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Il commento | Il bilancio amministrativo del 2018, Vibo Valentia e un governo sadomaso

Il sindaco Costa ha bruciato un numero impressionante di assessori e, a conti fatti, oggi ne risponde per tutti ...ma corresponsabili della situazione sono coloro che ne hanno condiviso la disastrosa esperienza

Il commento | Il bilancio amministrativo del 2018, Vibo Valentia e un governo sadomaso

Chissà se il sindaco Elio Costa terrà la consueta conferenza stampa di fine anno per tracciare un consuntivo dell’attività amministrativa svolta nel 2018… Lui, ogni volta con una giunta diversa, quest’anno addirittura senza. Lo Zamparini degli assessori magari potrebbe ricapitolare quanti si sono dimessi o sono stati messi da parte, da gennaio a oggi. Affiancato dai suoi eterni dirigenti – che, proprio come il governatore Oliverio, promise di cambiare in campagna elettorale, salvo poi non muovere un dito – avrebbe voluto tagliare il nastro al nuovo teatro comunale, magari con una cerimonia in pompa magna. Si farà a ridosso della fine del mandato: fumo negli occhi per dire che, in fondo, quest’Amministrazione qualcosa l’ha fatta, e poco importa se l’opera sia in gestazione da ben tre lustri, tanto quanto gli asiatici impiegano per costruire una città intera. E allora, cosa raccontare dell’anno che è stato: assessori defenestrati a parte? Magari potrebbe parlare del rapporto un po’ sadomaso con la sua amata Vibo Valentia. Certo, non tutti riescono a scoprire il piacere del dolore e quindi a concepire il tanfo dei rifiuti come profumo; non tutti apprezzano di vivere nella città capoluogo di una provincia sempre ultima per qualità della vita, nella quale la fiscalità locale vede le aliquote al massimo mentre i servizi non ci sono o, se ci sono, sono quelli che sono; non tutti, soprattutto, riescono a comprendere tanta tenacia nel restare in sella a tutti i costi. Non tutti, poi, apprezzano la parodia della sfiducia che ha tenuto banco negli ultimi mesi, che sarebbe esilarante se Vibo non fosse ridotta a quella che è. Così, se davvero volessero, coloro i quali oggi tentano di ricostituirsi una verginità in ordine al disastro di questa esperienza amministrativa, apporrebbero la loro firma staccando la spina. In realtà nessuno vuole andare a casa e le arzigogolanti argomentazioni poste a giustificare un’imbarazzante inerzia malgrado le ostentazioni non fanno che giustificare questa convinzione. Tutti tengono famiglia. Anzi, qualcuno dovrebbe andare a cercarsi un lavoro vero qualora l’Amministrazione cadesse in anticipo: chi glielo fa fare? Peccato che il reddito di cittadinanza probabilmente arriverà solo quando quest’Amministrazione giungerà alla scadenza naturale del mandato… 

Il sindaco Zamparini (pardon, Elio Costa), a conti fatti, oggi ne risponde per tutti. In parte se l’è cercata, seguendo la logica dell’uomo solo al comando, delle dita alzate in giunta per richiedere la parola, del “quando vorrò una tua opinione te la darò…”. In parte quella che grava su di lui è una condanna ingiusta, perché il primo cittadino ha una miriade di responsabilità ma corresponsabili della situazione – e non esiste ricerca di una nuova verginità che tenga – sono tutti coloro che a diverso titolo hanno condiviso questa disastrosa esperienza amministrativa. A cominciare da un’opposizione pavida sulla cui immagine grava come un macigno il clamoroso inciucio sotto il sole delle elezioni provinciali. A cominciare dell’ex alleato del sindaco, Stefano Luciano: se vuole la sfiducia, è sufficiente firmare, il resto sono chiacchiere. Il senatore Mangialavori dice: meglio la peggiore amministrazione che un commissario (non sia mai finisca come a Lamezia Terme), ma ritira i suoi dalla giunta… Diamola per buona: a questo punto, il parlamentare annunci un appoggio al sindaco fino a marzo, quando nell’arco di tre mesi si potrà tornare alle urne e ci si toglie il pensiero. Ma non accadrà. E così ci si prepara alla giunta tecnica, o di salute pubblica, ad un governissimo della città pasticciato che avrebbe l’impavida ambizione di dare a Vibo Valentia ciò che non ha dato in questi quattro anni: le sembianze di una città civile.

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