venerdì,Marzo 29 2024

Una scena da Far West nella faida dei villaggi turistici

Ricostruita la dinamica e il possibile movente del tentato omicidio di Andrea Comerci, imprenditore turistico di Gioia Tauro, che s’inquadra nei contrasti con la famiglia del suo sicario Fabio Condoluci. L’uomo salvo perché la pistola s’inceppò.

Una scena da Far West nella faida dei villaggi turistici

Un’auto di grossa cilindrata ferma ad un passaggio a livello in una rinomata località turistica della costa vibonese e in un pomeriggio d’inizio estate. A bordo c’è Andrea Comerci, 34enne originario di Gioia Tauro che nella zona di Santa Domenica di Ricadi gestisce l’attività turistica di famiglia. Semaforo rosso, sbarra abbassata, il sole che scalda la selva di fichi d’india ai margini della strada e le macchine incolonnate in attesa del transito del convoglio.

Una motocicletta si avvicina all’auto di Comerci, accosta. L’uomo alla guida della moto, volto scoperto, estrae una calibro 45, la punta contro il conducente della Mercedes ed esplode diversi colpi. Comerci, nell’inutile tentativo di ripararsi dalla gragnuola di colpi, è raggiunto alla mano e alla spalla da proiettili di grosso calibro. L’arma però s’inceppa, l’imprenditore si salva. Il suo sicario si dilegua rapidamente nella calura estiva.

«Una scena da Far West». Così l’hanno definita gli inquirenti che oggi hanno esposto in conferenza stampa i risultati di un’indagine partita da quel tentato omicidio del 24 giugno 2015, ricostruendo il contesto nel quale è maturato, arrestando, nella serata di ieri, il presunto responsabile: un 44enne di Cittanova, Fabio Condoluci, anch’egli con interessi nel settore turistico lungo una delle coste più belle d’Italia.

I carabinieri di Tropea, agli ordini del capitano Francesco Manzone, lo hanno scovato in riva allo Stretto, a Reggio Calabria dove risiedeva da qualche tempo, dando così esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Anna Rombolà su richiesta del pm, Filomena Aliberti , giovane sostituto da pochi mesi in trincea a fianco del procuratore capo Mario Spagnuolo.

Il movente di quel tentato omicidio non si esclude possa essere maturato nell’alveo di contrasti mai sopiti nel tempo tra le famiglie Condoluci e Comerci, e riferibili alle attività imprenditoriali che le due famiglie portavano avanti attraverso villaggi turistici confinanti. E concorrenti.

Tentato omicidio Comerci a Ricadi, arrestato il presunto responsabile

Contrasti cruenti, che fanno parlare apertamente gli inquirenti di “faida” e spingono a denominare l’odierna operazione “Villaggio dei dannati”. Conflitto con precedenti drammatici che hanno visto lo stesso Condoluci tentare di uccidere il fratello di Comerci per poi vedere, egli stesso, nel 2012, il proprio di fratello cadere sotto il fuoco dei sicari in un agguato tesogli a Gioia Tauro e ancora rimasto a carico di ignoti.
Una spirale di violenza e furia omicida che avrebbe poi spinto i Comerci a cercare di acquistare un’auto blindata per sfuggire ai possibili agguati.

«Un fatto gravissimo – il tentato omicidio del giugno scorso per il procuratore Spagnuolo – indicativo di una vera e propria barbarie, segnata da altri due fatti di sangue precedenti nelle due famiglie coinvolte. Siamo di fronte a quella che in termini sociologici si chiama “faida” ma che potrebbe assumere, a mio parere, anche risvolti di altro genere. Vicenda comunque gravissima perché maturata con una scena da “Far West” e che non si è risolta con la morte della vittima solo perché la pistola si è inceppata».

Sul piano investigativo, Spagnuolo, affiancato in conferenza stampa anche dal comandante provinciale dell’Arma, Daniele Scardecchia, ha aggiunto: «abbiamo provato l’identità dell’autore con non poche difficoltà, arrivando poi alla richiesta di custodia e, infine, al provvedimento. Bravi gli investigatori, bravissima la giovanissima sostituta, qui da soli due mesi ma che sta dimostrando grandi capacità. La Procura di Vibo è fortunata di avere questi bravi magistrati».

Ancora, una valutazione sul piano socio-economico da parte del procuratore. «Se gli operatori turistici e se il nostro territorio vengono martoriati da vicende di violenza gravissima come questa, è evidente che il turista non si avvicina, ci mancherebbe altro. Non è una buona pubblicità. Lo Stato ha però dimostrato di saper risolvere questo tipo di devianze. Noi non abbiamo reati di sangue ad opera d’ignoti nel Vibonese. Questo grazie ad ottimi investigatori e ad una Procura che fa il suo mestiere».

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