giovedì,Marzo 28 2024

Omicidio del giudice Scopelliti, 17 nuovi indagati fra calabresi e siciliani

La Dda di Reggio Calabria notifica un avviso di garanzia per il delitto eccellente del magistrato ucciso nel 1991 a Villa San Giovanni. L’inchiesta è coordinata dal procuratore Giuseppe Lombardo, già pm a Vibo Valentia

Omicidio del giudice Scopelliti, 17 nuovi indagati fra calabresi e siciliani

Svolta nelle indagini sull’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, ucciso a 56 anni il 9 agosto del 1991 a Villa San Giovanni. La Dda di Reggio Calabria – con il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo – ha notificato un avviso di garanzia nei confronti di 17 indagati, tutti nomi di spicco della ‘ndrangheta calabrese e di Cosa Nostra siciliana. I calabresi indagati sono: Pino Piromalli di Gioia Tauro, detto “Facciazza”, Antonino Pesce di Rosarno, detto “Testuni”, i fratelli Giovanni e Pasquale Tegano di Archi (frazione di Reggio Calabria), l’avvocato Giorgio De Stefano di Reggio Calabria, Vincenzo Zito, Pasquale e Vincenzo Bertuca, tutti di Villa San Giovanni, Santo Araniti di Sambatello, Gino Molinetti di Reggio Calabria. I siciliani indagati sono invece: il latitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro, i catanesi Aldo Ercolano, Marcello D’Agata, Eugenio Galea, Vincenzo Santapaola (nipote del boss Nitto Santapaola), Francesco Romeo e Maurizio Avola. Sono state proprio le dichiarazioni del collaboratore di giustizia catanese, Maurizio Avola, reo confesso di 80 omicidi (fra cui anche quello del giornalista Pippo Fava, ucciso a Catania nel 1984) a riaprire le indagini sull’omicidio del magistrato Antonino Scopelliti di Campo Calabro, ucciso mentre si apprestava a sostenere l’accusa in Cassazione nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra istruito dai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. 

L’avviso di garanzia ricevuto dagli indagati è relativo al conferimento giovedì prossimo da parte dei pubblici ministeri di un incarico peritale per accertamenti tecnici irripetibili su un fucile calibro 12 e di 50 cartucce Fiocchi ritrovati in estate a Catania seguito delle dichiarazioni di Maurizio Avola. I magistrati sono alla ricerca di riscontri: tracce genetiche e balistiche, impronte e prove da mettere a confronto con il frammento della cartuccia ritrovato sul luogo del delitto. Sotto l’esame della procura anche un borsone blu e due buste: una con la scritta “Mukuku casual wear” ed un’altra con la scritta “Boutique Loris via R. Imbriani 137 – Catania”. [Continua dopo la pubblicità]

Scopelliti venne intercettato dai suoi assassini mentre, a bordo della sua automobile, rientrava in paese a Campo Calabro dopo avere trascorso la giornata al mare. L’agguato avvenne all’altezza di una curva, poco prima del rettilineo che immette nell’abitato di Piale, una frazione di Villa San Giovanni. Gli assassini, almeno due killer a bordo di una moto, appostati lungo la strada, spararono con fucili calibro 12 caricati a pallettoni. La morte del magistrato, colpito con due colpi alla testa esplosi in rapida successione, fu istantanea. L’automobile, priva di controllo, finì in un terrapieno. 

In passato, sulla scorta di altri 17 collaboratori di giustizia (i calabresi Giacomo Lauro e Filippo Barreca, fra i principali) si sono celebrati a Reggio Calabria due processi per l’omicidio del giudice Scopelliti contro la cupola di Cosa Nostra con imputati del calibro di Totò Riina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Filippo Graviano e Nitto Santapaola. In appello sono stati però tutti assolti e la sentenza è passata in giudicato. Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sono state ritenute dai giudici “discordanti” e con notevoli imprecisioni. Quella che non è venuta meno è stata la motivazione di fondo dell’omicidio del giudice Scopelliti: fermare il maxiprocesso a Cosa Nostra giunto in Cassazione, con la ‘ndrangheta che avrebbe commesso materialmente l’omicidio per fare un favore a Cosa Nostra in cambio della mediazione dei siciliani per siglare la pace fra le opposte fazioni della ‘ndrangheta di Reggio Calabria (il cartello dei De Stefano-Tegano-Libri schierato contro i Condello-Imerti-Rosmini-Serraino) che dal 1985 al 1991 ha provocato quasi 700 morti ammazzati. A far riaprire ora le indagini sull’omicidio di Antonino Scopelliti, oltre alle dichiarazioni del catanese Maurizio Avola, anche quelle del killer della cosca De Stefano di Reggio Calabria, Antonino Fiume. A coordinare la nuova inchiesta è il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, in passato alla Procura di Vibo Valentia dove ha coordinato l’inchiesta “Ricatto” sulla Sanitopoli vibonese e il malaffare attorno alla costruzione del nuovo ospedale.    In foto nel riquadro in alto il magistrato Antonino Scopelliti. Nell’articolo dall’alto in basso: il boss di Gioia Tauro Pino Piromalli, il boss di Rosarno Antonino Pesce ed il procuratore Giuseppe Lombardo     LEGGI ANCHE: Le stragi di Cosa Nostra contro lo Stato ed il summit a Nicotera del 1992

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