giovedì,Aprile 25 2024

Green pass obbligatorio a lavoro da oggi, allerta per proteste in tutta Italia

Controlli al via fra i lavoratori di pubblico e privato: ecco come funzionano e quali sono le sanzioni per chi è sprovvisto della certificazione verde. In Calabria al momento non si registrano particolari disordini

Green pass obbligatorio a lavoro da oggi, allerta per proteste in tutta Italia

Da oggi in Italia è obbligatorio il Green pass per tutti i lavoratori, nel settore pubblico e in quello privato. Paese blindato e allerta per i presidi annunciati in diverse aziende e piazze. Al porto di Trieste in migliaia si sono ritrovati già di primo mattino per protestare, non solo portuali ma anche di tanti che non operano nello scalo. Il prefetto avverte: «Sciopero non autorizzato, partecipare è reato». L’Autorità di garanzia chiede la revoca. Ma per i promotori la mobilitazione è legittima: «Pronti a discutere solo se il governo fa slittare il pass al 30 ottobre». Tornano in piazza a Roma i no vax, sit in autorizzato ma al Circo Massimo e c’è già l’allarme infiltrati. [Continua in basso]

Green pass, la situazione in Calabria

Il presidente della Regione Roberto Occhiuto si è schierato a favore dell’introduzione della certificazione verde: «Chi protesta ha dimenticato le sofferenze del lockdown», ha affernato il neo governatore. Intanto in tutta la regione la situazione sembra essere sotto controllo, del resto ieri lo stesso numero uno di Confindustria Calabria, Aldo Ferrara, aveva dichiarato che «non di respira un clima d’allarme».
Mentre nei porti di Trieste e Genova da stamattina si registrano presidi e disordini, a Gioia Tauro la situazione è tranquilla: le attività sono in corso regolarmente e si contano una sessantina di assenti su 280 lavoratori totali. In mattinata è comunque previsto un sit-in davanti al gate portuale, di adesione allo sciopero “No green pass” per chiedere al Governo di ritirare l’obbligo del certificato verde.

L’obbligo di green pass: i controlli

Al via, quindi, stamattina i controlli nel pubblico e privato per accertarsi del rispetto delle regole e linee guida stabilite nel Dpcm siglato dal premier Mario Draghi. Ma come funzionano i controlli, cosa rischia il lavoratore sprovvisto di certificato verde e quali sono le sanzioni per le aziende che non effettueranno le verifiche previste per legge? A rispondere è il governo nelle Faq pubblicate sul sito ufficiale. [Continua in basso]

«Ogni amministrazione/azienda è autonoma nell’organizzare i controlli, nel rispetto delle normative sulla privacy e delle linee guida emanate con il dPCM 12 ottobre 2021. I datori di lavoro – si legge nelle faq – definiscono le modalità operative per l’organizzazione delle verifiche, anche a campione, prevedendo prioritariamente, ove possibile, che tali controlli siano effettuati al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro, e individuano con atto formale i soggetti incaricati dell’accertamento delle violazioni degli obblighi. È opportuno utilizzare modalità di accertamento che non determinino ritardi o code all’ingresso. Nelle pubbliche amministrazioni, laddove l’accertamento non avvenga al momento dell’accesso al luogo di lavoro, esso dovrà avvenire su base giornaliera, prioritariamente nella fascia antimeridiana della giornata lavorativa, potrà essere generalizzato o a campione, purché in misura non inferiore al 20% del personale presente in servizio e con un criterio di rotazione che assicuri, nel tempo, il controllo su tutto il personale dipendente»

Oltre all’app ‘VerificaC19’, si legge ancora, «saranno rese disponibili per i datori di lavoro, pubblici e privati, specifiche funzionalità che consentono una verifica quotidiana e automatizzata del possesso delle certificazioni. Tali verifiche potranno avvenire attraverso: l’integrazione del sistema di lettura e verifica del QR code del certificato verde nei sistemi di controllo agli accessi fisici, inclusi quelli di rilevazione delle presenze, o della temperatura; per gli enti pubblici aderenti alla Piattaforma NoiPA, realizzata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, l’interazione asincrona tra la stessa e la Piattaforma nazionale-DGC; per i datori di lavoro con più di 50 dipendenti, sia privati che pubblici non aderenti a NoiPA, l’interazione asincrona tra il Portale istituzionale INPS e la Piattaforma nazionale-DGC; per le amministrazioni pubbliche con almeno 1.000 dipendenti, anche con uffici di servizio dislocati in più sedi fisiche, una interoperabilità applicativa, in modalità asincrona, tra i sistemi informativi di gestione del personale del, e la Piattaforma nazionale-DGC». [Continua in basso]

Le sanzioni

Come si legge ancora sul sito del governo, il lavoratore pubblico o privato «è considerato assente ingiustificato, senza diritto allo stipendio, fino alla presentazione del Green pass; nel caso di aziende con meno di 15 dipendenti, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata, il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni, rinnovabili per una sola volta».

Nel caso in cui il lavoratore acceda al luogo di lavoro senza Green pass, «il datore di lavoro deve poi effettuare una segnalazione alla Prefettura ai fini dell’applicazione della sanzione amministrativa. Infatti il lavoratore che accede al luogo di lavoro senza Green pass è soggetto, con provvedimento del Prefetto, a una sanzione amministrativa che va da 600 a 1.500 euro. Vengono poi applicate anche le sanzioni disciplinari eventualmente previste dai contratti collettivi di settore».

Oltre alla retribuzione, «non sarà più versata al lavoratore senza Green pass qualsiasi altra componente della retribuzione, anche di natura previdenziale, avente carattere fisso e continuativo, accessorio o indennitario, previsto per la giornata di lavoro non prestata. I giorni di assenza ingiustificata non concorrono alla maturazione delle ferie e comportano la perdita della relativa anzianità di servizio».

E quali sanzioni rischia il datore di lavoro che non effettua le verifiche previste per legge? «Il datore di lavoro che non controlla il rispetto delle regole sul Green pass – si legge nelle Faq – è punito con una sanzione amministrativa che va da 400 a 1.000 euro».

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