Limbadi: iniziata la demolizione di un immobile abusivo del boss Diego Mancuso
In un terreno confiscato e limitrofo il Comune sta completando i lavori per la realizzazione di una casa famiglia. Il materiale del manufatto demolito verrà riutilizzato quale sottofondo per le stradine interne
E’ iniziata questa mattina a Limbadi, e proseguirà pure nelle giornate di martedì e mercoledì, la demolizione di un fabbricato abusivo nella disponibilità del boss della ‘ndrangheta Diego Mancuso, 70 anni, attualmente detenuto in quanto arrestato nel gennaio scorso per associazione mafiosa ed estorsioni nell’ambito dell’operazione denominata Olimpo. L’immobile abusivo si trova in un terreno in località Petti di Razza, per complessivi sei ettari, confiscato al clan Mancuso. Sullo stesso si erge anche una casa famiglia per il recupero di soggetti svantaggiati, con annessa masseria per la promozione dei prodotti tipici locali. La casa famiglia è stata costruita in questi anni con un finanziamento di circa 600mila euro ed i lavori – in fase di completamento – sono stati appaltati dal Comune di Limbadi nel novembre del 2020 ad una ditta di Benestare, in provincia di Reggio Calabria. Il materiale del manufatto demolito non verrà smaltito altrove ma sarà riutilizzato come sottofondo di stradine interne al terreno stesso dove è prevista, attraverso un altro intervento, la realizzazione di un orto botanico. Erano presenti l’impresa aggiudicataria dei lavori, il sindaco, i carabinieri della stazione di Limbadi e personale dell’ufficio tecnico e vigilanza del Comune. In passato l’immobile, oggi oggetto di un inizio di demolizione, era stato assegnato all’associazione antimafia “Riferimenti” che aveva però poi rinunciato alla gestione – non essendo mai riuscita a mettere piede nell’edificio rimasto in mano a familiari di Mancuso – restituendolo al Comune. Diego Mancuso dopo aver scontato le condanne definitive per le operazioni Dinasty e “Batteria”, negli ultimi anni da Limbadi si era trasferito in un residence di Santa Maria di Ricadi. Da lì avrebbe ripreso – secondo l’inchiesta Olimpo – a controllare gli affari illeciti nella zona di Capo Vaticano spingendosi sino a Tropea. E’ ritenuto da sempre uno dei personaggi di spicco dell’omonimo clan, fratello di Giuseppe (cl ’49, alias ‘Mbrogghja), Pantaleone (detto l’Ingegnere), Francesco (detto Tabacco) e Rosaria (in carcere per la’utobomba di Limbadi che ha provocato il decesso del biologo Matteo Vinci).
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