sabato,Aprile 20 2024

Inefficienze critiche e ritardi al Tribunale di Vibo Valentia

Per avere un giudizio di primo grado per una causa di competenza del settore “Lavoro e Previdenza” si può aspettare anche sei anni. In questa sezione le pratiche ferme sarebbero circa 6.000

Inefficienze critiche e ritardi al Tribunale di Vibo Valentia

La segnalazione è arrivata da una nostra lettrice che, per ovvi motivi, chiede di essere protetta dall’anonimato. Ma i problemi che solleva sono reali e riguardano alcuni magistrati che prestano servizio al Tribunale di Vibo Valentia, e nello specifico nella Sezione civile.

Infatti, ci sarebbero magistrati che «fissano tre udienze tra le ore 9 o 9.30 del mattino, e poi si presentano alle 10.30. E’ troppo facile e semplicistico dire che la “giustizia” in Italia è lenta, come se con il termine giustizia si identificasse qualcosa di astratto. E’ vero che ci sono troppe cause e pochi magistrati ma è anche vero che molti magistrati abusano del potere loro conferitogli dalla legge e non rispettano le regole».

Basta dare un’occhiata al rapporto tra il numero di cause in carico e le sentenze emesse per rendersi conto della situazione in cui versa il tribunale vibonese.

«Uno dei settori più critici – ci scrive la solerte cittadina – è quello “Lavoro e Previdenza”: ci sono cause che dopo 5, ed in alcuni casi 6 anni, sono ancora in primo grado. Sembra assurdo ma i magistrati fissano le udienze anche un anno dopo il deposito del ricorso e quando si arriva alla prima udienza rinviano di 6 mesi in 6 mesi (quando va bene, in alcuni casi anche 8/9 mesi e più) e non decidono mai. Nonostante questa situazione di recente, e per quanto a mia conoscenza fino a tutto il mese di giugno, l’unico magistrato togato presente nella sezione “Lavoro/Previdenza” (fino a febbraio 2014 erano in due) è stata trasferita dal presidente del Tribunale come Gip alla sezione penale».

Risultato: non c’è al momento nessun magistrato togato ma soltanto Got con la conseguenza che in materia di diritto del lavoro non decidono ma stanno rinviando tutte le udienze e continueranno a farlo probabilmente fino al rientro del magistrato togato a luglio. Attualmente risulterebbero, solo per la sezione “Lavoro e Previdenza”, circa 6.000 cause in giacenza.

Quello che lascia davvero sconcertati è «il totale immobilismo e stato di passività che regna ormai da anni: ci dovrebbe essere una vera “rivolta” da parte di tutti i cittadini, avvocati e personale giudiziario. Invece nulla, si subisce e nessuno parla o reagisce in qualche modo. Il più grave di tutti è il settore lavoro: ci sono cause di licenziamento che dopo 3 anni ancora aspettano sentenza. Addirittura cause di licenziamento (legge 92/2012 (cd. “Fornero”) che hanno, o meglio dovrebbero avere, una corsia preferenziale, che dopo due o tre anni sono ancora in fase di opposizione. La legge 92/2012, meglio nota come “Fornero”, ha introdotto un rito speciale per le cause di licenziamento: il primo grado di giudizio è stato “sdoppiato”; vi è una prima fase, sommaria, ed una seconda ed eventuale fase di opposizione, nel merito. L’art. 48 della legge 92/2012 prevede una fissazione della prima udienza “entro e non oltre 40 giorni dal deposito del ricorso” mentre per la seconda fase “entro e non oltre 60 giorni dal deposito del ricorso”. Questo con l’obiettivo di snellire il più possibile le controversie in materia di lavoro. A prescindere dal fatto se un lavoratore abbia o meno ragione comunque ha diritto ad una rapida e celere risoluzione della controversia in virtù dello stato di difficoltà e di non parità contrattuale fra datore di lavoro e prestatore di lavoro. Ancor di più se il licenziamento è stato intimato con la legge 92/2012».

I magistrati della sezione Lavoro, quindi, non avrebbero mai rispettato, e non rispettano, le tempistiche previste dalla sopra citata legge. Questi tempi sarebbero, nella totalità delle cause, triplicati o quadruplicati. E non finisce qui: «Spesso i magistrati arrivano alla prima udienza senza nemmeno essersi studiati e letti i ricorsi, memorie difensive e quant’altro con la conseguenza che poi si trovano “costretti” a rinviare le udienze per studiarsi le cause e capirci qualcosa. Già fissano la prima udienza dopo 7/8 mesi, poi rinviano di altri 7/8 ed il povero lavoratore aspetta e subisce. La legge “Pinto” relativa alla ragionevole durata del processo, riprendendo concetti ed indirizzi giurisprudenziali sanciti dalla corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo e dalla corte costituzionale italiana (sentenza 36/16 depositata il 19 febbraio 2016) ha in pratica stabilito che il limite massimo per una “ragionevole” durata del processo è di 6 anni ma in tutti e 3 i gradi di giudizio (3 anni primo grado, 2 anni appello ed uno cassazione). Con la situazione catastrofica che vi è nel Tribunale di Vibo Valentia potrà succedere, e succederà, che molti avvocati faranno causa al Ministero della Giustizia per “irragionevole” durata del processo con la conseguenza che il Ministero, cioè lo Stato, cioè noi cittadini dovremo pagare spesso per l’inefficienza ed inettitudine di alcuni magistrati».

La lettrice, infine, tiene a precisare che analoga riflessione è stata trasmessa al Ministro della Giustizia Andrea Orlando.

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