Mileto antica, l’ultima campagna di scavi archeologici apre uno squarcio nuovo sui momenti tragici del terremoto del 1783
Dalle attività di ricerca emersi i resti di un antico palazzo nobiliare e preziosi reperti che raccontano la vita quotidiana in quel frangente
Hanno fatto emergere reperti di grande rilievo le recenti attività di ricerca curate dalla Soprintendenza Abap per la città metropolitana di Reggio Calabria e la Provincia di Vibo Valentia all’interno del Parco archeologico di Mileto antica, intitolato al vescovo Antonio Maria De Lorenzo. Un sito di assoluta importanza, tra l’altro unico di epoca medievale in Calabria, che fino al 1783 ha ospitato la città nell’anno mille elevata da Ruggero d’Altavilla a capitale della propria contea normanna, nell’ambito del processo di conquista del meridionale d’Italia portato a compimento con il fratello maggiore Roberto il Guiscardo. Le attività finalizzate alla valorizzazione dell’area e alla conoscenza del vecchio abitato si sono appena concluse. Nell’occasione la soprintendenza diretta da Maria Mallemace si è avvalsa della collaborazione scientifica della cattedra di Archeologia medievale dell’Università di Siena, sotto la guida del professore Carlo Citter.
Questa ultima attività di ricerca è sta preceduta da una serie di operazioni di studio preliminari e non invasive, eseguite in sinergia con l’amministrazione comunale di Mileto guidata dal sindaco Salvatore Fortunato Giordano. Essa, nello specifico, sotto la guida scientifica dell’archeologo Michele Mazza, ha previsto l’apertura di un saggio nell’area dell’abitato noto dalle fonti di età moderna come quartiere “Castello”, in prossimità del sito dell’antica chiesa cattedrale. Lo scavo, diretto sul campo dagli archeologi Fabio Lico e Cristiana La Serra, ha permesso di rintracciare i resti di un edificio abitativo di prestigio, databili ad età moderna e composto da più ambienti. Il palazzo signorile aveva un ampio ingresso monumentale con apprestenti architettonici (portale, balconata, scale) in granito scolpito e pavimentazione in basole quadrangolari. Come dimostrato dai rinvenimenti archeologici, l’edificio venne abbandonato in seguito al crollo provocato dal violento terremoto abbattosi nella zona nel 1783.
Dalle recenti attività di scavo, infatti, sono emersi numerosi reperti archeologici riferibili proprio alla vita quotidiana della Mileto settecentesca. Una serie di preziose testimonianze che permette di aprire uno squarcio nuovo su questa epoca di storia cittadina e sui momenti antecedenti il devastante evento tellurico. Contestualmente alle operazioni di scavo, nelle scorse settimane sono state eseguite anche delle ricerche, da parte della dottoranda Sara Pistolesi, in questo caso riguardanti il rilievo architettonico e lo studio degli elevati pertinenti alla zona absidale dell’antica cattedrale, chiesa madre della prima diocesi di rito latino del sud Italia, eretta nel 1081 da San Gregorio VII sull’onda delle conquiste normanne e del conseguente ritorno al cattolicesimo di questi territori. Maggiori dettagli su questa ultima campagna di scavo saranno dati nei prossimi giorni, il 14 e 15 giugno, all’interno del museo nazionale di Mileto, diretto da Maria Maddalena Sica, in occasione delle Giornate internazionali dell’archeologia.