martedì,Marzo 19 2024

Il gruppo Mancini e l’accusa di bancarotta mossa dalla Procura, ecco tutte le singole contestazioni

Nei guai pure il Collegio sindacale delle società che hanno gestito il 501 Hotel, l’Aquapark di Zambrone e il Lido degli Aranci. Distrazione di ingenti risorse economiche, incassi in nero, conflitti di interesse e danni ai creditori

Il gruppo Mancini e l’accusa di bancarotta mossa dalla Procura, ecco tutte le singole contestazioni
L'Aquapark di Zambrone ai tempi del suo massimo splendore

Sono sei i capi di imputazione contestati dalla Procura di Vibo (procuratore Camillo Falvo e pm Concettina Iannazzo) nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di Finanza che mira a far luce sulla bancarotta fraudolenta delle società “501 Hotel S.p.A”, “501 Hotel Gestione S.r.l.”, “Phoenices General Trade S.r.l.”, “Onda Verde Mare S.r.l.”, tutte facenti capo in passato alla famiglia Mancini, noti imprenditori di Vibo Valentia. Il reato di concorso in bancarotta fraudolenta viene contestato a: Sergio Casati, 59 anni, di Vibo Valentia (quale componente del Consiglio di amministrazione, dal 6 marzo 2006 al 20 aprile 2009, del “501 Hotel spa” e quale presidente del Cda del “501 Hotel Gestione srl”), Giovanni Mancini, 45 anni, di Vibo (quale componente del Cda dal 6 marzo 2006 al 20 aprile 2009 del “501 Hotel spa” e quale presidente del Cda del “501 Hotel Gestione srl”) e Giuseppe Mancini, 48 anni, di Vibo (in qualità di membro del Cda del “501 Hotel Gestione srl”). Con loro, nell’ipotesi di reato, anche Saverio Mancini (cl. ’33, amministratore unico del 20 aprile 2009 sino alla data del fallimento), padre di Giovanni e Giuseppe Mancini, ed il fratello Peppino Mancini (cl. ’34, amministratore unico delle società sino al 6 marzo 2006). Gli ultimi due non saranno chiamati a rendere conto delle contestazioni sol perché nel frattempo deceduti. [Continua dopo la pubblicità]

Il 501 Hotel di Vibo Valentia

LE CONTESTAZIONI PER IL 501 HOTEL SPA

Secondo l’accusa, il fallimento nel 2012 della società “501 Hotel spa” (proprietaria del 501 Hotel di Vibo e del villaggio-hotel Lido degli Aranci di Bivona) sarebbe stato cagionato da operazioni dolose fra le quali la distrazione di 4.970.733,35 euro, somma considerata quale incasso in nero derivante dallo svolgimento di eventi e che sarebbe dovuta confluire nelle casse della società ma che di fatto – ad avviso degli inquirenti – non sarebbe mai stata versata. Altre contestazioni ai tre indagati (Sergio Casati, Giuseppe e Giovanni Mancini) derivano dal mancato compimento di quanto in loro potere per impedire che Peppino Mancini (cl. ’34, ormai defunto), amministratore sia del “501 Hotel spa” che della Kalos srl (a sua volta dichiarata fallita il 7 febbraio 2011) operasse in conflitto di interessi, in quanto la Kalos operava nel medesimo ramo d’affari della “501 Hotel spa” e nella medesima area geografica. I tre indagati non avrebbero poi versato all’Erario la somma di 592.860,05 euro, prelevando in contanti dai conti correnti della società – senza giustificazioni – la somma totale di 750mila euro.

LA CREAZIONE DELLA “501 HOTEL GESTIONE SRL”

Sempre Sergio Casati ed i fratelli Giuseppe e Giovanni Mancini avrebbero poi distratto risorse economiche dalla “501 Hotel spa” mediante la creazione della “501 Hotel Gestione Srl”, società non patrimonializzata e con un capitale sociale minimo in conflitto di interessi con la prima, realizzata attraverso la stipula di un contratto di affitto di ramo di azienda tra le due società ad un canone ritenuto non congruo e dirottando nelle casse della “501 Hotel Gestione Srl” gli incassi della “501 Hotel spa”. [Continua in basso]

Il procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo

LE SCRITTURE CONTABILI

Altra ipotesi di reato legato alla legge fallimentare (bancarotta fraudolenta) viene contestata in concorso a Sergio Casati e Giovanni Mancini (vi sarebbe stato anche Peppino Mancini se non fosse nel frattempo deceduto) per aver tenuto le scritture contabili  della “501 Hotel spa” (dichiarata fallita nel 2012) in modo tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della società procurando per sé un ingiusto profitto e arrecando pregiudizio ai creditori. Stessa ipotesi di reato anche per la “501 Hotel Gestione srl” (dichiarata fallita nel 2014) con l’aggiunta dell’indagato Giuseppe Mancini.

