domenica,Luglio 20 2025

Al Museo di Mileto il punto sugli ultimi scavi nel Parco archeologico da cui sono emersi i resti di un palazzo gentilizio

Con le Giornate europee dell’Archeologia focus sull’importanza delle ultime attività di ricerca. Esposti anche alcuni dei preziosi reperti trovati: «Importante rendere partecipi e coscienti i cittadini del valore del proprio patrimonio»

Al Museo di Mileto il punto sugli ultimi scavi nel Parco archeologico da cui sono emersi i resti di un palazzo gentilizio

Ha registrato grande interesse la due giorni di eventi promossa dal Museo nazionale di Mileto in occasione delle Giornate europee dell’Archeologia. Al centro dell’attenzione la recente campagna di scavo che nel Parco archeologico ha interessato il cosiddetto “Quartiere Castello”, ubicato nei pressi dell’antica cattedrale. L’attività di ricerca ha permesso di far emergere i resti di un palazzo gentilizio e frammenti di vita quotidiana del momento in cui, nel 1783, un devastante terremoto costrinse i miletesi ad abbandonare il vecchio insediamento normanno e a ricostruire la città nell’attuale abitato. Nell’ambito della rassegna “Archeologia a Mileto: dal Parco al Museo” la realtà afferente alla Direzione regionale Musei nazionali Calabria ha allestito una serie di incontri, un’apposita mostra con alcuni dei reperti emersi e visite guidate nell’area dello scavo promosso dalla Soprintendenza Abap di Reggio Calabria e Vibo Valentia.

«Già il mese scorso – ha sottolineato nell’occasione la direttrice del museo Maria Maddalena Sica – abbiamo aperto le porte dei nostri depositi per illustrare alla città come grazie all’archeologia ora sappiamo che il territorio miletese era abitato da genti almeno due millenni prima di bizantini e normanni. Su questa scia l’evento di oggi, proposto con il contributo di Sabap, Comune, Università di Siena, Pro Loco e Accademia Milesia, si pone l’obiettivo di presentare le novità in campo archeologico per arrivare al cuore dei cittadini, per far comprendere loro le finalità della ricerca archeologica, importante per l’intera comunità, in modo da renderli partecipi e coscienti del valore del proprio patrimonio. La guida della realtà museale ha poi posto l’accento sui compiti che i vari professionisti hanno nell’impostare la ricerca, «che non è fine a se stessa ma deve riflettersi sulla società perché questa ne faccia buon uso, insieme agli enti preposti, ai fini della tutela e della conservazione per arrivare alla promozione e alla valorizzazione dei territori».

Leggi anche ⬇️

Alla prima giornata, incentrata sulle novità emerse dallo scavo, sono intervenuti il sindaco di Mileto Salvatore Fortunato Giordano, il responsabile territoriale Sabap Francesco Parrotta e l’archeologo Fabio Lico, che insieme alla collega Cristiana La Serra e all’equipe dell’Università di Siena hanno condotto sul campo le attività. «Gli ultimi scavi – ha sottolineato – costituiscono un’importante novità per la conoscenza della città.

Per la prima volta è stato possibile indagare un contesto abitativo privato, riscoprendo parte di uno dei palazzi signorili dell’insediamento, probabilmente quello della famiglia Tacconi. Le indagini – ha aggiunto Lico – hanno permesso di ricostruire il momento esatto in cui l’edificio venne distrutto dal terremoto del 1783, recuperando moltissimi elementi della vita quotidiana dei suoi abitati e registrando nuovi dati sull’architettura post-medievale di Mileto».

Nella seconda giornata l’attenzione è stata posta su un altro aspetto della ricerca: il rilievo e la lettura stratigrafica delle murature in alzato. A parlarne, la curatrice dell’Università di Siena Sara Pistolesi. «Le attività sul campo – ha spiegato – hanno preso avvio con la realizzazione di uno schizzo della struttura, ossia un disegno abbozzato a matita utile per segnalare in maniera grafica le varie “unità stratigrafiche murarie” individuate. Successivamente ho proceduto con l’elaborazione di fotopiani mediante l’impiego della tecnica di rilievo fotogrammetrico che ha consentito di produrre un modello in formato digitale delle volumetrie e dei prospetti, utile a poter continuare a studiare il manufatto senza essere in loco. Infine – ha aggiunto – ho proceduto ad effettuare il rilievo manuale di una porzione delle creste dei muri, con il fine di una caratterizzazione in planimetria delle opere murarie con cui è stata eretta la struttura». La ricerca continua, con al centro l’unico Parco archeologico medievale della Calabria e un museo che assume un ruolo sempre più importante per la promozione del territorio.

Articoli correlati

top