sabato,Aprile 20 2024

Limbadi, Adriana Musella restituisce i beni confiscati ai Mancuso allo Stato

La presidente del coordinamento antimafia Riferimenti, coinvolta nell’inchiesta sull’utilizzo dei fondi associativi, chiede un incontro al prefetto di Vibo Longo e dice: «Il capitolo antimafia che ci ha visto coinvolti, termina qui»

Limbadi, Adriana Musella restituisce i beni confiscati ai Mancuso allo Stato

I beni confiscati alla cosca Mancuso, a Limbadi, ed affidati al Coordinamento antimafia Riferimenti, ritornano al mittente. A tale scopo, Adriana Musella, presidente del Coordinamento, ha chiesto un incontro al prefetto di Vibo Valentia Guido Longo.

In tali immobili, su iniziativa della stessa Musella, era stata realizzata la sede dell’Università dell’antimafia che avrebbe dovuto ospitare studenti da tutta Italia e da altri Paesi europei.

A breve distanza dalla consegna dei beni in questione da parte della Prefettura di Vibo al Coordinamento, ha preso il via un’indagine giudiziaria che ha interessato la stessa Musella. Il riferimento è all’inchiesta della Procura di Reggio che ha al messo al centro proprio la gestione economica dell’associazione Riferimenti operata dalla sua presidente (indagata per malversazione e appropriazione indebita) che, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe utilizzato i fondi elargiti dal consiglio regionale per far fronte a spese personali, pagare incarichi attribuiti a propri familiari, fiori, t-shirt e pranzi organizzati in locali amici nonché pubblicare libri poi acquistati dalla stessa Regione. 

«Restituiamo allo Stato i beni a noi affidati nell’impossibilità di poter continuare nel nostro impegno – ha aggiunto l’interessata -. Hanno voluto così e così sia. Questa non è la nostra sconfitta, ma quella dello Stato di diritto. A questo Stato e alla causa, siamo coscienti di avere già dato e tanto, forse troppo. Lo abbiamo fatto perché ci abbiamo creduto. Oggi non crediamo più. Il capitolo antimafia che ci ha visto coinvolti, termina qui. Per noi parla e parlerà la storia. Ai posteri l’ardua sentenza».

 

 

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