sabato,Aprile 20 2024

Mario Spagnuolo saluta Vibo dopo 8 anni: «Cercata sempre la verità»

Intensa e partecipata cerimonia questa mattina in Procura. Il magistrato, che giovedì s’insedierà a Cosenza, nel suo intervento di commiato ha detto: «Nella società vibonese esistono germogli preziosi la cui crescita si ha il dovere di favorire»

Mario Spagnuolo saluta Vibo dopo 8 anni: «Cercata sempre la verità»

Si è congedato questa mattina, nel corso di una partecipata cerimonia svoltasi al Tribunale di Vibo Valentia, il procuratore capo Mario Spagnuolo che, da giovedì 30 giugno, prenderà servizio presso la Procura di Cosenza, sua città d’origine.

Alla cerimonia di commiato hanno preso parte numerose autorità civili, militari e religiose, personale del Tribunale di Vibo Valentia, avvocati, magistrati, esponenti della società civile. Una cerimonia in cui non sono mancati momenti intensi quando, da più parti, è stato rimarcato il valore dell’operato di Spagnuolo alla guida degli uffici giudiziari vibonesi e sono stati ripercorsi gli otto anni del suo mandato.

Intensità alla quale non si è sottratto neppure il diretto interessato che ha ascoltato con visibile emozione le parole proferite al suo indirizzo dal vescovo Luigi Renzo, dal sindaco di Vibo Elio Costa, dal presidente dell’Ordine provinciale degli avvocati Antonio Pontoriero, dal presidente del Libero foro Marcello Colloca, dal presidente della Camera penale Mario Bagnato, dal già presidente del Tribunale Roberto Lucisano, dalla presidente della sezione penale Lucia Monaco, dal presidente del Tribunale Alberto Filardo, da Paola Prestinenzi in rappresentanza dei Vice procuratori onorari, dal sostituto procuratore Barbara Buonanno, dalla responsabile della segreteria amministrativa Teresa Valentini.

Quindi la volta di Spagnuolo che, nel suo intervento, ha avuto una parola di ringraziamento per quanti lo hanno, a vario titolo, affiancato negli anni alla guida della Procura, non prima di tracciare un suo personale resoconto. «Anche per me è arrivato il tempo di andare – ha detto -, e continuare un lungo viaggio che mi porterà ad “Itaca” e poi chissà dove». Un viaggio che ha fatto tappa a Vibo per otto anni, nei quali, ha aggiunto, «ho cercato un confronto aperto e un dialogo costante con le autorità civili, militari, religiose, con il mondo della autonomie locali. Ci sono, nella società vibonese – ha affermato -, germogli preziosi la cui crescita si ha il dovere di favorire: le persone che animano eventi culturali di assoluto rilievo; il mondo dell’associazionismo; il mondo della scuola, vera e propria élite nel senso “gramsciano” del termine».

Poi i saluti «agli amici del circolo del tennis, che hanno alleviato la malinconia di molte serate lontano dagli affetti più cari; al Foro vibonese e tutti gli esponenti degli ordini professionali presenti; alle forze dell’ordine, spesso rimaste in ombra; ai componenti delle sezioni di Polizia giudiziaria della Procura che, seppure in pochi, hanno affrontato indagini complesse con esiti felici, sviluppando professionalità eccellenti; ai carabinieri della mia scorta, con loro ho trascorso momenti difficili, ma molti altri me li hanno evitati».

Quindi il ringraziamento ai colleghi e, in particolare a Roberto Lucisano e Fabio Regolo, attualmente rispettivamente in forza alla Corte d’appello di Reggio Calabria e alla Procura di Catania. «Insieme – ha affermato Spagnuolo -, qui a Vibo abbiamo scritto pagina importante della nostra vita, mossi tutti da un comune valore fondante: l’etica del dovere che si traduce nell’applicazione della legge in senso costituzionalmente orientato. Qualcuno, esagerando, ha parlato di “Primavera di Vibo”, di nuovo modello. Niente di tutto questo, solo il dovere di un giudice di tutelare i diritti dei commercianti vibonesi onesti, degli imprenditori onesti, dei professionisti onesti, dei soggetti deboli, di chi subisce violenza e sopraffazione. Questo abbiamo cercato di fare, questo è il nostro dovere di magistrati. Chi non è stato d’accordo, chi ha insinuato e malignato, si manifesta inequivocabilmente per essere un sodale di quella minoranza violenza e arrogante, fuori della legge, che illecitamente ha condizionato e continua a condizionare lo sviluppo democratico, la crescita sociale, culturale ed economica della società vibonese».

In conclusione il saluto commosso ai suoi più stretti collaboratori. «A tutti i sostituti che si sono avvicendati in questi anni; alle mie giovanissime colleghe (i sostituti procuratori Barbara Buonanno, Benedetta Callea, Claudia Colucci, Concettina Iannazzo, Filomena Aliberti, ndr). Osservandole lavorare ho pensato che c’è un futuro per la magistratura italiana; alle mie collaboratrici Teresa Valentini, Maria Felicetta Crupi, Maria Serafina Manfrida e una per una alle persone che hanno reso un impersonale ufficio un microcosmo in cui ci siamo confrontati ogni giorno nel rispetto reciproco».

Concludendo: «Aggiungo solo una cosa, quella detta e scritta dagli ispettori ministeriali: “la Procura di Vibo è uno dei migliori uffici di Procura d’Italia”. Tutto questo è avvenuto grazie a voi tutti, al vostro lavoro. Io ne sono orgoglioso e felice».

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