venerdì,Aprile 19 2024

L’Asp di Vibo sopprime il Servizio professioni sanitarie, sindacati in agitazione

Nursing Up e Fials esprimono forte dissenso sulla decisione. I responsabili provinciali Gliozzi e Colaci parlano di una scelta che «non fa onore a questo management e che avrà ricadute negative sui servizi e sull’utenza».

L’Asp di Vibo sopprime il Servizio professioni sanitarie, sindacati in agitazione

«Il 31 marzo 2017 sarà ricordato da tutti gli appartenenti alle professioni sanitarie dell’Asp di Vibo Valentia come un giorno triste perché, con delibera n. 417, è stato, di fatto, soppresso il Servizio delle professioni sanitarie istituito nel 2013 dal management di allora». Un atto che «aveva riconosciuto all’Asp vibonese il merito di essere stata pioniera di codesta istituzione e tra tutte le aziende del Servizio sanitario regionale aveva centrato l’obiettivo di dare a tutte le professioni sanitarie il riconoscimento che meritavano».

A riferirlo in una nota sono i responsabili provinciali del sindacato Nursing Up Giuseppe Gliozzi e Fials Amerigo Colaci, che così commentano la soppressione: «Prendiamo atto dell’enorme passo indietro che il management dell’Asp di Vibo Valentia sta facendo fare alle professioni sanitarie, ancora una volta umiliate, da una visione aziendale tutt’altro che moderna che dimostra, con i fatti, scarsa considerazione nei confronti dei cosidetti “camici bianchi” che partecipano attivamente ai processi produttivi, e che rappresentano oltre il 60 per cento del personale del comparto sanità».

E così, proseguono, «mentre nel resto d’Italia vengono istituite le strutture complesse delle professioni sanitarie, a Vibo Valentia si assiste, dal punto di vista organizzativo, ad un ritorno al Medioevo, dove per questi professionisti viene riservato un ruolo ancillare privo di ogni autonomia decisionale nei processi organizzativi. Tutto ciò – aggiungono Gliozzi e Colaci – non fa certamente onore all’attuale management capeggiato dalla dottoressa Angela Caligiuri, anche perché la decisione di sopprimere, tout court, il Servizio delle professioni sanitarie non sarà priva di effetti, anzi avrà sicuramente ricadute negative sui servizi, e quindi sull’utenza, legate al fatto che non essendoci, allo stato attuale, una valida alternativa organizzativa si è venuta a creare inevitabilmente una vacatio di funzioni».

Da qui i quesiti: «chi svolgerà le funzioni del Servizio professioni sanitarie? Chi si occuperà di risolvere le carenze improvvise e non del personale infermieristico, tecnico, della riabilitazione e della prevenzione? Queste domande oggi attendono risposta».

La notizia della soppressione del Servizio delle professioni sanitarie è subito trapelata negli ambienti di lavoro ed è stata accolta negativamente anche dagli infermieri vibonesi che si dicono «particolarmente delusi da questo management in quanto non ha saputo dare risposte risolutive alle tante criticità che quotidianamente si devono affrontare: carenza di personale infermieristico e di supporto, demansionamento, ricoveri in barella, ritardi ed errati riconoscimenti delle indennità spettanti».

«Adesso si apre un capitolo nuovo – continuano i responsabili sindacali -, che vedrà protagonisti gli infermieri, le ostetriche, i fisioterapisti, i tecnici di radiologia, i tecnici di laboratorio, i tecnici della prevenzione e tutte le altre professioni sanitarie saranno infatti loro a dover pretendere il rispetto dovuto e garantito dalle leggi nazionali che li vedono protagonisti nei processi decisionali aziendali. Saranno loro assieme ai rispettivi ordini professionali a dover contrastare questa cultura che vuole un ritorno al passato».

I sindacati Nursing Up e Fials «faranno certamente la loro parte, non abbasseranno la testa in cambio di qualche poltrona o per il conferimento di nuovi incarichi di posizioni organizzative». Nei giorni scorsi, poi, le stesse organizzazioni sindacali hanno presentato una nota di protesta chiedendo la revoca della delibera per motivi di illegittimità, rilevando poi «un modus operandi da parte del management che, certamente, non favorisce buone relazioni sindacali» ed annunciato che «se costretti si rivolgeranno all’autorità giudiziaria per i provvedimenti del caso».

Infine la considerazione sui numeri della “forte” rappresentanza nel comparto sanità. «I vertici Asp farebbero bene a tenere questo dato presente piuttosto che utilizzare un atteggiamento evitante così come avvenuto sino ad oggi. Diversamente sarà necessario arrivare ad uno scontro nel quale ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità soprattutto quando si sostengono tesi o visioni diverse da ciò che è già legiferato nella delibera n.1591 del 2013».

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