giovedì,Aprile 25 2024

Maxirissa nel carcere di Reggio: coinvolti 50 detenuti, data alle fiamme una cella

Per sedare i disordini è stato necessario anche l'intervento degli agenti penitenziari fuori servizio. Il sindacato Sinappe: «Un film dell'orrore»

Maxirissa nel carcere di Reggio: coinvolti 50 detenuti, data alle fiamme una cella

Un vero e proprio «film dell’orrore»: il sindacato Sinappe, in una nota stampa a firma della segreteria provinciale, definisce così quanto accaduto nel carcere di Arghillà, a Reggio Calabria, dove circa 50 detenuti hanno dato vita ad una maxirissa, all’interno di una saletta durante la fruizione della socialità. «Pare sia stato – specifica Sinappe – un pareggiamento di conti tra detenuti italiani ed extracomunitari». Nello stesso momento, un altro detenuto avrebbe appiccato un incendio all’interno della propria «camera detentiva creando una nube di fumo in tutta la sezione che al propagarsi ha costretto l’immediato spostamento di tutti i detenuti all’area passeggi». [Continua in basso]

Tuttavia, riferisce ancora il sindacato, «grazie al pronto intervento dell’esiguo personale in servizio, ridotto ai minimi termini da una carenza organica che il sindacato ha più volte lamentato, e al tempestivo supporto dato dai colleghi fuori servizio che nell’immediato sono corsi in ausilio, si è riusciti a scongiurare il peggio, operando con prontezza, professionalità e spirito di corpo. Ancora una volta il personale “dalla divisa blu” dell’Istituto ha dimostrato il proprio valore nonostante sia stato abbandonato a sé stesso. Infatti, questi episodi sono solo gli ultimi di una grande “escalation” avvenuta e, purtroppo, in continuo divenire».

La segreteria provinciale del sindacato ricorda inoltre che «negli ultimi mesi il penitenziario è stato lo scenario di aggressioni al personale, disordini in sezione e risse tra detenuti. I promotori delle violenze, i protagonisti delle aggressioni e i soggetti psichiatrici (cui l’istituto non risulta idoneo ad ospitare) tuttavia non vengono trasferiti». Da qui la necessità di interventi non più, visto l’aumento degli episodi violenti, procrastinabile.

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