martedì,Marzo 19 2024

Inaugurazione dell’anno giudiziario: «La ‘ndrangheta favorita dalla crisi» -Video

Il presidente della Corte d'Appello di Catanzaro Domenico Introcaso lancia l'allarme sulla grave carenza di magistrati che causa evidenti criticità nel settore penale

Inaugurazione dell’anno giudiziario: «La ‘ndrangheta favorita dalla crisi» -Video

«L’ultimo anno è stato segnato, ancora una volta, dal fenomeno pandemico e dalle ulteriori criticità verificatesi nel corpo della magistratura, nazionale e distrettuale». Così il presidente della Corte d’appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Distretto catanzarese che si è tenuta nell’aula bunker di Lamezia Terme. «Su tale ultimo aspetto – ha proseguito Introcaso – l’onda lunga della crisi continua a disegnare uno scenario di incertezza nell’opinione pubblica, presso la quale l’indice di fiducia in noi magistrati è ridotto al minimo storico, al 30%. Scenario in cui si inseriscono le censure del giudice amministrativo alle nomine del Csm.

Ma le analisi anche interne – ha poi detto – sono parziali e fuorvianti in quanto indirizzate alla soggettivizzazione dei fenomeni, tali da non spiegare le dinamiche di essi. Ritengo che ricondurre gli eventi che hanno interessato il corpus magistratuale a questione etica sia riduttivo. Le decisioni fuori dalle sedi istituzionali e con l’esclusione dei soggetti, laici e magistrati, comportano un deficit inammissibile di democrazia in quanto curvano il potere democratico di scelta del Cms a logiche di lobby. In tale ambito di distorsione dei poteri, correlata ad appartenenza, si inserisce – ha aggiunto il presidente della Corte d’appello di Catanzaro – la corruzione del procedimento elettorale e del consenso, sempre meno ideale e ideologico ma orientato prevalentemente a logiche di convenienza il più delle volte carrieristica. Il contesto cennato delinea dunque non solo e non tanto una questione morale ma una questione di democrazia che in troppi – prima di tutto i magistrati vogliono mettere superficialmente in secondo piano, e sulla bisogna intervenire con la modifica della legge elettorale del Csm».

La legge nell’emergenza

Per Introcaso, inoltre, «la pandemia ha minato la certezza come elemento fondamentale del pensiero occidentale, negando ogni facoltà di previsione e progettualità del futuro. In tale generale contesto mi piace ancora una volta ricordare che il nostro impegno, il nostro ius dicere è stato caratterizzato dall’applicazione delle regole e della legge ordinaria nell’emergenza. Non si è dato luogo a un diritto materiale dell’emergenza, tale da incidere sulle libertà dei cittadini e sui diritti e obblighi, anche nuovi, creati dalla legislazione adottata nell’emergenza, in una prospettiva secondo alcuni di un diritto ‘iperbolico’, di iperproduzione di doveri e diritti. Ebbene – ha spiegato il presidente della Corte d’appello di Catanzaro – il distretto di Catanzaro ha risposto con l’esercizio della giurisdizione nell’emergenza dando in primo luogo risposte alla domanda di giustizia, in modo che gli indici onorari di riferimento e classificazione europea sono risultati positivi in situazione unica in Italia».

«Ridotto arretrato, tempi da primato»

Riferendosi poi all’arretrato il presidente della Corte d’Appello ha sottolineato che «il distretto – Corte di appello e tribunali – lo ha considerevolmente abbattuto, eliminando le sopravvenienze con riduzione dei tempi, così da determinare, per la Corte, indici di primazia nazionale secondo tutti i parametri declinati. In particolare – aggiunge Introcaso – la Corte di appello civile presenta un clearance rate superiore all’unità nel triennio 2017-2019, che si riduce poco sotto l’unità nel 2020, con conseguente lieve incremento delle pendenze finali. La durata media, anche se tende ad aumentare, è inferiore al dato nazionale sia nel 2019 che nel 2020. Anche la percentuale di arretrato civile è minore del dato medio nazionale sia nel 2019 sia nel 2020, anno in cui rappresenta il 32% delle pendenze. La valutazione favorevole si estende all’anno 2021. I tribunali del Distretto riportano valori del clearance rate positivi, con l’eccezione nel 2020 di due uffici. Il disposition time – rileva l’alto magistrato – risulta decisamente superiore al dato medio nazionale, tranne per i tribunali di Cosenza e Crotone. Entrambe queste due sedi, al contrario di altri tribunali, presentano anche una quota di arretrato inferiore alla media».

