giovedì,Aprile 25 2024

L’inchiesta | Gestione del patrimonio, un altro disastro del Comune di Vibo

Settore in balìa del disordine amministrativo e senza adeguati regolamenti, quasi 300mila euro di fitti non riscossi, morosi “istituzionali”. Viaggio nei nodi della burocrazia

L’inchiesta | Gestione del patrimonio, un altro disastro del Comune di Vibo

Mancano i regolamenti, manca un elenco completo dei beni di proprietà, manca un’attività di riscossione dei canoni di locazione, mancano strumenti contabili che permettano di aumentare i ricavi, consentendo magari di redigere bilanci più “realistici”. Manca un po’ di tutto, al Comune di Vibo Valentia, per una corretta gestione del patrimonio immobiliare. Una situazione che crea disordine amministrativo, con ripercussioni anche sugli utenti finali o sui fruitori dello stesso patrimonio. Emblematico l’esempio delle strutture concesse in locazione alle società sportive: su una decina, soltanto una è in regola col pagamento del fitto.

IL RIACCERTAMENTO In questi giorni i vari settori di Palazzo Luigi Razza stanno procedendo al riaccertamento dei residui attivi e passivi per chiudere il rendiconto 2018, che con ogni probabilità avverrà sotto gestione commissariale. Un’operazione con la quale, in pratica, l’ente stabilisce quali siano i crediti esigibili ancora da incassare (residui attivi) e i debiti da pagare (residui passivi), inserendoli nel bilancio. Tra i residui attivi vi sono ad esempio i canoni di locazione di immobili destinati allo sfruttamento economico, come i box dei mercati, le strutture sportive, i locali per usi commerciali e di servizi, o anche sociali. O ancora gli alloggi popolari. Due sono i settori interessati: Patrimonio e Valorizzazione immobiliare; e Commercio, Attività produttive e Sport.

LE PROBLEMATICHE La disomogeneità e il disordine amministrativo producono una situazione complessa nel settore patrimonio, con una serie di problematiche. Ad esempio: molte concessioni sono state date in passato a condizioni non a mercato, che il dissesto imporrebbe di rivedere; altre concessioni sono state attivate senza alcuna formula di garanzia accessoria, come ad esempio una fidejussione, da parte del concessionario; mentre in alcune circostanze vi sarebbe una importante morosità dei concessionari che, nei casi di più lunga durata, rappresenterebbe per il Comune una causa di risoluzione per inadempimento contrattuale della concessione. Nell’ottica dell’elaborazione di un bilancio quanto più realistico possibile, il decreto legge del 2011 impone agli enti di costituire un Fondo crediti dubbia esigibilità, in cui registrare tutti quei crediti a rischio di insolvenza. Ebbene, a Vibo Valentia, nel settore delle Attività produttive, commercio e Sport, questo fondo non è stato costituito, con la conseguenza che si finisce per inserire in bilancio crediti che magari non verranno mai recuperati

valentianum ingressoLE CIFRE E I MOROSI Dagli accertamenti effettuati dall’ente risultano, per gli anni 2013, 2016, 2017 e 2018 (’14 e ’15 non risultano), residui attivi, e quindi crediti, per 99.046 euro. In pratica il Comune è in attesa di incassare centomila euro da società e associazioni a cui ha ceduto in locazione parte del suo patrimonio immobiliare. A scorrere l’elenco, salta subito all’occhio che – per quanto concerne le strutture sportive – l’unica società in regola con i pagamenti è la Callipo Sport, che versa al Comune annualmente poco più di 17mila euro. Tra chi non risulta in regola col pagamento vi sono, ad esempio, le associazioni che hanno gestito la piscina comunale di località “Maiata”, per la quale nessuno paga dal 2013, col debito lievitato negli anni a circa 25mila euro. Mentre quella di Vibo Marina, concessa ad una società sportiva nel 2017, non risulta neanche accertata. La Acd Piscopio, per il fitto del campo sportivo, deve al Comune quasi 9mila euro per gli ultimi tre anni. Analogamente, la Tennis ball deve oltre 1.800 euro; ben 22mila euro, per l’affitto del palazzetto di Vibo e quello di Vibo Marina, sono quelli che deve versare la Asd Calcio a 5; 1.600 euro, sempre per gli ultimi tre anni li deve lo Sporting club; mentre 1.500 sono quelli che l’ente è in attesa di incassare dalla Polisportiva Calcio a 5 Sant’Aloe (dal 2013 ad oggi). Situazione anomala è invece quella che riguarda la Vibonese Calcio, per la quale l’ente ha messo in bilancio, tra i crediti vantati, 9.760 euro all’anno per gli ultimi due anni. L’anomalia è dovuta al fatto che la società rossoblu, bonifico in mano, sarebbe in attesa di una fattura da parte dell’ente, fattura che però non arriva poiché lo stadio “Luigi Razza” sarebbe ancora, sulla carta, di proprietà demaniale. Altri paradossi vibonesi… Tra beni e immobili ceduti in locazione vi è un capitolo dedicato ai box del mercato coperto, che negli anni hanno provocato furenti polemiche tra i venditori e l’ente. Ente che però è ancora in attesa di vedersi accreditati sul proprio conto ben 15mila euro, risalenti agli anni 2013, 2017 e 2018; mentre 3.750 euro sono ancora da versare da parte del gestore del parco urbano per il 2017 e il 2018

