Primo Maggio di festa mentre di lavoro si continua a morire. Anche il Vibonese piange i suoi figli
Secondo i dati Inail, in Calabria nel 2024 sono stati 26 gli incidenti letali, uno nella provincia di Vibo. Ma c'è anche chi parte per guadagnarsi da vivere e non torna più, come Raffaele Sicari, morto il 17 febbraio a 26 anni, lontano da casa
Raffaele Sicari è stato seppellito a Vibo Valentia. Ma è morto lontano dalla sua città, il 17 febbraio scorso, dopo tre giorni di agonia in un letto d’ospedale a Siracusa. Stava eseguendo degli interventi di illuminazione pubblica, sospeso in alto su un cestello. Qualcosa ha urtato il braccio meccanico facendolo finire a terra. Aveva 26 anni.
È una delle vittime del lavoro di quest’ultimo anno, iniziato tragicamente proprio qui in Calabria il 3 gennaio, quando il 38enne Francesco Stella è volato giù da un’impalcatura nella zona industriale di Lamezia Terme, squarciando la pelle ancora giovane del 2025 e aprendo una ferita che ha continuato ad allungarsi. Fino a oggi. Oggi che è Primo Maggio e con voce ancora più grossa si urla «mai più» tra le strade del Paese, dai palchi allestiti nelle città dove i lavoratori fanno festa per un giorno e quelli che fanno la festa ai lavoratori tutti i giorni ascoltano distrattamente appelli che forse continueranno a essere disattesi. Più sicurezza, più controlli. Più vita.
Numeri e nomi
Sono tre gli infortuni mortali registrati nel primo bimestre in Calabria dall’Osservatorio Sicurezza sul lavoro e Ambiente di Vega Engineering. Numeri che purtroppo sono andati gonfiandosi ulteriormente, pronti per la prossima statistica.
Ma questa terra non piange solo i figli caduti tra le sue braccia. Piange anche quelli andati via e tornati in una bara, come Raffaele. Piange il Vibonese e conta i suoi incidenti. Non c’è solo chi muore, c’è anche chi rimane ferito, a volte in maniera grave. Come accade il 23 febbraio a Francavilla Angitola, quando un 41enne rimane incastrato con una gamba tra le lame di una motozappa. O l’11 marzo, a Rombiolo, dove un 60enne si ribalta con il trattore, per fortuna riuscendo a evitare il peggio. Appena un mese fa, il primo aprile, è invece un operaio di 21 anni a rischiare la vita dopo essere stato colpito in testa da un grosso tubo in plastica, in un cantiere edile a Camposampiero, nel Padovano. Il ragazzo, residente a Vibo, finisce in ospedale in condizioni gravissime.
Storie pronte a diventare numeri. Secondo i dati dell’Inail, nel 2024 sono stati 26 i morti sul lavoro nella nostra regione, uno di questi nel Vibonese. Nel 2023 erano stati 29, 3 dei quali in provincia di Vibo.
In totale, in Calabria durante lo scorso anno sono stati denunciati 8.857 infortuni, 740 nel Vibonese. L’anno prima ne erano stati registrati 8.596, 657 nel territorio di Vibo.
E poi è arrivato il nuovo anno e alla nostra terra è toccato il tragico primato. Muore Francesco Stella a Lamezia, poi tocca al 25enne Micheal Affatato a Mandatoriccio, nel Cosentino, il 25 gennaio. In mezzo a queste due tragedie quella del 63enne Antonio Occhiuzzo, a Roggiano Gravina, sempre in provincia di Cosenza.
E poi Raffaele Sicari e Roberto Falbo, che perde la vita a 53 anni a Lamezia, il 21 marzo. E Francesco Procopio, il cui respiro si ferma il 31 marzo a 57 anni, a Orbassano nel Torinese, lontano dalla sua Santa Caterina dello Ionio, in provincia di Catanzaro. Ancora: Antonio Maiorano, originario di Belvedere Marittimo, muore l’11 aprile a Chambave in Valle d’Aosta, a 54 anni. Infine, appena due giorni fa, un 73enne finisce schiacciato da un trattore a San Giorgio Albanese, nel Cosentino.
Una danza macabra di nomi che poi diventano numeri da incastonare tra righe e colonne su fogli Excel, da sommare, confrontare, trasformare in percentuali. Morti sul lavoro, morti di lavoro.
Non solo infortuni mortali
In tutta Italia sono 101 quelli registrati nei primi due mesi del 2025. Il 2024 si è chiuso invece con 1.090 infortuni letali, su un totale di 589.571 denunciati. Nel 2023 erano stati 1.041 su 585.355.
E poi ci sono le malattie professionali. Le denunce protocollate dall’Inail nel 2024 in Italia sono state 88.499, 15.745 in più rispetto allo stesso periodo del 2023 (+21,6%). Ai primi posti le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio, seguite dai tumori e dalle patologie del sistema respiratorio.
Qualcuno lo ha definito un bollettino di guerra. E come ogni bollettino di guerra racconta di tragedie, di famiglie distrutte, di figli rimasti orfani di genitori e di genitori rimasti orfani di figli. Di frasi sentite e risentite che si vorrebbe fare a pezzi, cambiando l’ordine delle parole, mutandone il senso. Lavoro, strage senza fine. Lavoro senza strage. Fine.