giovedì,Marzo 28 2024

Violazione della sorveglianza speciale: scarcerato Giovanni Mancuso

L’arresto effettuato ieri dai carabinieri è stato convalidato dal giudice che ha però rimesso in libertà il 76enne di Limbadi non ravvisando la gravità indiziaria

Violazione della sorveglianza speciale: scarcerato Giovanni Mancuso

Convalidato dal giudice Giovanna Taricco del Tribunale di Vibo Valentia l’arresto di Giovanni Mancuso, 76 anni, di Limbadi, sorpreso ieri in casa dai militari dell’Arma mentre si intratteneva con due persone gravate da precedenti penali e con i quali non avrebbe potuto avere contatti in forza del regime della sorveglianza speciale per la durata di cinque anni al quale è sottoposto. Dopo la convalida, però, il giudice in accoglimento dei rilievi difensivi degli avvocati Giuseppe Di Renzo e Francesco Stilo, ha rimesso in libertà Mancuso (che si trovava ai “domiciliari”) per difetto di gravità indiziaria. Il precedente penale di una delle persone trovate in casa di Mancuso risale infatti agli anni ’90, mentre l’altra persona era già stata autorizzata a recarsi da Mancuso quando questi si trovava agli arresti domiciliari.

Mancando quindi una stabile frequentazione con le due persone trovate in casa, e stante pure i precedenti penali di poco conto delle stesse, il giudice non ha ravvisato la gravità indiziaria necessaria per mantenere Giovanni Mancuso agli arresti domiciliari. Le difese hanno poi chiesto il rito abbreviato ed il giudice ha rinviato al 21 aprile prossimo.

Sempre per violazione della sorveglianza speciale, Giovanni Mancuso – che si trova sulla sedia a rotelle – era stato arresto pure il 23 febbraio scorso. Ma tale arresto era stato poi annullato il 14 marzo dal Tribunale del Riesame di Catanzaro.

Giovanni Mancuso (in foto) è stato condannato di recente dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia a 9 anni di reclusione per il reato di usura al termine del processo nato dall’operazione denominata “Black money”. Altri 6 anni di reclusione per associazione mafiosa li ha invece rimediati in primo grado a Vibo nel processo nato dall’operazione denominata “Genesi”. Il processo d’appello deve ancora essere celebrato.

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