stadio luigi razzaMOROSI “ISTITUZIONALI” Dal riaccertamento effettuato dal settore Patrimonio emerge come il Comune di Vibo debba ancora incassare, per gli anni dal 2013 ad oggi, ben 194mila euro. Scorrendo le schede saltano fuori morosi “istituzionali”, come la Provincia che dovrebbe pagare 11mila euro per un debito maturato nel 2013 per il fitto di alcuni locali di Palazzo Santa Chiara destinati ad archivio. Altri 2.500 euro li deve staccare la Camera di commercio, per il fitto di una parte del Valentianum per gli ultimi due anni. Anche la parrocchia di San Leoluca è indietro con l’affitto di 1.000 euro, sempre per una porzione di Valentianum. Curioso il caso della Società operaia di mutuo soccorso, che fino a qualche anno fa pagava la “considerevole” cifra di 12-dodici euro all’anno, una cifra evidentemente simbolica e dovuta ad una convenzione risalente a parecchi decenni addietro. Per il 2015 quei 12 euro non si sono ancora visti. Il canone, oggi, è stato adeguato e non risultano debiti. A differenza del Centro di aggregazione sociale di Vibo Marina, per il quale il Comune attende il pagamento di ben 14.400 euro che corrispondono alla somma dei 2.400 euro annui per gli ultimi 6 anni. Situazione analoga a quella della Proloco di Vibo Valentia, che però ha un canone annuo di 1.859 euro (totale 11.154), che dal 2013 ad oggi il Comune continua ad inserire tra le somme da mettere a residuo. Un canone “salato” rispetto alle medie sostanzialmente irrisorie degli altri affittuari era invece quello che doveva pagare la Fondazione Federica per la vita, che ha saldato in parte il suo debito ma alla quale restano da versare 5.700 euro per il 2018 cui aggiungere 11.400 per i precedenti tre anni, per un totale di 39.900 euro. Un capitolo a sé è quello che riguarda il Sistema bibliotecario vibonese. In base ad una convenzione, il Comune doveva incassare dal Sbv 15mila euro di affitto per Palazzo Santa Chiara; allo stesso tempo doveva la stessa cifra come quota di partecipazione al Sbv medesimo, però, puntualmente, la somma non viene neanche impegnata in bilancio ogni anno. Mentre dalla Provincia doveva ricevere 30mila euro. Non è dato sapere se tra i due enti vi sia stata una compensazione, altrimenti il dato è che da Palazzo Ex Enel dovrebbero versare 30mila euro all’anno a partire dal 2013, per un totale quindi di 180mila euro. Somma che però non è stata accertata. In ogni caso, è possibile che – in questo frangente – vi siano società o associazioni che stanno procedendo o hanno proceduto a versare parte delle loro quote e che queste non siano ancora state contabilizzate dall’ente, per cui ci si ritrova con dati in continuo aggiornamento ma che, a breve, dovranno finire nel rendiconto di gestione 2018.

LE CRITICITÀ I provvedimenti da attuare dovrebbero riguardare innanzitutto la costituzione del Fondo crediti dubbia esigibilità in funzione dell’andamento dei mancati incassi; necessaria – come per altro sollecitato dai revisori dei conti nella ultima relazione al bilancio di previsione 2018-2020 – sarebbe pure una revisione dei canoni, perché è lampante la disparità di trattamento nello sfruttamento del patrimonio. Il disordine contabile cui si accennava in premessa fa sì che al Comune di Vibo le concessioni vengano messe a bando con ogni bando differente dagli altri, anche per immobili similari, come si può evincere dagli impianti sportivi. Sarebbe sufficiente – come ci spiega un revisore cui ci siamo rivolti per delucidazioni in merito – «standardizzazione i processi di contabilizzazione delle entrate, con dei veri e propri regolamenti per la concessione in uso degli immobili comunali. Tali regolamenti regolano le modalità di convenzione, di concessione, di determinazione degli importi dovuti, di affiancamento delle dovute garanzie di riscossione (ad esempio le fidejussioni), imponendo quindi anche un ordine procedurale da seguire agli uffici. In alcuni regolamenti viene anche stabilito il modo attraverso il quale procedere ad abbattimenti di canoni concessori qualora l’ente conceda, appunto, immobili per i quali non è terminata la fase di collaudo o agibilità, ponendola magari a carico del concessionario, che potrà provvedervi entro un certo termine, pena l’addebito del canone dovuto». Inutile dire che a Vibo di regolamenti non se ne parla. E questo impedisce, ad esempio, la possibilità, come potrebbe essere per Palazzo Gagliardi, di procedere al fitto dello stesso per periodi brevi ad un concessionario “spot”. Il risultato è che ci si trova davanti a settori gestiti in maniera disomogenea e disorganizzata. E di quei quasi 300mila euro d’affitto chissà se e quando il Comune vedrà qualcosa.

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