giovedì,Marzo 28 2024

Imprese, saldo positivo in provincia di Vibo Valentia

Nel secondo trimestre del 2016 tra nuove iscrizioni e cancellazioni la Camera di commercio registra un incremento dell’1 per cento. Resta critico il dato relativo al costo del denaro

Imprese, saldo positivo in provincia di Vibo Valentia

Il secondo trimestre 2016 si apre, in provincia di Vibo, con un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni di imprese pari a 135 unità, determinato, per differenza, tra le 283 nuove iscrizioni (12,3% in più rispetto alla stessa rilevazione del 2015) e 148 cessazioni d’imprese esistenti (al netto delle cancellazioni d’ufficio). Lo rende noto la Camera di Commercio di Vibo Valentia, presentando i dati trimestrali Movimprese sul tessuto produttivo provinciale.

«Questa situazione – si legge in una nota – produce un tasso di crescita positivo pari all’1,03%, che colloca Vibo Valentia al sesto posto nella classifica nazionale per tassi di crescita provinciali, di seguito a Crotone (quarta con 1,15%) e precedendo Catanzaro (ottava con 0,86%), Cosenza (dodicesima con 0,85%), Reggio Calabria (sessantatreesima con 0,54%). Di conseguenza, in riferimento al contesto regionale e ai medesimi tassi di crescita, si attesta la secondo posto tra le province calabresi. Confortanti i dati congiunturali per quanto riguarda, le procedure concorsuali che, nel primo trimestre 2016 rispetto allo stesso periodo 2015, vedono una diminuzione pari al 40% per le società di capitale e del 100% per le società di persone e per le imprese individuali. Con riferimento alle forme giuridiche, il saldo positivo, – si segnala – in termini assoluti, è da ascrivere in primo luogo alla nascita di 227 nuove imprese individuali (+19,5% rispetto al II trimestre 2015) e 42 società di capitali (+35,5%). Con riferimento al totale delle iscrizioni a tutto il secondo trimestre 2016, le attività imprenditoriali della provincia di Vibo Valentia rimangono fortemente caratterizzate dalle ditte individuali pari al 71,4% con 9.415 unità; seguono le società di capitali con il 14,4% (1.900 unità) e le società di persone con un 10,8% (1.430 unità)».

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Molto modesta è, invece, secondo la rilevazione, la percentuale delle altre forme giuridiche «che con 441 imprese iscritte rappresentano il 3,3 % del totale del tessuto imprenditoriale provinciale. Sempre in riferimento alla tipologia e al secondo trimestre 2016, il primato delle nuove imprese iscritte – si legge – spetta a quelle giovanili, sia sotto la forma di società di capitali con un +45,5% (16 nuove imprese) rispetto al 2015, che di imprese individuali con un +18,4% (90 nuove imprese), seguite dalle imprese femminili, nella prima tipologia con un aumento del 33,3% (+8 imprese) e nella seconda del 22,6% (+76 imprese). Con riferimento al settore di attività, cresce, in termini assoluti, il numero delle imprese in tutti i comparti produttivi, così in agricoltura (60), commercio (66), turismo (36) assicurazioni e credito (10), servizi alle imprese (15), attività manifatturiere ed energia (7), trasporti e spedizioni (5), altri settori 16. Nonostante ciò, rispetto al II trimestre 2015, in termini percentuali presentano segni negativi il commercio e le attività manifatturiere rispettivamente con un -1,5% e -12,5%. Un incremento – si legge infine – esponenziale si registra invece per il settore Assicurazioni e Credito con un +233,3%».

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Altro aspetto messo in evidenza dal segretario generale della Camera di commercio di Vibo Valentia, Donatella Romeo, è la mancata diminuzione del tasso medio del costo del denaro, che, con il suo 8,75%, fa registrare in Calabria il dato più altro d’Italia, fattore che pesa non poco sulle aziende. «Seppur registriamo con soddisfazione l’aumento dello 0,8% dell’impiego del denaro in Calabria da parte delle banche – dichiara la Romeo -, non possiamo non sottolineare tale date. È positivo – aggiunge – che si siano registrati segnali di miglioramento nel credito alle famiglie-dice Romeo- ma le imprese hanno ancora grandi difficoltà all’accesso e i tassi devono diminuire». Romeo chiede al presidente Oliverio e ai rappresentanti calabresi del Governo di «promuovere un protocollo con l’Abi che preveda una diminuzione di 1,5% del tasso medio. Con un 2,5% di tasso inferiore avremmo stabilmente 2.500 posti di lavoro in più ed è un dato su cui riflettere».

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