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“Robin Hood”: in due ammessi al rito abbreviato, per 14 chiesto il rinvio a giudizio

La Dda di Catanzaro ribadisce davanti al gup la richiesta del processo per gli imputati. L’inchiesta prende le mosse dall’operazione scattata il 2 febbraio scorso per far luce sull’appropriazione dei fondi destinati al Credito sociale

“Robin Hood”: in due ammessi al rito abbreviato, per 14 chiesto il rinvio a giudizio

Tre richieste di processo con rito abbreviato, ma il giudice ne accorda solo due. Per gli altri 14 è stata ribadita la richiesta di rinvio a giudizio. Così si è conclusa l’udienza preliminare dell’inchiesta “Robin Hood” in corso dinanzi al gup distrettuale di Catanzaro Paris. Processo con rito abbreviato secco – che consente uno sconto di pena pari ad un terzo, per Giuseppe Avolio Castelli, 60 anni, di Roma, e per Francesco Masciari, 52 anni, avvocato di Catanzaro, indagato per rivelazione di segreti d’ufficio;  Rigettata la richiesta per Bruno Dellamotta, 70 anni, nativo di Genova ma residente a Firenze. Le posizioni di Castelli e Masciari sono state quindi separate da quelle degli altri imputati e l’udienza per loro è stata rinviata all’11 aprile prossimo. Le difese di tali due imputati le audizioni, a dichiarazioni spontanee, degli imputati Valerio Grillo e Nazzareno Salerno.

Per tutti gli altri imputati, il pm Graziella Viscomi ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio che interessa: l’ex assessore regionale al Lavoro Nazzareno Salerno, 53 anni, di Serra San Bruno (recentemente reintegrato in seno al consiglio regionale); dell’imprenditore Gianfranco Ferrante, 54 anni, di Vibo Valentia; di Vincenzo Spasari, 57 anni, di Nicotera, impiegato di Equitalia a Vibo Valentia; Pasqualino Ruberto, 47 anni, di Lamezia Terme, ex presidente di Calabria Etica, società “in house” della Regione Calabria (già consigliere comunale di Lamezia Terme); Vincenzo Caserta, 61 anni, originario di San Costantino Calabro e residente a Catanzaro, ex direttore generale del Dipartimento regionale Lavoro; Ortensio Marano, 44 anni, di Belmonte Calabro, ex amministratore delegato della Cooperfin Spa; Claudio Isola, 39 anni, di Vibo Valentia, già componente della Struttura speciale dell’assessorato al Lavoro della Regione Calabria; Damiano Zinnato, 51 anni, di Nicotera, cognato del boss della ‘ndrangheta di Limbadi Luigi Mancuso; Saverio Spasari, 29 anni, di Nicotera, figlio di Vincenzo; Michele Parise, 45 anni, di Castrolibero; Patrizia Nicolazzo, 44 anni, di Lamezia Terme; Maria Francesca Cosco, 48 anni, avvocato di Catanzaro; Antonio Cusimano, 58 anni, di Catanzaro (componente del Comitato di gestione del Credito sociale); Valerio Grillo, 66 anni, avvocato di Vibo Valentia (componente del Comitato di gestione del Credito sociale). 

Nell’inchiesta figurano anche due persone giuridiche: la società Cooperfin Spa e laM&M Management Srl, entrambe con sede a Belmonte Calabro. Parte civile si è costituito Bruno Calvetta, dirigente generale del Dipartimento Lavoro della Regione Calabria. 

L’udienza preliminare per tali posizioni è stata rinviata al 10 gennaio prossimo per le discussioni degli avvocati Enzo Gennaro, Francesco Iacopino e Mario Murone. La difesa dell’avvocato Cosco, rappresentata dall’avvocato Nunzio Raimondi, ha quindi illustrato i contenuti della memoria difensiva evidenziando l’estraneità dell’imputata ai fatti contestati. La difesa ha poi concluso chiedendo sentenza di non luogo a procedere. 

Le accuse. Le indagini hanno documentato una serie di manovre ritenute illecite intorno alla gestione dei fondi della Comunità europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficoltà. In particolare, l’attività della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e del Ros di Catanzaro ha accertato l’esistenza di un presunto “Comitato d’affari” che avrebbe distratto i finanziamenti comunitari vincolati al progetto regionale “Credito sociale”, indirizzandoli su conti correnti di società private, anche all’estero. 

Nazzareno Salerno avrebbe favorito – secondo l’accusa – le nomine dei componenti del Comitato di gestione del Credito sociale “esclusivamente per motivi personali e privati, in particolare con Cusimano per via di rapporti di amicizia, con Valerio Grillo dell’appoggio elettorale”. Con tale condotta avrebbe procurato ai nominati un ingiusto profitto partrimoniale, pari alle somme incamerate in forza dei contratti professionali stipulati con danno ingiusto di rilevante gravità per la Regione Calabria stimato in oltre 237 mila euro.

Sequestrati in via preventiva nel corso dell’operazione di beni per un valore di circa 2 milioni di euro.

Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Giancarlo Pittelli, Francesco Iacopino, Carlo Arnulfo, Giuseppe Viola, Nunzio Raimondi, Emanuele Luppi, Francesco Sabatino, Anselmo Torchia, Angelo Spasari, Giovanni Marafioti, Pasquale Barbieri, Giovanni Merante, Francesco Gambardella, Pasquale Naccarato, Mario Murone, Vincenzo Gennaro, Domenico Naccari, Nicola D’Agostino.

 

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