giovedì,Aprile 25 2024

Narcotraffico: operazione “Ossessione”, 4 condanne in Cassazione

La Suprema Corte giudica inammissibili i ricorsi di quattro imputati giudicati con rito abbreviato. C’è anche Emanuele Mancuso

Narcotraffico: operazione “Ossessione”, 4 condanne in Cassazione
Nel riquadro Emanuele Mancuso

Passano in giudicato quattro condanne per l’operazione della Dda denominata “Ossessione” contro il narcotraffico internazionale. La Cassazione ha infatti dichiarato inammissibili i ricorsi proposti da: Giuseppe Accursio (cl. ’53, nativo di Licata), residente a Mariano Comense, condannato in appello a 2 anni e 8 mesi; Emanuele Mancuso, di 33 anni, di Nicotera, attuale collaboratore di giustizia, condannato ad un mese; Giorgio Mariani, di 53 anni, originario di Genga (An), ma residente a Milano, condannato a 4 anni e 6 mesi; Ivo Menotta, di 42 anni, di Tradate, condannato a 4 anni e 4 mesi.
Per la Suprema Corte, i motivi dedotti da tutti i ricorrenti non rientrano tra quelli per i quali è ammesso il ricorso per Cassazione. La lamentata illegalità della pena prospettata dal ricorrente Emanuele Mancuso non è stata invece ritenuta tale, “dovendo intendersi per pena illegale quella non rientrante nei limiti edittali ovvero quella di specie diversa”. L’operazione Ossessione ha fatto luce su un vasto narcotraffico internazionale coinvolgendo diversi soggetti, oltre ai quattro ricorrenti in Cassazione, giudicato nel giudizio di merito con il rito abbreviato.

Associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti i reati, a vario titolo, contestati. Ad occuparsi dello scarico dello stupefacente in Italia sarebbero stati i Costantino (Salvatore e Fabio) di Nicotera, – che non hanno scelto il rito abbreviato – facendola uscire dai porti e dagli aereoporti. Ruolo di spicco nell’organizzazione anche quello di Giuseppe Campisi di Nicotera, da poco ritornato in libertà dopo aver scontato 30 anni di reclusione per omicidio. Sarebbe stato il referente del clan Mancuso in Lombardia. In tale contesto, le indagini hanno fatto registrare come i vibonesi siano in affari anche con esponenti legati al clan dei Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica, da anni trapiantati nel milanese e nel comasco, in grado di smistare importanti quantità di narcotico in Lombardia. 

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