sabato,Aprile 20 2024

Operazione Tunus a Vibo, il processo alle battute finali

A giudizio il gruppo imprenditoriale Naso-Mirabello accusato di bancarotta fraudolenta. Al via le discussioni dei difensori dopo le richieste di condanna formulate dalla Procura

Operazione Tunus a Vibo, il processo alle battute finali

E’ proseguito oggi dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Giulio De Gregorio, il processo nato dall’operazione “Tunus” scattata nel luglio del 2013. A discutere sono stati i difensori di due imputati, l’avvocato Mario Lo Schiavo per Haythem El Ayadi, 38 anni, e l’avvocato Domenico Colaci per Agostino Naso, 38 anni, di Drapia. Entrambi i difensori hanno concluso chiedendo al Tribunale l’assoluzione per i rispettivi assistiti. Gli altri interventi degli avvocati degli imputati proseguiranno il 26 di novembre. Nei confronti di Haythem El Ayadi e Agostino Naso, la Procura di Vibo Valentia ha chiesto nel corso della precedente udienza la condanna a 2 anni e 4 mesi. Stessa pena è stata chiesta anche per gli imputati: Rosario Mirabello, 44 anni, residente a Vibo-Pizzo; Francesco Mirabello, 42 anni, di Vibo Marina; Iole Filia, 64 anni, di Vibo Marina; Teresa Filia, 68 anni, originaria di Pizzoni, ma residente a Brescia; Elisabetta Bagnato, 63 anni, di Drapia. Per Fortunato Mirabello, 76 anni, di Vibo Marina, e Pietro Naso, 66 anni, di Drapia, l’ufficio di Procura ha invece chiesto la condanna a 4 anni di reclusione a testa. [Continua dopo la pubblicità]

Tutti gli imputati sono accusati di concorso in bancarotta fraudolenta per aver distratto dal patrimonio della “Costruzioni Santa Venere srl” beni societari e risorse finanziarie per un ammontare complessivo di 1.213.237,48 euro. Il reato sarebbe stato commesso a Vibo Valentia l’8 aprile del 2011, data dell’intervenuta sentenza di fallimento della “Costruzioni Santa Venere srl”. Ai soli Agostino Naso, Fortunato e Francesco Mirabello viene anche contestato di aver distratto l’11 gennaio 2011 altre 170mila euro dalla società di costruzioni, mentre a Fortunato Mirabello ed al tunisino Haythem El Ayadi viene contestato di aver sottratto e distrutto i libri e le scritture contabili della società fallita allo scopo di procurarsi un ingiusto profitto e rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio.

Gli accertamenti sono scattati dopo una denuncia da parte di Equitalia del 2010 che segnalava come sin dal 2006 vi erano dei crediti insoddisfatti per 500mila euro nei confronti delle società della famiglia Naso-Mirabello. Nel corso delle indagini gli investigatori hanno quindi appurato che la società “Costruzioni Santa Venere srl”, gravata da rilevanti debiti di natura tributaria, aveva ceduto la proprietà delle quote ad una società tunisina e contestualmente trasferito la propria sede in Tunisia, dopo aver provveduto a spogliarsi a favore di altre società riconducibili agli imputati – la “Casa del Sole srl”, con sede a Vibo, la “Blu Mar & Charter srl” con sede a Brescia e la “Immobiliare Vielle srl di Firenze – dell’intero patrimonio immobiliare. Il tutto al fine di sottrarsi alle procedure di riscossione dei crediti da parte dell’erario ammontanti a circa 16 milioni di euro. Il meccanismo messo in piedi dagli imputati sarebbe consistito nel svuotare l’originaria società “Costruzioni Santa Venere srl”, poi dichiarata fallita, simulando dei trasferimenti di tutti i beni, attraverso contratti di compravendita, in altre società del gruppo che avrebbero continuato ad operare normalmente. Il passaggio della titolarità della “Costruzioni Santa Venere srl” ad altre società della famiglia vibonese Mirabello-Naso sarebbe servita, secondo gli inquirenti, per allontanare la responsabilità dalle persone fisiche, tanto che della “Santa Venere srl” gli investigatori non hanno rinvenuto nel corso dell’operazione neppure una carta. Altri trasferimenti fittizi sarebbero avvenuti in favore di società con sede a Novara. La curatela fallimentare è invece rappresentata dall’avvocato Enzo Cantafio che ha presentato al Tribunale una corposa memoria difensiva tesa a dimostrare la penale responsabilità degli imputati. Prossima udienza il 26 novembre.

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