La carenza di organico

«Nel settore penale le criticità sono addebitabili, in prevalenza, alle croniche e gravi scoperture di organico. Attualmente – spiega Introcaso – la Corte soffre di una scopertura del 25% dei consiglieri, accentuata da un’applicazione extradistrettuale prorogata e da un indice di alternanza dei giudici del 42%. Inoltre negli ultimi anni è aumentato in maniera esponenziale ed è sempre crescente il numero di maxi processi di criminalità organizzata, di trattazione urgente e prioritaria, con impegno di tutti i consiglieri in numerose udienze, di lunga durata spesso anche per la necessità di riaprire le attività istruttorie, con conseguente ripercussione di tale maggiore carico di lavoro – conclude il presidente della Corte d’appello di Catanzaro – sulla fissazione e definizione dei processi ordinari».

«’Ndrangheta favorita da crisi»

«La crisi e le prime provvidenze economiche, di soccorso, hanno innescato il fenomeno criminogenetico proprio delle organizzazioni ‘ndranghetiste» – rileva ancora il presidente della Corte d’appello di Catanzaro.
«I cosiddetti maxi processi, in misura assolutamente prevalente di criminalità organizzata, costituiscono il riflesso processuale delle attività di ‘ndrangheta e delle articolazioni territoriali indicate come locali a diffusione capillare, fondate su nuclei familiari allargati da matrimoni, cosiddetti ‘comparaggi’ in una commistione di elementi comuni: crimine, impresa, rapporti di sangue. Da qui la subcultura della famiglia intesa come espressione personale, lavorativa, criminale. Articolazioni non più locali ma in proiezione nazionale.

Pare utile ricordare – prosegue il presidente della Corte d’appello catanzarese – che i locali di ‘ndrangheta in giudiziale accertamento sono 18 nella provincia di Vibo Valentia, 16 in quella di Catanzaro, 13 a Crotone, 14 nella provincia di Cosenza. Sono di giudiziale accertamento le locali del Nord ovest d’Italia, di proiezione distrettuale, in numero di 45. Dunque, l’esportazione del crimine in zone del centro e del Nord Italia ormai assoggettate alle modalità ‘ndranghetiste di gestione di interi settori dell’economia, della finanza, dell’industria. Il fenomeno origina dalla crisi del mercato del doppio trattato di Maastricht, che ha determinato la ‘rottura’ del sistema economico. Evento traumatico che si realizza, in misura ancora più radicale, con la pandemia, che sconvolge l’organizzazione economico sociale e crea gravissime paralisi nella produzione e nei mercati determinando fenomeni mai riscontrati nell’economia mondiale progredita. In siffatte dinamiche si inseriscono i poderosi interventi conseguenti all’attuazione del Pnrr e alle correlate enormi provvidenze economiche».

Secondo Introcaso «è di primo, giudiziale accertamento l’inserimento della criminalità nell’impresa. La pandemia ha paralizzato le attività, sottratto risorse. Siffatte emergenze globali hanno determinato crisi gravissime nelle imprese commerciali e segnatamente nelle piccole e medie imprese. Le aggregazioni ‘ndranghetiste – rimarca il presidente della Corte d’appello di Catanzaro – nascono e si pongono in una logica di soccorso e in surroga alle istituzioni nel senso che ausiliano l’impresa in difficoltà attraverso la leva del finanziamento e la gestione, attuata con il ricorso al lavoro nero in evasione contributiva, allo smaltimento illecito dei rifiuti. La corruzione del tessuto imprenditoriale non è solo endogena, ma incide anche sull’acquisizione delle provvidenze statali di supporto e finanziamento della crisi. E il cerchio – conclude Introcaso – si chiude, così da corrompere la struttura dell’impresa, la funzionalità di essa, e l’acquisizione delle provvidenze a essa destinate».

«A Catanzaro tra i magistrati più produttivi»

«Non può dubitarsi dell’insostenibilità della durata dei processi in Italia, universalmente conosciuta, ma va ricordato che i magistrati italiani, secondo fonte Cepej del Consiglio d’Europa, sono tra i più produttivi dei 46 paesi esaminati, e quelli di questo Distretto sono a loro volta tra i primi quanto a produttività» – evidenzia il presidente della Corte di appello di Catanzaro.

«Da qui – prosegue Introcaso – la necessità di intervenire sul sistema e non sul parametro – il tempo – estraneo a esso in una opzione di semplificazione del fenomeno, con intervento estraneo e formale di risoluzione delle criticità con l’accetta, lasciando, peraltro, fuori dalla previsione reati gravi e di accentuata lesione dei valori sociali. Il formalismo è un metodo di semplificazione che mal si attaglia a realtà criminali e giudiziarie come la nostra, chiamata ad accertare fenomeni complessi di estensione nazionale e internazionale con tutti i reati a essa collegati».

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