domenica,Dicembre 8 2024

Riti e tradizioni, la “Corajisima” vive ancora a Briatico

Nel conoscere la presenza di custodi dell’antico rito anche nel Vibonese, il ricercatore Andrea Bressi ha commissionato una bambola di pezza all’artista Lorena Costa

Riti e tradizioni, la “Corajisima” vive ancora a Briatico

Appese fuori dalle porte, nei pressi delle abitazioni. Spaventavano i bambini e ricordavano la “necessità” di fare penitenza nel periodo della Quaresima. Le “Corajisime”, bambole di pezza rappresentano un tratto della cultura locale. Una tradizione “viva” anche a Briatico dove nella giornata di ieri ha fatto tappa Andrea Bressi, musicista e libero ricercatore catanzarese. E’ stato proprio lui, infatti, a commissionare una delle tradizionali pupattole a Lorena Costa, artista del luogo. Non solo. Sulla scia di quanti prima di lui hanno studiato il tema, tra cui il giornalista Franco Vallone e il fotografo Domenico Giampà, Bressi – parte integrante della “rete della bambola della Quaresima”- da anni è impegnato in sinergia con gli altri componenti, nella promozione di convegni nazionali all’interno dei quali illustrare le recenti scoperte (poi oggetto di relativa  pubblicazione). La tradizione, infatti, è comune a diverse regioni italiane tra cui Molise, Puglia, Basilicata, Campania e Abbruzzo. 

Accompagnato da Lorena, «ho incontrato Jole, che continua la tradizione della mamma Concetta Francica. Altro esempio a Briatico, la signora Carmela. Tranne che nel Crotonese, dove rimangono poche memorie e non ho conosciuto custodi, tracce della “corajisima” si riscontrano da Cosenza a Reggio Calabria . Nulla toglie che in qualche località interna, ci siano ulteriori testimonianze attive». La corajisima” rappresenta, nell’immaginario popolare, la moglie di re Carnevale, rimasta vedova nella notte del martedì grasso. «In alcuni centri della nostra regione – precisa Bressi – si tramanda che a mezzanotte di “marti de l’azata”, corajisima, comincia ad aggirarsi per le strade, disponendo, in un posto appartato, dei pentoloni pieni di acqua bollente per scottare la gola di chiunque oserà mangiare carne nei quaranta giorni di digiuno del periodo quaresimale». L’incontro a Briatico è stato un modo per conoscere più da vicino chi tramanda il rito. Un modo per accendere i riflettori su usanze antiche che da qualche anno godono di tanti e nuovi ammiratori.

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