mercoledì,Aprile 24 2024

Raid omicida a Nicotera e Limbadi, perizia medica su Ciko Olivieri

La Corte d’Assise d’Appello riapre l’istruttoria dibattimentale per accertare la capacità di intendere e volere dell’imputato al momento del fatto. In primo grado è stato condannato all’ergastolo

Raid omicida a Nicotera e Limbadi, perizia medica su Ciko Olivieri
Michele Valerioti

Istruttoria dibattimentale riaperta nel processo di secondo grado che vede imputato Francesco, detto Ciko, Olivieri, di 34 anni, per i gravissimi fatti di sangue del maggio 2018 fra Nicotera e Limbadi. La Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Gabriella Reillo, con a latere il giudice Domenico Commodaro, in accoglimento di una richiesta formulata dall’avvocato Francesco Schimio (subentrato nella difesa nel secondo grado di giudizio) ha infatti nominato un perito per accertare la capacità di intendere e volere dell’imputato al momento della commissione del fatto. Francesco Olivieri in primo grado (celebrato con rito abbreviato) è stato condannato all’ergastolo in quanto ritenuto responsabile di omicidio aggravato dalla premeditazione per aver esploso a Nicotera l’11 maggio 2018 tre colpi di fucile nei confronti di Michele Valerioti.

Nei confronti di Giuseppa Mollese, sempre a Nicotera, è stato invece sparato un solo colpo di fucile che ha attinto la vittima alla regione mammaria destra, cagionandone anche in questo caso la morte. Contestata pure qui l’aggravante della premeditazione nel reato di omicidio. Tentato omicidio, aggravato dalla premeditazione, è poi l’accusa mossa a Francesco Olivieri per i due colpi di fucile esplosi a Limbadi nei confronti di Vincenzo Timpano (alias “Scarcella”) che ha però reagito prontamente riuscendo ad evitare i proiettili per poi scagliarsi contro il suo aggressore con una lastra di legno del separè di un bar, mentre Francesco Olivieri era intento a ricaricare il fucile. [Continua dopo la pubblicità]

La Corte d'Appello di Catanzaro

Lesioni personali, aggravate dall’uso di un’arma – per l’esplosione di più colpi di fucile nel bar di Limbadi che per errore hanno ferito al polso destro (con proiettile ritenuto in sottocute e rimosso chirurgicamente) Pantaleone Timpano – è invece l’altra contestazione mossa nei confronti dell’imputato che deve rispondere anche di lesioni personali aggravate per aver spinto con forza a terra Francesca Vardè (facendola cadere rovinosamente) in occasione dell’esplosione dei colpi di fucile all’indirizzo del marito Michele Valerioti. Contestato infine a Francesco Olivieri il reato di danneggiamento per aver esploso a Limbadi numerosi colpi di fucile in direzione della porta di ingresso dell’abitazione e dell’autovettura di proprietà di Francesco Timpano, più un colpo di fucile a Nicotera all’indirizzo della saracinesca del locale commerciale di Maria Teresa Campennì denominato “Il Capriccio”. Danneggiamento l’accusa anche per i numerosi colpi di fucile esplosi in direzione della Peugeot 106 di Cesare Taccone a Nicotera, più due colpi di fucile contro l’insegna del ristorante-pizzeria “Il Castello” di Francesco Mollese. La furia omicida, stando al racconto di Francesco Olivieri, sarebbe stata mossa dalla volontà di vendicare il fratello Mario ucciso nel 1997.

Il sostituto procuratore generale di Catanzaro, Luigi Maffia, che rappresenta l’accusa nel processo di secondo grado, non si è opposto alla nomina di un perito per accertare la capacità di intendere e volere di Ciko Olivieri.

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