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Mileto, dieci anni nel ricordo dello scrittore Giuseppe Occhiato

Il 28 gennaio 2010 si spegneva uno dei personaggi più illustri della cittadina normanna. La sua opera recentemente è stato al centro di un’interessante mostra al Museo statale

Mileto, dieci anni nel ricordo dello scrittore Giuseppe Occhiato
La mostra dedicata a Occhiato dal Museo statale
Il compianto Giuseppe Occhiato

Sono trascorsi dieci anni dalla morte di Giuseppe Occhiato, uno dei suoi personaggi più illustri di Mileto. Era il 28 gennaio del 2010, infatti, quando lo studioso e scrittore calabrese si spegnava a Firenze, dove si era trasferito anni prima per motivi di lavoro. Ad accudirlo amorevolmente in quegli ultimi istanti di vita, la moglie Amelia e i suoi figli. D’allora tante le iniziative nella cittadina normanna e in altre località italiane per ricordarne la figura e la valenza di ricercatore e di autore di numerose opere letterarie. L’ultima rassegna a lui dedicata si è svolta all’interno del Museo statale di Mileto guidato da Faustino Nigrelli. Nella struttura afferente al Polo museale della Calabria guidato da Antonella Cucciniello, da agosto a ottobre dello scorso anno è stata, nello specifico, allestita la mostra “Giuseppe Occhiato-Arte e scrittura”, evento che ha permesso di porre all’attenzione degli appassionati del settore aspetti in parte inediti dello studioso, tra cui la sua passione per la pittura. E a breve ci saranno altre iniziative in suo onore.

Lo storico e narratore calabrese, del resto, è unanimemente ritenuto uno degli autori più innovativi e importanti dell’intera letteratura italiana contemporanea. Le sue ricerche hanno permesso di squarciare il velo che per anni ha coperto un frammento importante di storia dell’architettura normanna nel meridione d’Italia. Non a caso sono state utilizzate negli anni in quasi tutte le campagne di scavo intraprese in Calabria e in altre regioni meridionali. Il suo lavoro nel campo della narrativa inizia nel 1989 con la cronaca-romanzo “Carasace. Il giorno che della carne umana si fece tonnina”. Parte da qui un lungo viaggio che trova il suo attracco in “Oga magoga: Canto di Rizieri, di Orì e del minatòtaro” (2000), “Opera mondo” in tre volumi che – così come afferma nel 2013 Giovanni Russo sulle pagine de Il Corriere della Sera – “con un linguaggio che avvolge e seduce ha la capacità di farti sprofondare in un mondo dove cronaca, storia, mito, fiaba e leggenda si intrecciano, con una felicità di scrittura che non ti rende avvertito della mole dell’opera”.

E che, grazie alla suggestiva commistione fra italiano, calabrese e altri dialetti meridionali, gli è valso, tra l’altro, il premio letterario nazionale per la narrativa “Corrado Alvaro”. Di “Oga magoga” ultimamente è stata pubblicata la ristampa in cofanetto unico. Successivamente ha pubblicato “Lo sdiregno” (2006) e “L’ultima erranza” (2008). Rimane ad oggi inedito, invece, il romanzo “L’Opra meravigliosa”, dedicato “all’eroica puparia ancora esistente” e completato dal 76enne Occhiato pochi mesi prima della sua morte. 

Apre a Mileto la mostra dedicata a Giuseppe Occhiato

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