giovedì,Febbraio 13 2025

‘Ndrangheta nelle Preserre vibonesi: rideterminate le pene in appello per sette imputati

Non aveva retto in Cassazione l’aggravante mafiosa nell’operazione “Black Widows” e da qui il nuovo processo di secondo grado. Luce anche sul tentato omicidio di Giovanni Nesci e del fratello dodicenne avvenuto nel 2017 a Sorianello

‘Ndrangheta nelle Preserre vibonesi: rideterminate le pene in appello per sette imputati
viola inzillo
Viola Inzillo

Sentenza di secondo grado nel processo nato dall’operazione antimafia denominata “Black Widows” che mira fra l’altro a far luce sul tentato omicidio di Giovanni Nesci e del fratello dodicenne (affetto dalla sindrome di down) commesso il 28 luglio 2017 a Sorianello. La sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro (presidente Abigail Mellace, giudici Carlo Fontanazza e Barbara Saccà) arriva dopo un precedente annullamento con rinvio sull’aggravante mafiosa ad opera della Cassazione che si era pronunciata il 5 maggio 2023.
Questa la nuova sentenza di secondo grado: 4 anni e 2 mesi (più 6.500 euro di multa) per Rosa Inzillo, di 56 anni, di Sorianello (5 anni e 8 mesi nel precedente giudizio di secondo grado); 4 anni e 6 mesi (più 7.800 euro di multa) per Viola Inzillo, di 58 anni, nativa di Sorianello ma residente a Gerocarne (6 anni nel precedente giudizio di secondo grado); 4 anni e 4 mesi per Michele Nardo, di 53 anni, di Sorianello (5 anni e 8 mesi nel precedente giudizio d’appello); 6 mesi (più 1.400 euro di multa) per Teresa Inzillo, di 61 anni, di Gerocarne (2 anni e 4mila euro nel precedente giudizio di secondo grado); 2 anni e 8 mesi Ferdinando Bartone, (più 4mila euro di multa), 25 anni, di Gerocarne (4 anni nel precedente giudizio di secondo grado); 2 anni Salvatore Emmanuele (più 4mila euro di multa), di 30 anni, di Gerocarne (4 anni nel precedente giudizio di secondo grado); 5 mesi e 10 giorni per Maria Rosaria Battaglia, di 87 anni, di Sorianello (10 mesi e 20 giorni nel precedente giudizio di secondo grado). La Corte d’Appello di Catanzaro ha poi sostituito la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici con quella dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni nei confronti di Rosa Inzillo, Viola Inzillo e Michele Nardo. Revocata infine la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici nei confronti di Salvatore Emmanuele e Ferdinando Bartone.

Non erano state invece appellate in Cassazione le assoluzioni del secondo grado che interessavano: Vincenzo Cocciolo, 35 anni, di Gerocarne, Antonio Farina, 48 anni, di Soriano, Domenico Inzillo, 68 anni, di Sorianello ma residente a Francica, Gaetano Muller, 24 anni, di Sorianello (difeso dall’avvocato Di Renzo) e Michele Idà, 26 anni, di Gerocarne (difeso dall’avvocato Di Renzo).

Le accuse

Rosa Inzillo

Secondo l’accusa, Antonio FarinaRosa Inzillo, Michele Nardo e Bruno Lazzaro (successivamente ucciso) avrebbero concorso nel tentato omicidio di Giovanni Nesci e del fratello dodicenne.
Rosa Inzillo e Michele Nardo avrebbero avuto il ruolo di concorrenti morali del fatto di sangue, quali istigatori ed organizzatori del progetto omicidiario, mentre Antonio Farina ed il defunto Bruno Lazzaro sarebbero stati gli esecutori materiali. In particolare, su mandato di Rosa Inzillo e Michele Nardo, Antonio Farina e Bruno Lazzaro si sarebbero posizionati nella tarda serata del 28 luglio 2017 in uno stabile disabitato di Sorianello, su corso Vittorio Emanuele II, di fronte all’abitazione delle persone offese attendendone il rientro ed esplodendo poi al loro indirizzo numerosi colpi di arma da fuoco e, nella specie, almeno quattro colpi di fucile calibro 12 e 9 colpi di pistola calibro 9.   
Ai tre imputati venivano anche contestati i reati di ricettazione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco: il fucile calibro 12 marca Breda, compendio di un furto consumato a Stoppiana (Vc) il 13 febbraio 2011, e la pistola calibro 9 usata contro i fratelli Nesci.

Michele Nardo

Altri reati in materia di detenzione e porto illegale di armi (un’arma corta non meglio identificata e il relativo munizionamento calibro 7,65) venivano contestati al solo Michele Nardo, mentre lo stesso Michele Nardo e Vincenzo Cocciolo erano accusati di detenzione e porto illegale di armi.  Rosa Inzillo, Teresa Inzillo e Maria Rosaria Battaglia dovevano poi rispondere del reato di detenzione illegale di un’arma da fuoco corta non meglio identificata, “originariamente posseduta da Rosa Inzillo e poi ceduta a Battaglia Maria Rosaria”. Michele Nardo, Rosa Inzillo, Viola InzilloAntonio Farina, Salvatore Emmanuele e Ferdinando Bartone erano quindi accusati – in concorso con il defunto Bruno Lazzaro – di aver ostacolato l’identificazione della provenienza delittuosa di un’autovettura Fiat Punto (in ragione dell’assenza del numero di telaio), rinvenuta e sequestrata in data 23 gennaio 2018.  Con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di mettere a segno il progetto omicidiario in danno di Giovanni Nesci e con l’ulteriore aggravante di essersi avvalsi del contributo causale del figlio minore di Rosa Inzillo.  Alla sola Viola Inzillo venivano poi contestate una serie di ipotesi di reato legate alla detenzione illegale di un fucile da usare contro Giovanni Nesci, arma nascosta in concorso con il defunto Bruno Lazzaro, così come una serie di munizioni.  

Salvatore Emmanuele

Infine, Michele Nardo, Antonio Farina, Vincenzo Cocciolo, Gaetano Muller, Domenico Inzillo e Michele Idà erano accusati di detenzione e porto in luogo pubblico di un fucile Franchi automatico provento di un furto commesso a Montù Beccaria (Pv) l’8 maggio 2012, nonché di ulteriori armi e munizioni.  Materiale risultato inizialmente nella disponibilità di Michele Nardo e Antonio Farina, i quali l’avrebbero ceduto successivamente a Gaetano Muller che lo avrebbe custodito, a sua volta, tramite Michele Idà.  Con l’aggravante di aver commesso il fatto per mettere a segno il progetto omicidiario in danno di Giovanni Nesci. Tutti i reati erano aggravati dalle finalità mafiose.  
Nel collegio di difesa sono stati impegnati gli avvocati: Francesco Sorrentino per Salvatore Emmanuele, Francesco Montali per Ferdinando Bartone, Nazzareno Latassa (Viola Inzillo, Michele Nardo, Teresa Inzillo, Maria Rosa Battaglia), Nicola Cantafora (Ferdinando Bartone), Vincenzo Cicino (Viola Inzillo), Salvatore Staiano (Michele Nardo e Rosa Inzillo), Marcello Scarmato (Teresa Inzillo e Maria Rosa Battaglia). L’inchiesta – portata a termine dalla Squadra Mobile di Vibo – è stata coordinata dal pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci (che ha rappresentato in aula l’accusa in primo grado), e dal pm della Procura di Vibo Valentia, Filomena Aliberti, applicata per questa inchiesta all’antimafia.

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