Pizzo, assolti anche in secondo grado dall’accusa di aver realizzato un video pedopornografico
La Corte d’Appello di Catanzaro non rileva elementi per arrivare all’affermazione della penale responsabilità e respinge il ricorso della Procura di Vibo. Il pm in primo grado aveva chiesto la condanna a 6 anni

La Corte d’Appello di Catanzaro (Carlo Fontanazza presidente, giudici Abigail Mellace e Barbara Saccà) ha rigettato il ricorso della Procura di Vibo ed ha confermato le assoluzioni decise il 13 giugno 2002 dal Tribunale collegiale (presieduto dal giudice Tiziana Macrì) nei confronti di Michele Piperno, 38 anni, di Piscopio, e Saverio Lacquaniti, 29 anni, di San Gregorio d’Ippona, accusati di produzione di materiale pedopornografico minorile. In particolare, Michele Piperno era accusato di aver realizzato un video in un luogo pubblico nel quale una ragazza maggiorenne e due ragazze minorenni residenti a Vibo (che avevano da poco compiuto 16 anni) ballavano vestite in abiti succinti ricurve sul cofano della Mercedes dello stesso Piperno. Saverio Lacquaniti era invece accusato di aver denudato le ragazze palpeggiandole in diverse parti del corpo. Il tutto è avvenuto il 20 settembre 2018 a Pizzo Marina dinanzi ad un locale del posto. Le assoluzioni decise in primo grado per insussistenza del fatto sono state ora confermate anche dalla Corte d’Appello. I difensori – gli avvocati Giuseppe Di Renzo e Tommaso Zavaglia per Michele Piperno e l’avvocato Francesco Lione per Saverio Lacquaniti – si sono battuti in aula per dimostrare l’esistenza del consenso delle ragazze alla realizzazione del video (o comunque il mancato accertamento su un eventuale dissenso da parte delle ragazze) e il mancato accertamento di come sia avvenuta la diffusione del video. Il pm in primo grado aveva chiesto 6 anni di reclusione a testa per i due imputati.
Saverio Lacquaniti, detto “Caramella”, è attualmente imputato nel maxiprocesso Rinascita Scott. E’ accusato in questo caso del reato di associazione mafiosa con il ruolo di partecipe all’articolazione del clan di San Gregorio facente capo a Saverio Razionale. Gli viene inoltre contestato il reato di intralcio alla giustizia e violenza aggravata dalle modalità mafiose. In primo grado è stato condannato a 4 anni di reclusione a fronte dei 22 anni di carcere chiesti dalla Dda. A febbraio si terrà anche per lui il processo d’appello unitamente ad altri 235 imputati.