martedì,Marzo 19 2024

Piani di emergenza per i depositi costieri di Vibo Marina, nell’assemblea emergono le criticità

Ancora non predisposto il Piano di evacuazione. Dubbi nella cittadinanza in merito allo sfollamento in caso di incidente rilevante: nel mirino i due sottopassi risalenti al 1895

Piani di emergenza per i depositi costieri di Vibo Marina, nell’assemblea emergono le criticità

Nel corso di una partecipata assemblea pubblica, che ha visto l’intervento dei rappresentanti della Prefettura, del Comune di Vibo Valentia e dei Vigili del Fuoco, parti coinvolte nella predisposizione dei Piani di emergenza esterna relativi ai depositi costieri della Meridionale Petroli e dell’Eni, è stata fornita alla cittadinanza l’informativa sui possibili scenari incidentali e sui comportamenti da adottare in caso di incidente rilevante.

In base a quanto previsto dall’art. 3 del decreto n. 200 del 29/9/2016 del ministero dell’Ambiente, tutela del territorio e del mare, si dovrà ora procedere, al fine della definita adozione dei Piani di emergenza, alla consultazione delle popolazioni interessate. Le modalità della consultazione previste dal decreto, che dovranno essere predisposte d’intesa con il Comune, sono assemblee pubbliche, sondaggi, questionari o altre modalità idonee, compreso l’utilizzo dei mezzi informatici.

Nel corso dell’assemblea sono stati avanzati dubbi e perplessità, da parte dei cittadini, segnatamente sulla mancata presentazione di un Piano di evacuazione

Da più parti è stata infatti rimarcata l’inadeguatezza delle vie di fuga esistenti nella cittadina portuale, considerando che le uniche porte d’ingresso e di uscita sono ancora oggi costituite da due vetusti sottopassi ferroviari costruiti nel 1895 quando, con l’apertura della tratta Pizzo-Nicotera, venne ufficialmente completata la linea ferrata Napoli-Reggio Calabria.

E non si è completamente spento il ricordo di quanto avvenne il 17 ottobre del 1963 quando, in seguito ad un incendio sviluppatosi su una petroliera alla fonda nel porto, si procedette all’evacuazione della popolazione. In quel caso si formò, presso i due sottopassi, un inestricabile ingorgo che impedì il normale deflusso degli automezzi di soccorso e delle auto private. Quanto avvenuto più di mezzo secolo fa, potrebbe quindi ancora ripetersi.

«Non si può certo affermare – ha commentato qualcuno – che da queste parti il progresso abbia fatto passi da gigante».

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