciliano, Giancarlo Pittelli, Domenico Colaci, Giovanni Spataro, Salvatore Staiano, Giuseppe Varone, Mario Ferraro, Sergio Rotundo, Sabrina Caglioti, Massimo De Pascoli, Francesco Bertuccio, Bruno Anello, Bruno Ganino, Antonio Barilaro. 

In foto dall’alto in basso: Giuseppe Gentile, Domenico Pallaria, Giuseppe Romano, Antonino Daffinà e Michele Montagnese

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