sabato,Aprile 20 2024

Cinquant’anni fa la scoperta dei Bronzi di Riace: «L’emozione fu fortissima»

Parla Alessandro, figlio dell’allora soprintendente archeologico regionale Giuseppe Foti: «I suoi occhi erano accesi di contentezza mista a stupore e meraviglia»

Cinquant’anni fa la scoperta dei Bronzi di Riace: «L’emozione fu fortissima»
I Bronzi di Riace

Cinquant’anni fa la scoperta dei Bronzi di Riace. Una vicenda che segnò un punto di svolta nella storia e nel patrimonio dell’archeologia ellenistica in Calabria e non solo. La scoperta venne fatta il 16 agosto del 1972 a 200 metri dalla spiaggia e ad una profondità di 8 metri, dal sub romano Stefano Mariottini che, durante un’immersione, aveva scorto le due statue parzialmente coperte dalla sabbia. Le opere, risalenti con tutta probabilità alla metà del V sec. a.C. e alte rispettivamente 1,98 e 1,97 metri, certamente realizzate ad Argo nel Peloponneso come venne poi accertato dall’analisi delle terre di fusione, una volta recuperate, si presentarono in un eccellente stato di conservazione. [Continua in basso]

Il recupero dei Bronzi

Giuseppe Foti all’epoca era soprintendente archeologico regionale. Il figlio Alessandro, oggi, ricorda le fasi concitate ed esaltanti di quella storica giornata. «Mio padre era un calabrese al cento per cento – dice Alessandro Foti – e in quell’agosto del ’72 di ritorno da un viaggio in nave lungo le coste del Mar Nero fatto in famiglia, ricordo ancora gli occhi di mio padre accesi di contentezza mista a stupore e meraviglia davanti alle foto delle due statue che avrebbero dato nuova vita al museo di Reggio Calabria. Durante quel viaggio tra Odessa e la Crimea, quando possibile, papà era stato in contatto telefonico con gli operatori del recupero ma vedendo quelle immagini non era riuscito a trattenere la forte emozione». Giuseppe Foti era tornato in Calabria, prima lavorava a Villa Giulia a Roma, nel dicembre del ’60 come direttore del Museo archeologico nazionale di Reggio e poi era stato nominato Soprintendente archeologico per la Calabria. Rimase in carica fino al 30 giugno dell’81, giorno della sua morte a soli 59 anni.

«Riconobbe le due statue come creazioni della bronzistica greca da ascriversi alla grande tradizione artistica del V sec. a.C. – aggiunge ancora Alessandro Foti – e dopo il primo intervento per la desalinizzazione nella Soprintendenza calabrese, per il restauro scelse il laboratorio della Soprintendenza archeologica della Toscana. Così nel 1975 i guerrieri furono trasportati a Firenze dove c’erano attrezzature e personale con esperienza nel campo della conservazione dei reperti metallici di provenienza archeologica».

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