venerdì,Aprile 19 2024

“Non baciamo le mani”, alla Camera di commercio di Vibo incontro su mafie e corruzione

Partecipata iniziativa promossa dall’Ente camerale vibonese per fare il punto sulle forme di contrasto e prevenzione della criminalità nelle economie locali

“Non baciamo le mani”, alla Camera di commercio di Vibo incontro su mafie e corruzione

Una Calabria “numerosa”, che “non bacia le mani e che non si inchina”, si è ritrovata a Vibo Valentia alla Camera di Commercio per rafforzare la rete civica e istituzionale dei “corpi intermedi” sui due grandi ostacoli allo sviluppo economico regionale e non solo: la mafia e la corruzione.

Un pubblico partecipe e qualificato, composto per lo più da avvocati, commercialisti e revisori contabili, ha infatti affollato questa mattina la Sala congressi dell’Ente dove si è tenuto l’incontro “La Calabria che vogliamo: conoscenza, Contrasto e Prevenzione della criminalità e della corruzione nel panorama delle economie locali”. L’evento, patrocinato dal Ministero dell’Interno, è stato centrato sulla condivisione di idee e prospettive per uno sviluppo possibile nella responsabilità di un fronte comune su etica e legalità.

«Una bella giornata per una Calabria positiva – ha detto il segretario generale dell’Ente Donatella Romeo nell’introdurre i lavori -, una Calabria che vuole pensare al presente e al futuro abbandonando atteggiamenti di apatia e rassegnazione e ottimizzare capacità e risorse, partendo dalla conoscenza del contesto e della circolarità delle informazioni per farne patrimonio comune ed efficace strumento di azione e prevenzione».

Concetti richiamati anche dal presidente dell’Ente Michele Lico. «Quello che vogliamo – ha affermato quest’ultimo – è sicuramente una Calabria con un maggiore senso civico, più competitiva, con maggiori infrastrutture, tecnologie e opportunità occupazionali; con una PA più efficiente e trasparente, semplice ed accessibile che riporti fiducia nelle istituzioni ed etica nei comportamenti; ma soprattutto vogliamo una Calabria libera dalla criminalità per essere liberi di decidere, di sviluppare idee, di fare impresa, di investire nella nostra terra per dare speranza e opportunità ai giovani che rappresentano le migliori energie anche in termini di competitività e innovazione».

Il lavoro della Camera di commercio di Vibo è stato elogiato dal vice presidente della Regione Calabria, Antonio Viscomi che ha evidenziato l’impegno e gli interventi dell’Ente su questo fronte, richiamando in particolare proprio quel progetto Insider, ideato dalle Camere di Commercio di Vibo e Crotone, di recente premiato al Forum P.A. E anche lo Sportello Antiracket e Antiusura attivato in collaborazione con il Comune capoluogo come punto di ascolto e di indirizzo.

Lo stesso Sindaco della Città Elio Costa ha rimarcato la necessità di azioni congiunte per contrastare un fenomeno pervasivo, di difficile individuazione che ha numeri importanti anche in termini di costi sociali e di incidenza negativa sullo sviluppo. “Basti pensare – ha detto il Sindaco- che il costo annuo delle tangenti è stato stimato in 50 miliardi di euro”.

Particolarmente interessante lo studio proposto da Antonio Parbonetti pro-rettore dell’Università di Padova, che prendendo a riferimento l’area del Centro-Nord del Paese, le varie forma occulte di criminalità nell’imprenditoria, le sentenze che hanno concluso azioni giudiziarie di contrasto ha evidenziato dati chiari: quando viene eliminata dall’economia una impresa criminale, la performance di quelle sane aumenta del 20%, aumenta il numero di nuove imprese, si riduce il costo delle materie prime. In sostanza aumenta l’efficienza del sistema economico e sociale.

«Contrastare un fenomeno così esteso e il rischio di sempre più capillari infiltrazioni mafiose non è semplice –ha detto Paolo Bertaccini Bonoli di Transparency International Italia e membro del comitato Scientifico del Centro Antimafia di Limbadi. Dal suo privilegiato osservatorio di Ricerca sociale Applicata, ha sostenuto che “serve il riconoscimento del ruolo sociale dell’Impresa, la legittimità del profitto del lecito guadagno perché può essere reinvestito e creare occupazione».

Sulla relazione criminalità-sistema normativo si è soffermato invece Giuseppe Cricenti, Consigliere di Cassazione che ha sottolineato come la corruzione sia difficilmente riconoscibile anche nella prospettiva di un intervento normativo ed è un fenomeno difficilmente misurabile, tanto che si è in presenza di un complesso sovrabbondante di norme non sempre chiare. Anche per Cricenti, comunque, un problema culturale prima ancora che normativo, su cui intervenire per rimuovere rassegnazione e ripristinare eticità dei comportamenti.

Il Prefetto Guido Nicolò Longo, che fra gli altri ha portato il saluto del Ministro Minniti, non ha usato eufemismi nel dire che la corruzione è sicuramente la spia della presenza di attività e di organizzazioni criminali che tentano di insinuarsi in ogni dove e che tanto la PA che le imprese dovrebbero cercare sempre di evitare, al di là di ogni apparente semplificazione o facile guadagno. Il prefetto ha poi esortato tutti a aiutare le Forze di Polizia nell’azione di contrasto e prevenzione, anche condividendo informazioni.

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