venerdì,Marzo 29 2024

Filadelfia: il clan Anello e l’ingerenza sui lavori all’Istituto Professionale

Minacce anche per il presidente dei tabaccai della provincia di Vibo Valentia che aveva sottoscritto iniziative in favore della legalità

Filadelfia: il clan Anello e l’ingerenza sui lavori all’Istituto Professionale

Finiscono anche i lavori di completamento delle aule scolastiche di Filadelfia – Istituto professionale maschile per l’Industria e l’Artigianato – nell’operazione “Imponimento”. Si tratta di un appalto pubblico bandito dall’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia ed aggiudicato nell’anno 2016 alla società “C.E.B. s.r.l.” che, a sua volta, ha subappaltato parte delle opere all’impresa individuale “Euro Tecno di Pasquale Mazzotta”. Per il reato di estorsione (aggravata dalle finalità mafiose) sono indagati: il boss di Filadelfia Rocco Anello, Francescantonio Anello (31 anni, figlio di Rocco), Nicola Monteleone (40 anni, di Polia, presunto faccendiere del boss Rocco Anello), Daniele Prestanicola (38 anni, di Maierato).  [Continua]

Gli indagati avrebbero compiuto atti estorsivi volti al controllo o comunque al condizionamento della volontà negoziale dell’appaltatore (C.E.B. srl, legalmente rappresentata da Daniele Bruni) e del sub-appaltatore (Eurotecno di Mazzotta Pasquale) in relazione ai lavori di completamento delle aule scolastiche dell’Istituto Professionale maschile di Filadelfia e, con riferimento all’entità del lavoro, al prezzo praticato ed alle modalità di pagamento dei lavori di sbancamento, affidati all’impresa formalmente intestata a Francescantonio Anello.

Gli indagati avrebbero così costretto le parti offese ad accettare che Anello procedesse ad effettuare i lavori di sbancamento in misura decisamente superiore a quelli previsti dal progetto originario e dalla prima variante e conteggiasse quanto a lui dovuto per una misura ancora superiore e ad un prezzo imposto dagli stessi Anello. Le condotte estorsive sarebbero andate avanti dal dicembre del 2016 al 24 dicembre del 2017.

Non contenti dei lavori di sbancamento, Rocco Anello, Nicola Monteleone e Daniele Prestanicola avrebbero anche avanzato richieste di natura estorsiva all’indirizzo dell’appaltatore (C.E.B. srl), volte ad ottenere il pagamento di una somma di denaro a titolo di “pizzo” in relazione e in proporzione ai lavori suddetti, tentando di costringere la parte offesa a consegnare una somma fra i cinque ed i seimila euro quale “protezione mafiosa per il cantiere”.

I profitti ai danni della Provincia di Vibo. Le intercettazioni hanno svelato come la cosca Anello, “grazie alla compiacenza delle figure professionali incaricate dell’esecuzione dei lavori, si sia prodigata per lucrare ulteriori profitti ai danni dell’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia, mediante la redazione della “perizia di variante n. 2″ al progetto”. Infatti, ad avviso della Dda, approfittando dell’inerzia di tali figure, compreso il subappaltatore Mazzotta, che non avevano controllato l’entità dei lavori effettivamente svolti, il boss di Filadelfia sosteneva di aver eseguito uno sbancamento in misura superiore a quanto previsto nel progetto”.

A tal proposito, lo stesso Rocco Anello avrebbe confidato ai propri accoliti che, per non far gravare tali ulteriori spese in capo all’appaltatore, si era attivato per predisporre un’apposita variante (la “n. 2”), trasferendo così in capo all’appaltante (l’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia) gli ulteriori oneri per i lavori di “scavo”.

Il presidente dei tabaccai nel mirino. Lavori pubblici, quindi, per il clan Anello ma non solo. Fra le contestazioni mosse con l’operazione “Imponimento” c’è infatti anche il reato di violenza aggravata dalle modalità mafiose. Nel “mirino” è finito il presidente della Federazione italiana Tabaccai della provincia di Vibo Valentia, Vincenzino Provenzano. E’ il 3 dicembre del 2015 quando, dinanzi alla porta di ingresso della sua abitazione di Filadelfia, viene posizionata – secondo l’accusa da parte dei cugini Gaetano Ruscio, 36 anni, e Antonio Galati, 24 anni, di Filadelfia – una bottiglia di plastica contenente del liquido infiammabile ed un accendino. Scopo dell’intimidazione, punire Vincenzino Provenzano per aver firmato un protocollo di intesa per l’installazione di un sistema di video sorveglianza collegato con le sale operative delle forze di Polizia e per aver partecipato ad una riunione, alla presenza del sindaco di Vibo Valentia, tra diverse associazioni quali Confcommercio, Confagricoltura e Confindustria per la costituzione di unassociazione anti usura ed anti racket nella provincia di Vibo Valentia. L’intento del clan – non riuscito – sarebbe stato quello di far desistere Provenzano (titolare di un tabacchino in piazza Serrao a Filadelfia) dal porre in essere analoghi comportamenti e promuovere in futuro iniziative in favore della legalità.

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