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Processo Imponimento, il pentito Angotti denunciato dall’ex consigliere provinciale Fraone: «Su di me bugie per avere uno sconto di pena»

Dopo l’assoluzione irrevocabile arriva l’esposto al Tribunale di Lamezia con la richiesta di indagare sul collaboratore di giustizia: «Ha detto che avrei pagato il clan Anello per fare campagna elettorale in collegi diversi da quello in cui mi ero candidato»

Processo Imponimento, il pentito Angotti denunciato dall’ex consigliere provinciale Fraone: «Su di me bugie per avere uno sconto di pena»
Domenico Fraone assolto in via definitiva

Ora che l’assoluzione è diventata definitiva, l’ex consigliere provinciale di Vibo Valentia Domenico Fraone denuncia l’uomo che lo ha accusato nel processo Imponimento. Fraone mette nel mirino le dichiarazioni di Giovanni Angotti che definisce «evidentemente e manifestamente false» e «rese al solo scopo di ottenere i benefici derivanti dalla posizione di collaboratore di giustizia e di ottenere sconti di pena». 

La denuncia, diffusa dall’avvocato Francesco Matteo Bagnato, difensore dell’ex consigliere provinciale, porta la data di oggi, 31 agosto: Fraone ipotizza per Angotti i reati di falsa testimonianza, calunnia e scambio elettorale politico-mafioso perché nel troncone con rito ordinario del processo Imponimento, all’udienza del 10 dicembre 2021, avrebbe accusato «con dichiarazioni evidentemente e manifestamente false Domenico Fraone di essere stato eletto alle elezioni del 2008 nella carica di consigliere della Provincia di Vibo Valentia a seguito di un accordo con la consorteria Anello in base al quale gli Anello gli avrebbero procurato voti in cambio di soldi ed altri lavori». 

Che le dichiarazioni siano false è, per Fraone, confermato dalla sentenza irrevocabile emessa dal Tribunale di Catanzaro, che ha assolto l’ex consigliere provinciale dai reati contestati perché il fatto non sussiste. 

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Fraone riporta nella denuncia alcuni passaggi della sentenza: «In merito, occorre evidenziare che l’appoggio elettorale della cosca in favore dell’imputato si desume esclusivamente dal dichiarato del collaboratore di giustizia il quale, però, è privo di riscontri individualizzanti, né tanto meno può considerarsi tale la successiva vittoria elettorale di Fraone». 

«Le dichiarazioni di Angotti – continua l’ex consigliere provinciale – sono mendaci, intrinsecamente contraddittorie, inverosimili e non supportate da alcun elemento di riscontro esterno individualizzante». Angotti, che, riporta la denuncia, sarebbe stato «allontanato da Filadelfia a seguito di gravissimi maltrattamenti ai danni dei suoi familiari» si sarebbe autoaccusato «di reati di stampo mafioso» e avrebbe calunniato «estranei» per «ottenere i benefici derivanti dalla posizione di collaboratore di giustizia e ottenere sconti di pena». 

L’imputato assolto evidenzia poi che il pentito «ha riportato una condanna alla pena di 4 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso, nonostante a suo dire lo stesso avrebbe sparato alle gambe ignoti elettori, per procurare voti a Fraone». 

L’ex consigliere provinciale ricorda che, all’epoca dei fatti raccontati dal collaboratore di giustizia, era candidato nel collegio uninominale di Filadelfia «e pertanto solo a Filadelfia poteva essere votato». Angotti, invece, nelle sue dichiarazioni spiegava di aver girato «con Tommaso Anello Maierato, Pizzo e quasi tutti i paesi della provincia di Vibo Valentia per recuperare voti». Per Fraone «sarebbe assolutamente illogico ritenere che un candidato avrebbe pagato una consorteria per procacciargli dei voti e che la stessa consorteria avrebbe potuto svolgere una cruenta campagna elettorale in favore di candidati concorrenti in altri collegi». Altra accusa «gravissima» è quella sostenuta da Angotti per la quale il politico avrebbe «pagato la consorteria in cambio di voti raccolti anche con modalità violente, quali incendi di auto, percosse, e addirittura gambizzazione di elettori mediante colpi di armi da sparo». Rispetto a questa accusa, il pentito non sarebbe stato «in grado di indicare il nominativo di un solo elettore vittima di tali gesti».  

«Ovviamente – continua la denuncia – solo calunnie agli atti del processo, le dichiarazioni del “collaboratore di giustizia” non trovano alcun riscontro, non esiste alcun incendio di auto, nessuna percossa, nessuna gambizzazione mediante colpi di armi da sparo». 

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