Altro capo di imputazione per il reato di bancarotta fraudolenta viene contestato sempre a Sergio Casati e Giovanni Mancini questa volta in concorso con Luigi De Paola (81 anni, nativo di Reggio Calabria ma residente a Milano) Teresa Malfarà Sacchini (64 anni, di Sant’Onofrio)  e Giuseppe Paparatto, 52 anni, di Ricadi, tutti componenti del Collegio sindacale dal 30 giugno 1996 al 25 giugno 2010. Avrebbero cagionato (in concorso con i defunti Peppino e Saverio Mancini e Francesco Prestinenzi) un danno ai creditori della società “501 Hotel spa” mediante la tardiva presentazione dei bilanci negli anni 2008, 2009 e 2010. [Continua dopo la pubblicità]

Il pm Concettina Iannazzo

IL FALLIMENTO DELLA ONDA VERDE MARE SRL PROPRIETARIA DELL’AQUAPARK

Saverio Mancini, 56 anni (figlio del defunto Peppino Mancini cl. ‘34 e già candidato nel 2005 alla presidenza della Provincia di Vibo Valentia con il centrodestra), di Vibo Valentia ma residente a Milano, Paolo Silva, 57 anni di Pontenure (Pc), Angelo Sabatino, 56 anni, di Vibo, Isabella Lo Riggio, 55 anni, di Vibo, sono infine indagati per concorso in bancarotta fraudolenta per il fallimento della società “Onda Verde Mare srl” (società dichiarata fallita nel 2012 e proprietaria del Parco divertimenti Aquapark di Zambrone) di cui Saverio Mancini era l’amministratore unico. Silva, Sabatino e Lo Riggio rispondono invece quali componenti del Collegio sindacale dal 26 gennaio 2001 al 1 luglio 2010. In concorso fra loro (e con il defunto Peppino Mancini) avrebbero distratto dalla società risorse economiche per un importo pari a 7.353.867,57 euro. Le operazioni contestate sono in questo caso: l’esposizione in bilancio di passività inesistenti mediante la contabilizzazione, negli esercizi 2010 e 2011, della somma di 328.500,00 euro, eccedente il valore del contratto di noleggio del flow rider, stipulato tra la società fallita e la Phoenices General Trade srl in data 20 maggio 2002; l’esposizione in bilancio di passività inesistenti mediante la contabilizzazione di una fattura emessa dalla Kalos per 138mila euro e relative a servizi già affidati per il medesimo periodo alla società Phoenices General Trade; stipulazione tra il 2001 e il 2002 contratti di esternalizzazione di servizi fra la società fallita e la Phoenices General Trade srl per l’importo annuo di 1.157.412,30 euro ritenuto dagli investigatori incongruo rispetto al valore dei ricavi e senza adeguata contropartita e tramite la conseguente contabilizzazione di fatture per complessivi 4.627.300,50 euro; stipulazione tra il 2005 e il 2006 contratti di esternalizzazione di servizi tra la società fallita e la Kalos srl per l’importo ritenuto incongruo di 600mila euro e senza adeguata contropartita, tramite la contabilizzazione di fatture per 425mila euro (al netto di note di credito per 175mila euro).

L’auto 501 all’ingresso dello storico Hotel

Inoltre, al solo Saverio Mancini viene contestato di aver distratto risorse economiche dalla Phoenices General Trade srl (dichiarata fallita nell’aprile 2013) e nel caso di specie la somma di 1.126.592,00 euro con la distribuzione di utili ai soci in contrasto con le delibere assembleari che invece indicavano il riporto a nuovo degli utili. Quindi con l’ulteriore distrazione di 100mila euro indicando tale somma nelle scritture contabili quale versamento della rata di mutuo acceso con l’istituto di credito Irfis, che non ha trovato riscontro nella contabilità di quest’ultimo.

Tutti gli indagati avranno ora venti giorni di tempo per chiedere alla Procura di essere interrogati o presentare eventuali memorie difensive attraverso i rispettivi legali.

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