giovedì,Aprile 25 2024

Avvocati in sciopero, le ragioni della Camera penale di Vibo

Contestata la riforma di abolizione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado: «Il rischio è di trovarsi “imputati per sempre”»

Avvocati in sciopero, le ragioni della Camera penale di Vibo

Anche gli avvocati vibonesi sono in sciopero per contestare la riforma che prevede l’abolizione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Una riforma che la Camera penale “Francesco Casuscelli” di Vibo Valentia, presieduta da Giuseppe Mario Aloi, nel motivare le ragioni dell’astensione dalle udienze, non esita a definire incostituzionale. Una rappresentanza del sodalizio vibonese ha preso parte al congresso straordinario di Taormina dello scorso weekend, in cui si è dibattuto, appunto, della riforma che dovrebbe entrare in vigore dal primo gennaio 2020. [Continua dopo la pubblicità]

«Come si potrebbe logicamente sostenere – si chiedono i penalisti – che non si vìola il principio costituzionale se non si stabilisce un tempo entro cui il processo dovrà essere definito? La previsione dell’abolizione della prescrizione, infatti, potrebbe portare, una volta emessa la sentenza di primo grado, ad uno stallo del processo, con la celebrazione del giudizio di appello dopo diversi anni. Infatti, non a caso, il titolo del congresso dei penalisti italiani è stato “Imputato per sempre“. Non vi è chi non veda, se si mettono da parte posizioni soggettive e di scarsa sensibilità giuridica, come una tale situazione arrecherà, inequivocabilmente, gravi pregiudizi sia alla persona offesa del reato, che vedrebbe l’accertamento definitivo con una sentenza pronunciata dopo tanti anni (quanti?) dal fatto, ma anche all’imputato che sarebbe costretto a rimanere sotto processo per un tempo indefinito, con gravi ed intuibili ripercussioni nel campo del lavoro, oltre che sociale e familiare». Questi ed altri sono gli aspetti della riforma che sono stati esaminati e censurati al congresso straordinario da «illustri accademici, vertici della magistratura, nonché dall’avvocatura italiana».

Al congresso sono stati analizzati anche alcuni dati elaborati da Eurispes e Osservatorio che spiegano come «le vere ragioni del ritardo del processo non sono certamente da ravvisare nel comportamento dell’avvocatura». Uno per tutti «il dato che lo stesso ministero comunica, ossia che il 70% dei reati che finiscono in prescrizione matura nel corso delle indagini preliminari, fase in cui il difensore non ha alcuna possibilità di intervenire sul tempo del procedimento». Inoltre bisogna rilevare – sostengono ancora dalla Camera penale di Vibo – che vi sono reati imprescrittibili, come l’omicidio, o altri il cui termine «è molto ampio, per esempio per il sequestro di persona a scopo di estorsione dove vi è una prescrizione di 60 anni, o l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti che si prescrive in 40 anni, o l’associazione di stampo mafioso in 30 anni (tutti al netto dell’aumento dovuto a cause interruttive)».

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