venerdì,Marzo 29 2024

Omicidio Piccione: le dichiarazioni di Grillo e Polito nell’esame degli investigatori dell’Arma

Deposizione dei carabinieri Valerio Palmieri, Giovanni Migliavacca e Marco Montemagno. Dalle rivelazioni dei collaboratori Mantella e Arena sino alla ricostruzione di tutta l’attività di indagine sul delitto del geologo che sarebbe stato deciso dai vertici del clan Lo Bianco

Omicidio Piccione: le dichiarazioni di Grillo e Polito nell’esame degli investigatori dell’Arma
Nel riquadro Filippo Piccione
Salvatore Lo Bianco (“U Gniccu”)

Terza udienza dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro (presidente Alessandro Bravin) per il processo che mira ad accertare le responsabilità sull’omicidio dell’imprenditore e geologo Filippo Piccione, ucciso in via Dante Alighieri a Vibo Valentia domenica di carnevale del 21 febbraio 1993, intorno alle ore 21.15. Due gli imputati: Salvatore Lo Bianco, 50 anni, detto “U Gniccu” (già in carcere per Rinascita Scott) e il cugino Rosario Lo Bianco, 52 anni, detto “Sarino Pompa” (genero del defunto boss Carmelo Lo Bianco, detto “Sicarro”). Gli avvocati Giuseppe Orecchio e Vincenzo Gennaro difendono Salvatore Lo Bianco, l’avvocato Patrizio Cuppari assiste invece Rosario Lo Bianco).

A deporre in aula sono stati tre investigatori di primo piano dell’Arma. In particolare – rispondendo alle domande del pm Veronica Calcagno – è stato il tenente colonnello dei carabinieri Valerio Palmieri (già alla guida del Nucleo Investigativo di Vibo) che in oltre dure ore di esame (e poi controesame da parte delle difese) ha ripercorso tutta l’attività investigativa che ha portato alla riapertura delle indagini su un omicidio rimasto sino ad oggi impunito. Il teste ha spiegato che fondamentali per la riapertura del caso si sono rivelate le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella che ha indicato agli investigatori i mandanti e gli esecutori del fatto di sangue.

Quindi anche le dichiarazioni rese successivamente dal collaboratore di giustizia, Bartolomeo Arena, anche lui di Vibo Valentia, hanno un loro specifico peso nella ricostruzione degli eventi.  Il tenente colonnello, Giovanni Migliavacca – comandante dei carabinieri del Ros di Catanzaro – ha invece spiegato in aula l’importanza delle dichiarazioni rese sull’omicidio Piccione da Antonio Grillo, alias “Totò Mazzeo”, di Vibo Valentia, da tempo deceduto, e che aveva iniziato una clamorosa collaborazione con la giustizia. In questo caso sono già stati acquisiti sin dalla scorsa udienza sia i verbali con le accuse di Antonio Grillo in ordine alle responsabilità per l’omicidio di Filippo Piccione e sia i verbali con le sue ritrattazioni. E’ toccato quindi al maggiore Marco Montemagno spiegare la rilevanza delle dichiarazioni rese da Carmelo Polito, per un determinato periodo detenuto nella stessa cella con Salvatore Lo Bianco dal quale avrebbe appreso alcuni elementi importanti in relazione all’omicidio Piccione. [Continua in basso]

Le dichiarazioni di Carmelo Polito

Carmelo Polito
Antonio Grillo

Carmelo Polito è stato ucciso all’età di 48 anni l’1 marzo 2011 in pieno centro abitato a San Gregorio d’Ippona con cinque colpi di pistola calibro 7,65 davanti agli occhi del figlio di sei anni, miracolosamente scampato all’agguato. Il 10 maggio 2007 Carmelo Polito aveva manifestato ai carabinieri l’intenzione di voler collaborare con la giustizia. Pur non sottoscrivendo il verbale di spontanee dichiarazioni, Polito aveva riferito in merito all’omicidio di Filippo Piccione. “Mentre ero detenuto nel carcere di Vibo nel 2003 per una rapina – aveva dichiarato Polito – ricordo che ero in una stanza sita al primo piano e lì ho conosciuto Salvatore Lo Bianco, detenuto nello stesso piano. Io e Salvatore Lo Bianco abbiamo instaurato un rapporto di amicizia e nel tempo mi ha confidato di essere l’autore dell’omicidio di Piccione. Non mi ha detto né il luogo, né le modalità dell’omicidio, anche perché io non ero interessato ai fatti e quindi non gli ho chiesto nulla. Lo Bianco ha ucciso Piccione perché a suo dire quest’ultimo gli aveva ucciso il fratello in località Nasari tra Vibo Valentia e San Gregorio d’Ippona. Lo Bianco per quanto attiene l’omicidio del fratello mi disse che Piccione non voleva uccidere lui ma un altro fratello con il quale aveva avuto dei dissidi per un terreno, ma per errore ha ucciso un fratello invece dell’altro. Lo Bianco mi disse che il fratello, quando è stato ucciso, si trovava a bordo di una motoape”.

Rosario Lo Bianco

Carmelo Polito non ha poi confermato un anno dopo tali dichiarazioni ma le stesse risultano concordanti – come spiegato in aula dal teste dell’accusa Montemagno – con quelle rilasciate da Andrea Mantella, Antonio Grillo, Bartolomeo Arena e Giuseppe Scriva. Prossima udienza il 14 marzo del prossimo anno per sentire gli operanti di polizia giudiziaria che nel 1993 hanno condotto le indagini sull’omicidio di Filippo Piccione.
Le persone offese sono state individuate dalla Dda di Catanzaro in Concetta Maria Valente (moglie di Filippo Piccione), Francesca Piccione, Gianluca Piccione, Rocco Piccione, Domenico Piccione, Elisabetta Piccione (figli della vittima), tutte parti civili nel processo con gli avvocati Francesco Gambardella e Danilo Iannello.

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