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“Blu Notte”: narcotraffico sull’asse Rosarno-Napoli-Filadelfia e San Gregorio, ecco le accuse ai vibonesi

Nell’inchiesta contro il clan Bellocco, il ruolo di Tommaso Anello, dei Maiuri e di Palaia. L’intermediazione con i napoletani, la mancanza di una ‘ndrangheta unitaria a Vibo ed il ruolo dei narcos di San Calogero

“Blu Notte”: narcotraffico sull’asse Rosarno-Napoli-Filadelfia e San Gregorio, ecco le accuse ai vibonesi
Tommaso Anello

Sono tre i vibonesi coinvolti nell’operazione contro il clan Bellocco che ha portato ieri all’esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip distrettuale di Reggio Calabria.
Per narcotraffico è indagato a piede libero il boss di Filadelfia Tommaso Anello, 58 anni, che si trova detenuto per l’operazione antimafia Imponimento della Dda di Catanzaro. Tommaso Anello è in particolare accusato di aver ceduto ai fratelli Gabriele Ursino e Luigi Ursino di Locri (figli del boss Natale Ursino) dieci chili di marijuana al prezzo di 2.300 euro al chilo. Per il gip, tuttavia, nel caso della contestazione rivolta a Tommaso Anello non si può dire essere stata “raggiunta la gravità indiziaria per il delitto di cessione di sostanze stupefacenti in quanto fondata esclusivamente sulla conversazione del 14 giugno 2020 tra Francesco Benito Palaia e Gaetano Palaia (cl. 76) nel corso della quale il primo raccontava al secondo l’esito dell’incontro avuto con i trafficanti di Platì e Locri per cercare di risolvere la questione legata al mancato pagamento dello stupefacente da parte di Benito Palaia e Pietro Bellocco”. [Continua in basso]

L’intermedizione dei vibonesi con i napoletani

Francesco Benito Palaia

In carcere per narcotraffico sono invece finiti Antonio Maiuri, 74 anni, nativo di Ascea, nel Salernitano, ma da anni residente a Vibo Valentia e, da ultimo, a San Gregorio d’Ippona, e il figlio Giuseppe Maiuri, 38 anni. Secondo l’accusa, Francesco Benito Palaia di Rosarno, in concorso con Antonino Biondo di Rosarno, avvalendosi dell’intermediazione di Antonio Maiuri e Giuseppe Maiuri, avrebbe venduto a un soggetto proveniente da Napoli (non meglio identificato) – che l’acquistava per la successiva rivendita – un quantitativo pari a cinque chilogrammi di cocaina al prezzo di 25.000 euro al chilogrammo (parte di una più ampia partita di 6 chilogrammi custodita presso l’abitazione di un soggetto ignoto residente a Roma). La contestazione è aggravata dall’agevolazione al clan Bellocco di Rosarno.

Il legame Maiuri-Palaia

Già coinvolto nell’operazione antidroga denominata “Panama”, Antonio Maiuri da tempo si è trasferito a San Gregorio d’Ippona. La conoscenza di Francesco Benito Palaia con Maiuri si sarebbe consolidata nell’ambiente carcerario, dove i due avevano trascorso un comune periodo di detenzione all’interno del medesimo istituto penitenziario. In data 3 dicembre 2019 Antonio Maiuri Antonio, insieme al figlio Giuseppe Maiuri, avrebbe raggiunto l’abitazione di Francesco Benito Palaia a Rosarno. Il colloquio tra i tre soggetti, registrato in modalità ambientale, avrebbe permesso di appurare come la compravendita del carico di cocaina fosse il motivo che aveva spinto i due Maiuri a raggiungere la casa di Palaia. Dalla captazione sarebbe emerso anche il loro ruolo rivestito dai Maiuri, vale a dire quello di intermediari in favore di altri soggetti di origine campana (e in particolare della zona di Napoli), zona di origine del Maiuri.

Palaia: «’Ndrangheta vibonese senza struttura gerarchica»

Il tema della discussione appariva evidente anche sulla scorta di un digressione effettuata da Palaia con riguardo alla ‘ndrangheta della zona di Vibo Valentia, la quale – a suo dire – non si era mai dotata di una struttura gerarchica forte e di una linea di comando unitaria, a differenza di quanto invece si era realizzato nei centri limitrofi di Piscopio e Sant’Onofrio. Era per questa ragione che Francesco Benito Palaia asseriva di non aver mai voluto intraprendere alcun tipo di affare con soggetti appartenenti al contesto criminale di Vibo Valentia e “preferiva invece interfacciarsi con soggetti non afferenti a quello specifico contesto criminale, come stava facendo per il traffico di droga in fase di realizzazione attraverso l’intermediazione dei Maiuri.

Maiuri e i narcos di San Calogero

Il defunto Vincenzo Barbieri

Che la presenza dei Maiuri a casa di Palaia fosse finalizzata all’approvvigionamento dello stupefacente emergeva anche dall’affermazione di Antonio Maiuri riguardante i canali di rifornimento cui era solito rivolgersi prima di entrare in affari con Francesco Benito Palaia, vale a dire i canali rappresentati dalle figure di narcotrafficanti di San Calogero tra i quali spiccavano le figure di Barbieri Vincenzo e Ventrici Francesco (“Io all’epoca prima di venire qua andavo sempre da coso .. a San Calogero .. “,”Da Barbieri..”, “Ventrici”, “Zinnà”). Vincenzo Barbieri è stato ucciso in un agguato nel marzo del 2011 (omicidio ad oggi impunito), mentre Francesco Ventrici si trova in carcere per condanne definitive legate al narcotraffico.

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