venerdì,Marzo 29 2024

Narcotraffico: operazione “Meta 2010”, torna libero Giuseppe Topia

Scadenza dei termini massimi di custodia cautelare per il vibonese ritenuto “braccio-destro” ed erede del defunto broker della cocaina Vincenzo Barbieri

Narcotraffico: operazione “Meta 2010”, torna libero Giuseppe Topia

Lascia il carcere e torna totalmente libero per scadenza dei termini di custodia cautelare, Giuseppe Topia, 38 anni, di Vibo Valentia, uno dei principali protagonisti dell’operazione “Meta 2010”, scattata nel novembre del 2011 contro un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale di cocaina. Giuseppe Topia in tale inchiesta – condotta dal Ros di Roma e poi trasferita a Reggio Calabria per competenza territoriale – è stato ritenuto il “braccio-destro” del broker della cocaina, Vincenzo Barbieri, quest’ultimo ucciso nella sua San Calogero nel marzo del 2011. Giuseppe Topia lascia il carcere per decisione della Corte d’Appello di Reggio Calabria la quale – accogliendo un’istanza dell’avvocato Dario Vannetiello del foro di Napoli – ha preso atto del raggiungimento del termine massimo di custodia cautelare alla data del 9 giugno 2019, ordinando la remissione in libertà”. 

Giuseppe Topia è stato condannato in primo e secondo grado a 20 anni di reclusione quale vertice di un’associazione a delinquere finalizzata all’importazione di cocaina dal Sud America. In un caso per un’importazione di 1.200 chili, in un secondo caso per un’altra di mille chili, con un quantitativo di purezza pari al 90%. Il 21 giugno 2016, quindi, la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna e la Corte d’Appello di Reggio Calabria nel nuovo giudizio ha inflitto a Topia la pena di 16 anni di reclusione. Il 29 novembre 2018, però, un altro annullamento con rinvio ad opera della Suprema Corte con il nuovo giudizio di secondo grado che si deve ancora celebrare. Ieri, intanto, la scadenza dei termini massimi di custodia cautelare e da qui la scarcerazione e la rimessione in totale libertà (era detenuto nel carcere di Teramo) dalla quale potrà assistere al processo d’appello. [Continua dopo la pubblicità]

L’operazione “Meta 2010”, scattata nel novembre 2011, ha portato complessivamente al più grosso sequestro di cocaina (ben 2.200 chili) mai effettuato in Europa negli ultimi 20 anni. Giuseppe Topia è stato ritenuto da giudici ed inquirenti come il principale protagonista delle importazioni di cocaina per conto dell’organizzazione di Vincenzo Barbieri, accanto al quale ha operato sino all’omicidio di quest’ultimo (delitto rimasto ad oggi impunito) per poi prendere direttamente in mano ed in prima persona – con accanto Antonio Franzè di Vibo, alias “Platinì” e Giorgio Galiano, genero di Barbieri – le redini dell’organizzazione dedita all’importazione di cocaina dalla Colombia, dal Brasile e dalla Bolivia. 

Sul suo conto aveva di recente reso dichiarazioni importanti anche Raffaele Moscato, killer e vertice del clan dei Piscopisani, che dal marzo 2015 sta collaborando con la giustizia. In particolare, il clan dei Piscopisani sino al 2010-2011 avrebbe investito i propri guadagni nel traffico di cocaina, affidandosi a Vincenzo Barbieri ed al genero Giorgio Galiano. “Mi hanno riferito – ha spiega Moscato a verbale – che Vincenzo Barbieri aveva messo da parte 7, 8 milioni di euro di cui quattro, cinque milioni di euro sono rimasti a Giorgio Galiano perché lui sapeva tutti gli investimenti. Una piccola parte di soldi l’avrebbe data al figlio Francesco e alla figlia, l’ex moglie di Giorgio Galiano stesso. Negli affari della droga sotto Barbieri c’erano Giuseppe Topia e Antonio Franzè. Sotto di loro c’era Giorgio Galiano”. Per capire il giro d’affari mosso con il narcotraffico, secondo la ricostruzione degli inquirenti il solo sequestro nel porto di Livorno di un carico di cocaina avrebbe comportato la perdita per Giuseppe Topia di 400mila euro, mentre Antonio Franzè avrebbe perso 350mila euro e il clan dei Piscopisani centomila euro. La sostanza stupefacente sarebbe partita il 26 gennaio 2011 dalla Bolivia, via Cile, ed imbarcata a bordo di una motonave ed occultata in container contenenti lattine di palmito. Il carico, giunto nel porto di Livorno il 7 aprile 2011, è stato poi sequestrato dai carabinieri del Ros di Roma. In altro caso, invece, la cocaina proveniente dal Sud America doveva essere occultata all’interno di librerie in legno spedite tramite l’aereo cargo in partenza da Bogotà con arrivo a Milano Malpensa il 9 ottobre 2010. I fornitori sud americani, a causa di difficoltà operative, non hanno poi imbarcato la cocaina e per la Cassazione quindi, relativamente a tale importazione, il reato da contestare a Giuseppe Topia era quello di tentata importazione di cocaina. 

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